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«Licei ambientali e mense plastic free La svolta ecologica partirà dalla scuola»

La sottosegretaria Floridia e il piano del governo: nuovi indirizzi e 200 istituti a impatto zero

04/06/2021
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Corriere della sera
Valentina Santarpia

Roma Oltre un miliardo di investimenti, 200 scuole nuove interamente efficienti dal punto di vista energetico, nuovi indirizzi di istruzione ispirati all’educazione ambientale, mense plastic free con cibi a «Km 0», orti e alberi autoctoni nei giardini degli istituti, laboratori con esperti. Barbara Floridia, sottosegretaria all’Istruzione M5S, stamattina presenterà il piano per la transizione ecologica e culturale delle scuole insieme al ministro Patrizio Bianchi.

Un «libro bianco» che rischia di rimanere un piano di grandi promesse?

«Assolutamente no. È un piano per rendere strutturali una serie di scelte e di indirizzi per tutte le scuole, per portarle a adottare nuovi comportamenti. Se si vuole affrontare un cambiamento del genere bisogna partire dai saperi, creare un alfabeto ecologico».

Ovvero? Si introducono nuove materie?

«Non proprio: ma nell’ambito dell’educazione civica prenderà importanza l’educazione ambientale. Pochi sanno cosa siano la bioeconomia, l’economia circolare o che oltre al Pil esista il Gip ( Genuine progress indicator, ndr), che vivere sostenibile significhi vivere il benessere senza inficiare il benessere della generazione successiva. Concetti che entreranno a far parte della formazione dei docenti prima e degli studenti dopo».

Come?

«I docenti saranno affiancati da esperti di Cnr, Ispra, Enea, ma anche dell’Arma dei carabinieri e della Guardia costiera. E non si limiteranno a spiegazioni in aula, ma nei parchi regionali, nelle aree protette, per fare esperienza diretta. È come un insegnante di arte che porta i suoi ragazzi al museo, invece che limitarsi a spiegare i quadri in classe: i ragazzi potranno capire dal vivo che cosa sia la biodiversità, per fare un esempio, comprendendo come l’elemento naturale abbia un’importanza strategica all’interno di un determinato sistema. Questi laboratori partiranno già a settembre, mentre le nuove scuole saranno realizzate entro cinque anni».

Nuove scuole? Non sarebbe meglio mettere in sicurezza quelle vecchie che, secondo Legambiente e Cittadinanzattiva, nel 40% dei casi hanno bisogno di manutenzione urgente?

Mobility manager

Ci sarà in ogni scuola e studierà i flussi del traffico per modulare al meglio percorsi e orari

«Legambiente è proprio uno dei nostri partner, sappiamo bene quali siano queste scuole. E infatti alcuni di questi 200 nuovi edifici saranno realizzati, sulla base delle indicazioni che arriveranno dagli enti locali, per sostituire quelli a rischio: saranno tutti nel rispetto del nZEB (nearly Zero Energy Building, un edificio con consumo energetico pari quasi a zero), e realizzati con circa 800 milioni del Pnrr e altri fondi in arrivo dall’Inail. Questo non toglie che il ministero continuerà a lavorare sulla sicurezza degli edifici esistenti. Ma anche sugli spazi verdi, con piante autoctone nei giardini, orti, e mense plastic free e con cibi a km 0».

Ma anche qui niente potrà realizzarsi senza accordi precisi con gli enti locali: non si rischia che l’idea non diventi mai operativa?

«Certo, ed è per questo che creiamo un apposito “dipartimento” al ministero dell’Istruzione, con un decreto da varare entro l’estate, che faccia dialogare tutti gli interlocutori e permetta di dare seguito alle linee guida. Ma anche di reperire tutte le risorse possibili per dare il via a questa svolta: ad esempio, attingeremo ai 50 milioni del dl sostegni per creare nelle scuole un mobility manager, che studi i flussi di traffico e valuti le esigenze di scaglionamento orario o i percorsi sostenibili da consigliare, come piste ciclabili o pedibus. Sarà un referente che potrà essere individuato tra docenti o amministrativi in armonia con gli enti locali».

La struttura al ministero avrà missione e durata?

«No, sarà fissa e dovrà lavorare anche sulle prospettive, non si fermerà con questo governo. Tra i progetti a cui lavorerà, c’è quello di nuovi indirizzi di istruzione, come i licei ambientali, ma anche Its (istituti tecnici specializzati, ndr) orientati su bioagricoltura, agricoltura di precisione, lavorazione di nuovi materiali».

Non si rischia di viaggiare troppo alti e rivolgersi ad una élite del Paese?

«Guardi, ho lavorato per vent’anni a scuola come insegnante, da Vicenza a Lipari, e ho capito che non c’è Nord e Sud, ma scuole che funzionano e altre che fanno fatica. La scuola è l’infrastruttura culturale del Paese, se inizi a cambiare partendo dagli ultimi, dalla periferia, puoi far scorrere un nuovo modo di abitare il mondo. Anche perché un mondo nuovo non c’è».


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