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Liberazione-Scuola, è il momento del contrattacco

Scuola, è il momento del contrattacco La contestazione sociale messa in piazza, dal potente sciopero generale del 16 aprile, ha spostato i riflettori dallo scontro in Parlamento alla quotidi...

21/04/2002
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Liberazione

Scuola, è il momento del contrattacco
La contestazione sociale messa in piazza, dal potente sciopero generale del 16 aprile, ha spostato i riflettori dallo scontro in Parlamento alla quotidianità, al vissuto di tutti noi. Ha finalmente rappresentato chi cerca un lavoro, chi teme di perderlo o l'ha già perso, chi ne soffre la trasformazione in qualcosa di più incerto e faticoso, o in qualcosa di estraneo rispetto a ciò per cui magari ha lottato una vita. L'estraneità è la sensazione prevalente di coloro che hanno cercato di costruire una professionalità "socialmente utile" e subiscono oggi lo smantellamento dello Stato Sociale con il duplice attacco, alla condizione ed alla qualità del proprio lavoro. E' questa la percezione più diffusa tra i lavoratori della scuola, che hanno aderito allo sciopero generale in massa, oltre il 75%, dopo una sequela di scioperi di categoria, articolati durante tutto l'arco dell'anno scolastico. L'evento del 16 aprile ha indubbiamente costituito un momento importantissimo di ricomposizione sociale e forse un avanzamento del terreno dello scontro, i lavoratori della scuola non possono che beneficiarne sia per quanto riguarda la riforma Moratti che la prossima scadenza contrattuale. L'affondo prodotto dallo sciopero generale è utile anche per contenere le tentazioni di chi cerca di far sentire ancora, almeno ad una parte del movimento, la suggestione del primato delle alleanze, partecipando ai girotondi per mettere in discussione assetti governativi più che politiche sociali.

Niente da dire ovviamente sulle modalità di manifestare: "giro girotondo casca il mondo'. " Si recita per gioco. Un mondo come questo cade sul serio e c'è poco da stare allegri, vedendo le sofferenze, le ingiustizie, le disperazioni amplificate e moltiplicate dalla globalizzazione capitalista. Tutte le forme di lotta pacifica, tutte le espressioni di dissenso, tutte le manifestazioni di contestazione di ciò che avanza da parte di quella punta aguzza del liberismo, rappresentata in Italia dal governo Berlusconi, meritano un apprezzamento. Anch'esse costituiscono un recupero della partecipazione e possono restituire un senso alla politica, purché vi sia chiarezza nella critica agli elementi costitutivi del liberismo. Tornare ai contenuti, alla sostanza dei problemi, fa la differenza tra chi si pone l'obiettivo di sostituire un ceto politico ad un altro e chi mette in discussione la mercificazione in tutte le sue manifestazioni.

La messa sul mercato del sapere è uno degli affari su cui, oggi, puntano gli appetiti di grandi gruppi economici. L'attacco al welfare, nel campo dell'accesso all'istruzione, è così tra i più virulenti, riguardando una delle fette più consistenti, dei bisogni fondamentali, ancora in gran parte fuori dal mercato e dunque un formidabile terreno di conquista. In Italia, l'attacco all'istruzione pubblica è iniziato da tempo e sta subendo, con il governo Berlusconi un'accelerazione.

Per la nostra particolare storia, il punto principale di questo processo ha avuto origine con la "legge di parità", che lungi dallo stabilire doveri per le scuole private, come indicato dal dettato costituzionale, ha avviato un vero e proprio scardinamento del sistema formativo pubblico, che con il federalismo regionale ha ricevuto una spinta ulteriore. Tutti provvedimenti già realizzati dal centrosinistra, che oggi critica l'accelerazione della ministra Moratti. Ripensamenti? Presa di coscienza che mettere sullo stesso piano scuole statali e private consente lo sfondamento del sistema pubblico? Ne saremmo felici se fosse così, non serve recriminare, purché si esca da quel solco, per arrestare ed invertire il processo di devastazione della scuola di tutti/e e per tutti/e e con essa del diritto allo studio. La recente presa di posizione del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, che ha votato contro il progetto di riforma Moratti, come del resto aveva fatto contro quello Berlinguer, dimostra come l'insieme del mondo della scuola resista tenacemente alla privatizzazione, ad un'idea di cultura acritica e di basso profilo. La bocciatura da parte del CNPI, massimo organo di rappresentanza degli operatori della scuola, riveste una grande importanza, anche perché le motivazioni addotte, puntuali nelle critiche del metodo e del merito della riforma Moratti, non sono caratterizzate da una logica conservativa, ma rivendicando la necessità della generalizzazione delle esperienze di eccellenza, prodotte da alcune scuole, valorizza la sperimentazione e la ricerca sul campo, come approccio per un processo riformativo, di cui chi vive nella scuola deve essere il soggetto principale.

Dopo l'assalto studentesco agli Stati Generali, la sfilza di scioperi ed iniziative di lotta delle singole scuole, la bordata dello sciopero generale, riceve un altro duro colpo la gestione del Ministero dell'istruzione, (non più pubblica) università e ricerca, di Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti, presidente e maggiore azionista di Syntek Capital Group, società d'investimento del settore delle telecomunicazioni e dei media, con sede a Monaco di Baviera ed uffici a Londra, New York, Milano, Tel Aviv. Attività a cui preferiremmo si dedicasse interamente.

E' maturo il momento del contrattacco e nel pacchetto dei referendum sulle questioni sociali, sulle quali sembra possibile costruire un fronte ampio, con diversi settori politici e sindacali, non potrà mancare la legge di parità, la madre di tutte le controriforme della scuola. Da questa è derivato lo sganciamento progressivo del sistema d'istruzione dal pubblico, la vanificazione del dettato costituzionale e del diritto allo studio, da questa la proliferazione di tutti i tipi di finanziamento diretto ed indiretto alle scuole private, che depaupera ancora di più le risorse per la scuola pubblica, destinata ad ulteriori tagli.

Nelle motivazioni di adesione allo sciopero generale della stessa CGIL scuola, vi è anche la sacrosanta richiesta di maggiori risorse alla scuola statale e la denuncia di uno spostamento progressivo delle medesime alle private.

Vi sarà il passaggio successivo? Ossia la coerenza di sostenere un referendum sulla legge di parità? Vedremo presto come si schiereranno quei soggetti, che oggi si dichiarano per "il finanziamento esclusivo della scuola pubblica". Le leggi sbagliate si possono correggere, chi sbaglia in buona fede non ha mai il problema di modificare ciò che non regge alla prova dei fatti e del senso comune, che su questo è larghissimo.

Un bel girotondo intorno alla legge di parità potrebbe evitare di farci cadere tutti giù per terra.


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