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Liceo fai-da-te: liberi di scegliere alcune materie dell’ultimo anno

Il Senato: curriculum personalizzato con un occhio all’università e al mondo del lavoro. Il pedagogista: «Bene la flessibilità, ma attenti a non impoverire la preparazione di base»

19/01/2015
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Corriere della sera

Antonella De Gregorio

Personalizzare gli studi: il sogno di molti studenti. Poter scegliere alla fine delle superiori di modulare almeno una parte del curriculum: fatte salve tutte le altre materie previste dal proprio indirizzo, concentrarsi su quelle che piacciono di più e che riescono meglio, con un occhio ai futuri sbocchi universitari e lavorativi che a quel punto lo studente dovrebbe avere già, almeno vagamente, in testa. Un ragazzo dell’ultimo anno di Liceo scientifico potrebbe così, per esempio, scegliere di approfondire, insieme a Matematica, anche Biologia e Chimica, per giocarsi più serenamente la chance del test di Medicina. A un Classico, oltre a Italiano e Latino si potrebbe scegliere di aprirsi nuove opportunità studiando il Cinese. A un Tecnico, se le aziende del territorio lo chiedono, accanto alle materie generali, si può optare per Metallurgia, o Costruzioni aeronautiche. La proposta di un «curriculum personalizzato» alla fine del percorso di studi, con una parte di materie obbligatorie per tutti e un’altra a scelta dei singoli studenti, è stata presentata dalla VII Commissione cultura del Senato dopo aver discusso con associazioni di dirigenti scolastici, insegnanti e genitori. La risoluzione approvata ieri dal Senato contiene una serie di indicazioni per il governo che, dopo la campagna d’ascolto, sta limando il testo dei provvedimenti che dal 28 febbraio dovrebbero far ripartire la scuola italiana. Ma non è detto che l’esecutivo tenga poi effettivamente conto di questi «suggerimenti».

Curriculum flessibile

Il documento parte da una ricognizione di quanto accaduto nei cinque anni in cui si è sviluppata la riforma Gelmini e approda alla definizione di «obiettivi di apprendimento e traguardi didattici moderni». La proposta si inserisce all’interno di una più generale richiesta di rilancio dell’autonomia scolastica in modo che ciascun istituto possa definire un proprio curriculum «in connessione con le esigenze del territorio». Il «curriculum personalizzato» evoca una flessibilità «all’americana», che servirebbe sia a far emergere attitudini e interessi degli studenti sia a tamponare il «disallineamento tra domanda di competenze che il mondo chiede di sviluppare e ciò che la scuola offre» «in connessione con le esigenze del territorio». Disallineamento cui una recente ricerca McKinsey imputa una cifra pari al 40% della disoccupazione in Italia.

Un’altra maturità

Nelle classi terminali del secondo ciclo - spiega Francesca Puglisi, senatrice Pd, relatrice del documento - il curriculum dovrebbe essere formato da una parte obbligatoria per tutti e una parte opzionale, a scelta dello studente, oltre che da discipline facoltative di arricchimento, tale da garantire una personalizzazione del percorso di studi, così da potenziare l’elemento orientativo dell’istruzione». Una proposta destinata a stravolgere anche l’esame di Stato, che dovrebbe rappresentare il momento di sintesi di un percorso formativo personalizzato: «che metta al centro le scelte e le motivazioni di ciascun studente e non solo una verifica delle conoscenze acquisite», dice Puglisi.

«Bene la flessibilità, ma solo all’ultimo anno»

«Una buona proposta - secondo il pedagogista Raffaele Mantegazza - che introdurrebbe un po’ di flessibilità nell’impianto della scuola italiana che, così com’è, è troppo rigido». Ma è una novità che «va pensata molto bene», secondo il docente di Pedagogia generale alla Bicocca, che vede due grossi rischi: «Il primo è che si eroda la preparazione degli studenti. Già, al primo anno di università hanno forti lacune nelle competenze trasversali di base: hanno problemi a scrivere, decifrare un testo, sostenere prove di matematica. Questa tendenza un po’ americana permette di ritagliarsi percorsi su misura, anche suggestivi, ma su basi fragili. Deve quindi essere molto chiaro quali sono i saperi minimi da portare avanti». Delicato poi il momento della scelta: «Un ragazzo di terza liceo non sa e non deve sapere cosa vorrà studiare “dopo”: i tre anni di superiori servono proprio ad assaggiare diverse materie e trovare la propria strada. Sarebbe sbagliato restringere, con un eccessiva specializzazione, all’inizio del triennio. Bene invece se la “personalizzazione” viene fatta all’ultimo anno, eventualmente aprendo all’università, facendo frequentare agli studenti pezzetti di corsi, seguire progetti». Toccare con mano, insomma, per avere un quadro più completo.