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Licei di 4 anni addio, il Tar del Lazio li boccia. Il Miur: «Andiamo avanti»

Secondo i giudici amministrativi, i decreti ministeriali mancano del parere del Cnpi, come segnalato nel ricorso della Cgil. Ma il ministero ha già pronto il ricorso

17/09/2014
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

Licei di 4 anni? Tutto da rifare. Il Tar del Lazio ha dichiarato illegittima la sperimentazione avviata dal Ministero dell’istruzione l’anno scorso, che prevedeva la riduzione a 4 anni delle scuole superiori. I giudici amministrativi hanno infatti accolto il ricorso della Flc Cgil, il sindacato scuola della Cgil, che aveva impugnato i decreti ministeriali con cui era stata avviata, dall’ex ministro Maria Chiara Carrozza, la sperimentazione. Dopo il liceo paritario Guido Carli di Brescia, il San Carlo di Milano e l’Olga Fiorini di Busto Arsizio, i primi a far partire la maturità breve, l’autunno scorso era stato dato il via libera alla sperimentazione anche in alcune scuole statali: a decorrere dall’anno scolastico 2014-2015 l’istituto di Istruzione superiore Carlo Anti di Verona, l’istituto tecnico industriale Ettore Majorana di Brindisi, il Liceo ginnasio statale Quinto Orazio Flacco di Bari e l’istituto tecnico economico Enrico Tosi di Busto Arsizio sono diventati tutti istituti «internazionali», in grado di «attivare in rete un progetto di innovazione metodologico-didattica che prevede l’abbreviazione del percorso di studi da cinque a quattro annualità». Ora la terza sezione bis del Tar Lazio (con una sentenza del 16 settembre) ha dichiarato illegittime queste sperimentazioni. Ma il ministero dell’Istruzione non ha alcuna intenzione di bloccarle: ed è pronto a fare ricorso.

Le motivazioni

Secondo il Tar, è giusto, come sosteneva il sindacato, che il provvedimento sia illegittimo in assenza del parere del Cnpi, il Consiglio nazionale di pubblica istruzione, abolito a partire dal primo gennaio 2013. Ritenuti fondati anche i rilievi sulla disparità di trattamento che si sarebbe venuta a creare tra studenti quadriennali e studenti quinquennali. «Annullati i decreti, ora il governo deve definitivamente rinunciare a sperimentazioni che avevano come obiettivo finale quello di ridurre la durata dei corsi di studio. Se si vuole discutere di riordino dei cicli e di orientamento siamo pronti e abbiamo le nostre proposte», commenta soddisfatto Mimmo Pantaleo, segretario della Cgil scuola, secondo cui l’unico obiettivo del governo era quello di tagliare organici e risorse alle scuole.

Cosa farà il Miur?

Il Miur farà ricorso contro la sentenza del Tar al Consiglio di Stato sostenendo che il parere del Cnpi in questo momento può essere evitato in base al decreto legge 90 del 2014: in attesa della ricostituzione dell’organo collegiale nazionale, il parere non è dovuto. A proposito dell’ipotesi di disparità, invece, i tecnici del ministero ricordano che il dpr del 1999 prevede la possibilità per le scuole di attivare progetti innovativi che incidono anche sulla durata degli ordinamenti. Si tratta, quindi, di percorsi sperimentali, sostiene il Miur, che di per sé si diversificano da quelli ordinari e pertanto non si giustifica una disparità di trattamento. I percorsi sperimentali già avviati, quelli che dovrebbero portare i primi studenti a «maturarsi» da giugno 2015 in poi, nel frattempo quindi vanno avanti.


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