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Lo sfogo della ministra Azzolina "Tante scelte non sono colpa mia"

Ieri mattina, la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina credeva davvero di poter tagliare il traguardo: dopo le polemiche dei giorni scorsi, la levata di scudi dei presidi e le proteste dei sindacati, sembrava ormai a un passo l'intesa con le regioni sulle linee guida per la riapertura delle scuole a settembre

26/06/2020
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La Stampa

francesca schianchi
roma
«Avevamo praticamente raggiunto l'accordo con le Regioni, dovevamo dare l'annuncio in giornata». Ieri mattina, la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina credeva davvero di poter tagliare il traguardo: dopo le polemiche dei giorni scorsi, la levata di scudi dei presidi e le proteste dei sindacati, sembrava ormai a un passo l'intesa con le regioni sulle linee guida per la riapertura delle scuole a settembre. E invece. «Si è presentato Salvini con quattro parlamentari dei suoi davanti al ministero a fare la sua sceneggiata, con lo striscione "Azzolina bocciata"». Il cartello, gli slogan furiosi - «la ministra non è in grado di gestire la situazione, io mia figlia di sette anni a scuola a settembre in un'aula buia con la mascherina non ce la mando» - i post a social unificati. «A quel punto, Zaia e Fontana mi hanno fatto sapere che non potevano firmare l'accordo oggi (ieri, ndr.) per ovvi motivi: firmare poche ore dopo la sua protesta, sarebbe stato come sconfessare il leader del loro partito».
Tutto rinviato a stamane, dunque. Ma non si tratta solo dei governatori, critiche sono arrivate anche dagli addetti ai lavori; ieri professori e studenti hanno manifestato in 60 piazze italiane. «Parliamoci chiaro, però: posso essere d'accordo o meno sulle singole misure individuate per la riapertura il 14 settembre, ma non le decido io. La regola del metro di distanza degli studenti tra loro e con i professori, e anche l'uso delle mascherine, sono scelte del ministero della Salute. Così come i fondi per l'edilizia scolastica non li decido io, ma il ministero dell'Economia. Io devo fare lo slalom tra questi paletti». E il paletto più grosso, neanche a dirlo, è il limite alle risorse: troppo esigue, sostengono in tanti. «Abbiamo già un miliardo stanziato per la ripartenza di settembre – si difende la Azzolina – io ne ho chiesti almeno due. Ma il ministro Gualtieri ha fatto resistenza: del resto non c'è un solo ministro del Tesoro che dia volentieri soldi alla scuola…». Con le regioni, l'intesa non sembra lontana. Tanto da fare sperare la ministra e tutto il governo di riuscire a firmare un accordo oggi, senza strappi con le regioni. «Di fatto, abbiamo accolto praticamente tutte le loro richieste. Ho resistito solo su un paio: avrebbero preferito che non ci fossero rappresentanti degli studenti e delle famiglie al tavolo della trattativa a livello regionale, ho proposto che accettino che famiglie e studenti vengano ascoltati dagli Uffici scolastici regionali. E poi sulla didattica a distanza per le scuole secondarie superiori, quelle dei ragazzi tra i 14 e i 18 anni: le regioni sono contrarie, ma gli studenti me l'hanno chiesto, perché sbattere loro la porta in faccia? Abbiamo raggiunto un compromesso». Basterà per convincere anche i presidi, che si sono sentiti abbandonati con il peso di tutte le responsabilità, lamentando la mancanza di indicazioni operative nelle linee guida pubblicate nei giorni scorsi? «Ma io sono una dirigente scolastica, so bene quali sono i loro problemi, non li lascerei mai soli!», giura la ministra. «Il problema è come sono filtrate e sono state raccontate le linee guida», è convinta. «Detto questo, però, bisogna tenere conto della realtà della scuola italiana. Da me dipendono 8500 istituti scolastici e migliaia di plessi. Ci sono posti come Scampia in cui si fa lezione negli appartamenti, e ci sono a Nord scuole ipertecnologiche. Va bene norme uguali per tutti, ma fino a un certo punto: è ovvio che bisogna tenere conto delle differenze. Noi diamo una regola generale, ma poi può non andare bene per tutti allo stesso modo», tenta di spiegare la necessità di concedere ai singoli un'autonomia che consenta di adeguare le regole alla propria realtà.
Nonostante il possibile accordo vicino, la ministra in questo periodo è apparsa isolata anche nel suo stesso governo. Spesso bersaglio delle polemiche fuori e dentro la politica, non è sembrato esserci un coro in sua difesa levarsi dalla maggioranza. «Non è vero, il Movimento cinque stelle mi sostiene con forza». A prova dell'appoggio di cui è certa dal suo partito, ricorda il tweet diffuso ieri dal capo politico Vito Crimi: «Mentre c'è chi chiacchiera senza proporre soluzioni, noi lavoriamo con serietà per far tornare i ragazzi a scuola in sicurezza. Il governo ha stanziato risorse e fa bene Lucia Azzolina a chiederne ulteriori. Auspico collaborazione per realizzare questo obiettivo che è di tutti». Ieri le piazze le hanno rimproverato di non aver saputo mettere al centro delle priorità la scuola e l'educazione, di non essere stati ascoltati. Lei si difende, convinta di aver prestato attenzione a tutti: «Parecchi dei miei mi criticano perché dicono che sono troppo morbida nelle trattative: secondo loro dovrei essere più dura».