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Liberazione-Stati generali "stracciati"

Stati generali "stracciati" Non abbiamo avuto alcuna esitazione nello stracciare l'invito agli "stati generali", convocati in pompa magna dalla ministra Moratti, e nello schierarci con ...

22/12/2001
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Liberazione

Stati generali "stracciati"
Non abbiamo avuto alcuna esitazione nello stracciare l'invito agli "stati generali", convocati in pompa magna dalla ministra Moratti, e nello schierarci con la contestazione degli studenti, fuori dal palazzo. Ci siamo mescolati e confusi con questo quarto stato, allegro e vivace, ma non spensierato, ricco com'è di domande, di sollecitazioni profonde, di indicazioni persino su come deve ridislocarsi la politica, e al suo interno chi, come noi, è convinto di poter avere un futuro solo se capace di intercettare bisogni e pensieri di una generazione, che sembra chiedere nuove utopie e credere fermamente nella possibilità di costruire un altro mondo. Queste ragazze e ragazzi dai volti dipinti e pulitissimi ci considerano con naturalezza l'unica forza politica che ha difeso con coerenza la scuola della Repubblica, ci chiamano sempre più spesso nelle loro assemblee, senza paura di strumentalizzazioni. Dobbiamo rispettarli come interlocutori alla pari, che non vanno né indottrinati né indirizzati, solo perché poco politicizzati, del resto vogliono anche una scuola che non lo faccia. Semplicemente dobbiamo continuare a farci sentire al loro fianco, perché vogliono le stesse cose che chiediamo noi. Detto questo, la straordinaria manifestazione anti stati generali di Roma, tanto più grande proprio perché spontanea, priva di leaderismo e delle tradizionali forme organizzative, non ha dato certo una sensazione di fragilità. Carica di tanta determinazione potrebbe sedimentare e durare, ed intercettando la mobilitazione degli altri soggetti della scuola e dei movimenti in atto, contribuire a produrre modifiche significative nel nostro scenario politico. La balbettante Moratti di questa giornata sembra quasi avere avuto sentore di questa possibilità. Da parte nostra, possiamo sentirci gratificati dall'aver visto giusto nell'individuazione della scuola, come uno dei punti di maggiore contraddizione, dello pseudoprocesso di modernizzazione, che ci sta attraversando. Abbiamo avuto ragione su scetticismi di vario tipo, prima rivolti alla capacità degli insegnanti di identificarsi con la scuola pubblica, e sentirsi colpiti insieme ad essa, poi a quella degli studenti di capire cosa sia in gioco con il processo di aziendalizzazione della scuola e di mercificazione del sapere. Fin dalla drammatica rottura con il governo Prodi, impegnato nelle privatizzazioni a 360 gradi, la questione della scuola pubblica ebbe una grande rilevanza per noi, e si vide, a breve, con il governo D'Alema, dove il ministro Berlinguer ci avrebbe portato. Il centrodestra oggi non fa altro che raccogliere i frutti di tale furia iconoclasta verso tutto ciò che non si sottomette al mercato. A sua volta mostra, però, di non vedere la portata di questa specifica questione, forse perché è veramente difficile cogliere quanto sia sedimentata in Italia la convinzione che l'accesso alla cultura come possibile emancipazione sociale non è riducibile soltanto al conseguimento di un titolo di studio per entrare nel mercato del lavoro, ma investa fortemente l'idea che l'istruzione offre l'opportunità di un inserimento complessivo nella società. E' ancora molto diffusa la convinzione che essa dia opportunità occupazionali, ma anche di relazionare in modo più efficace, di "godere" del sapere in quanto tale. La marea di studenti, con una presenza "discreta" di insegnanti, in termini quantitativi e qualitativi, che ha circondato il palazzo dei congressi dell'Eur, ha testimoniato questa semplice verità. La cultura, anzi la cultura pluralista ha ancora un valore in quanto tale in questo paese, gli studenti non l'accettano come merce, perché ne riconoscono il valore sociale, la sentono come un diritto e la rifiutano come un privilegio di pochi. Siamo indubbiamente di fronte all'indicazione che un'altra scuola è possibile