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Lo sguardo a breve termine

Fondi Ue e progetti

29/08/2020
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Corriere della sera

Francesco Giavazzi


Il governo ha affidato la scelta dei progetti da proporre per i nuovi finanziamenti europei (per l’Italia circa 200 miliardi di euro) ad un gruppo di lavoro cui partecipano alcuni ministri coordinati dal responsabile per gli Affari europei Vincenzo Amendola. Il punto di partenza di questo lavoro sono alcune centinaia di progetti che giacevano nei ministeri e che il gruppo ora sta vagliando. Questo approccio presenta due problemi. Innanzitutto, come ha scritto Federico Fubini sul Corriere, è difficile che riesca ad individuare, come richiede l’Europa, priorità che «rafforzino il potenziale di crescita».

Inoltre che sostengano la «resilienza sociale ed economica e il contributo alla transizione verde e digitale» e siano coerenti con le raccomandazioni della Commissione all’Italia. Fra queste «migliorare l’efficienza del sistema giudiziario e il funzionamento della pubblica amministrazione, evitare ritardi nei pagamenti, anticipare i progetti di investimento pubblici maturi, promuovere gli investimenti privati, concentrare gli investimenti sulla transizione verde e digitale,in particolare su una produzione e un uso puliti ed efficienti dell’energia». In altre parole, come hanno scritto Marco Buti,già direttore generale per gli affari economici della Commissione, e Marcello Messori, «individuare i colli di bottiglia che dalla metà degli anni Novanta fino a oggi hanno condannato l’economia italiana a una successione di fasi di stagnazione e di recessione, interrotte solo da sporadici periodi di crescita».

In questa prospettiva aver fatto arrivare sul tavolo del ministro Amendola oltre 600 progetti è stato un errore perché una volta che un progetto e gli interessi che lo sostengono sono giunti su quel tavolo, è poi molto difficile ignorarli.

Partire da progetti già scritti significa inoltre far prevalere uno sguardo breve, rivolto all’urgenza del momento, senza una visione di lungo periodo. Pensiamo a quello che sarà uno dei progetti più importanti: la scuola. Molte delle proposte arrivate dal ministero della Pubblica istruzione cercheranno di assicurare il funzionamento delle scuole in presenza del Covid. Affrontare l’emergenza del virus non è affatto semplice ma,come dice il nome stesso, gli obiettivi del programma Next Generation EU riguardano il futuro. Temi di una riforma dovrebbero essere come evitare gli abbandoni della scuola dell’obbligo, il progressivo allontanamento dei risultati dei nostri studenti dalle medie rilevate dall’Ocse, ad esempio nella capacità di comprendere e riassumere un testo, la crescente divergenza fra scuole di diverse regioni, la possibilità di tenere aperte le scuole al pomeriggio, di evitarne la chiusura per tre mesi durante l’estate per far si che ragazze e ragazzi considerino la scuola la loro «casa», dove, oltre a studiare, si può fare anche sport, anziché avere, come unica soluzione, l’oratorio della parrocchia, o la strada.

Per evitare che le priorità siano determinate solo dal presente e per consentire la redazione di proposte dettagliate, l’Europa concede un tempo relativamente lungo: i progetti possono essere presentati fino ad aprile 2021. Il che non significa rimandare le scelte di otto mesi, ma individuare oggi le priorità e usare il tempo da qui ad aprile per trasformarle in progetti circostanziati.

Alcuni Paesi, quelli dove lo Stato funziona meglio e che quindi sono meno assillati dai problemi dell’oggi, hanno scelto di utilizzare l’intero periodo disponibile, cioè presenteranno i loro progetti in aprile. Non l’Italia. Palazzo Chigi ha scelto di presentare i nostri progetti alla prima data possibile, il 15 ottobre: una scelta che inevitabilmente produrrà proposte generiche. La Commissione europea, che dovrà valutarle, difficilmente però le boccerà perché il rischio è minimo. Dopo un anticipo del 10% del finanziamento totale, i successivi esborsi saranno condizionati allo stato di avanzamento dei lavori e alla loro coerenza con il progetto. Cioè gli esborsi successivi al primo possono essere bloccati in qualunque momento. L’anticipo per noi vale circa 20 miliardi che possono essere contabilizzati nella legge di Bilancio 2021.

Ancora una volta uno sguardo breve. 20 miliardi sono oggi facilmente finanziabili o, meglio ancora, potrebbero essere ampiamente coperti dai fondi del Mes. Perché sacrificare ad una liquidità di cui non abbiamo bisogno la qualità di progetti dai quali dipende l’occasione più importante che l’Italia ha avuto negli ultimi trent’anni? A meno che il motivo della fretta di Palazzo Chigi non sia politico. Non ritardare l’incasso per accontentare il maggior numero di clienti, subito.