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Libertà-Riforme, controriforme, tagli: quale futuro per la scuola?'.

Pontenure (c.m.) 'Riforme, controriforme, tagli: quale futuro per la scuola?'. A Pontenure, su questo tema si sono confrontati Gianna Arvedi, dirigente dei liceo "Gioia" di Piacenza, Giovanni Ballarin...

05/06/2002
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Libertà

Pontenure (c.m.) 'Riforme, controriforme, tagli: quale futuro per la scuola?'. A Pontenure, su questo tema si sono confrontati Gianna Arvedi, dirigente dei liceo "Gioia" di Piacenza, Giovanni Ballarini, consigliere regionale, e Rossana Mazzoni, assessore provinciale per scuola-università, formazione professionale e lavoro, in un incontro pubblico organizzato dall'assessorato alla pubblica istruzione dei Comune di Pontenure.
Alla presenza di un pubblico numeroso, costituito soprattutto da addetti ai lavori, i relatori hanno discusso i recenti sviluppi della politica scolastica nazionale e in particolare il disegno di legge dei ministro Letizia Moratti per la riforma della scuola. Dopo una presentazione sintetica dei progetto legislativo, Gianna Arvedi ne ha così individuato i punti critici: il termine dell'obbligo scolastico a 14 anni rappresenta un passo indietro dal punto di vista formativo perché costringe il ragazzo a operare precocemente una scelta importante; inoltre collocherebbe l'Italia nella posizione di fanalino di coda in Europa. Anche la riduzione dell'orario a 25 ore con la possibilità, lasciata all'opzione degli studenti e delle famiglie, di frequentare ulteriori corsi, finirebbe per favorire gli studenti più motivati e culturalmente sostenuti dalle famiglie, negando alla scuola la funzione di promozione sociale e culturale: "La riforma Moratti - ha concluso - sembra prefigurare una scuola funzionalista che colloca rapidamente ciascuno al proprio livello nel sistema produttivo anziché una scuola che ha come scopo prioritario la formazione dei cittadino". Giovanni Ballarini, ponendo l'accento sui tagli previsti negli organici a livello regionale (500 insegnanti in meno), ha esposto i termini della vertenza che la regione Emilia Romagna ha aperto con il governo: "Stiamo approntando un progetto di legge che, fatta salva l'importanza di un sistema di istruzione nazionale di riferimento, presenta come punti qualificanti l'accesso alla formazione professionale solo a 15 anni, un sistema scolastico integrato che riconosce ampia autonomìa alle scuole, evita la spaccatura in due tronconi con l'assegnazione della formazione professionale alle regioni e respinge la proposta relativa ai nuovi organi collegiali in cui figurano anche gli enti locali". Anche Rossana Mazzoni ha manifestato preoccupazioni per il modello di scuola-azienda che sembra configurarsi nelle proposte dei governo: "E' naturale - ha affermato - che di fronte ad ogni riforma emergano resistenze, ma quella del precedente governo sembrava esprimere una volontà di elevare i saperi, mentre questa pare piuttosto caratterizzata da logiche aziendalistiche".
Alla presenza di un pubblico numeroso, costituito soprattutto da addetti ai lavori, i relatori hanno discusso i recenti sviluppi della politica scolastica nazionale e in particolare il disegno di legge dei ministro Letizia Moratti per la riforma della scuola. Dopo una presentazione sintetica dei progetto legislativo, Gianna Arvedi ne ha così individuato i punti critici: il termine dell'obbligo scolastico a 14 anni rappresenta un passo indietro dal punto di vista formativo perché costringe il ragazzo a operare precocemente una scelta importante; inoltre collocherebbe l'Italia nella posizione di fanalino di coda in Europa. Anche la riduzione dell'orario a 25 ore con la possibilità, lasciata all'opzione degli studenti e delle famiglie, di frequentare ulteriori corsi, finirebbe per favorire gli studenti più motivati e culturalmente sostenuti dalle famiglie, negando alla scuola la funzione di promozione sociale e culturale: "La riforma Moratti - ha concluso - sembra prefigurare una scuola funzionalista che colloca rapidamente ciascuno al proprio livello nel sistema produttivo anziché una scuola che ha come scopo prioritario la formazione dei cittadino". Giovanni Ballarini, ponendo l'accento sui tagli previsti negli organici a livello regionale (500 insegnanti in meno), ha esposto i termini della vertenza che la regione Emilia Romagna ha aperto con il governo: "Stiamo approntando un progetto di legge che, fatta salva l'importanza di un sistema di istruzione nazionale di riferimento, presenta come punti qualificanti l'accesso alla formazione professionale solo a 15 anni, un sistema scolastico integrato che riconosce ampia autonomìa alle scuole, evita la spaccatura in due tronconi con l'assegnazione della formazione professionale alle regioni e respinge la proposta relativa ai nuovi organi collegiali in cui figurano anche gli enti locali". Anche Rossana Mazzoni ha manifestato preoccupazioni per il modello di scuola-azienda che sembra configurarsi nelle proposte dei governo: "E' naturale - ha affermato - che di fronte ad ogni riforma emergano resistenze, ma quella del precedente governo sembrava esprimere una volontà di elevare i saperi, mentre questa pare piuttosto caratterizzata da logiche aziendalistiche".