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Liberazione: Padoa Schioppa va a scuola. E taglia. Sindacati pronti allo sciopero

Meno cattedre, meno sostegno ai disabili e nessuna risorsa. Imbarazzo nel governo. Fioroni si smarca: «I tagli non mi appartengono».

27/09/2006
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Liberazione

Giordano sale dal premier: «Stiamo con i lavoratori»
Checchino Antonini

«Un massacro. Un chiaro esempio di come si può far impallidire anche un concetto come quello di macelleria sociale!», esclama Enrico Panini, leader del sindacato scuola della Cgil, la Flc, uscendo dall’incontro di ieri con Prodi, Fioroni e i suoi omologhi di Cisl e Uil. Tutti già pronti a una «grande stagione di lotta» - scioperi, manifestazioni e quant’altro - dopo aver letto i tre articoli della finanziaria che riguardano la scuola. Una finanziaria da lacrime e sangue, se fossero vere le anticipazioni fornite ai sindacati. Le lacrime degli alunni disabili e delle loro famiglie che si vedono diminuire il sostegno, da uno ogni 138 a uno ogni 168 scolari e senza deroghe per ragazzi con gravissime disabilità. E il sangue, ancora una volta, del personale docente e no per i quali si prevede l’innalzamento del rapporto alunni per classe e il taglio di posti Ata, gli assistenti tecnici e amministrativi (20mila in meno dal settembre 2007). In soldoni si tratta 7-8mila plessi scolastici da chiudere, dimezzando gli insegnanti di sostegno oltre a bloccare le immissioni in ruolo dei 200mila precari della scuola, al dimezzamento degli scatti di anzianità e senza speranze per un contratto scaduto da 9 mesi. «Se non bloccano tutto sarà sciopero», dice Panini, uscendo da Palazzo Chigi: «Una perfida gelata di Padoa Schioppa» rispetto «ai timidi spiragli di Prodi sui temi posti da Cgil, Cisl e Uil». «Neanche il peggior governo di destra», aggiunge il suo omologo Cisl, Francesco Scrima seguito da Uil, Snals, Gilda e da una ridda di dichiarazioni politiche. Il leader Cobas, Piero Bernocchi, per una volta, prende in parola i confederali e si dice pronto a scioperare con loro «per rovesciare una politica che non rompe affatto col morattismo». Così annuncia per il 2 ottobre la prime iniziativa: uno sciopero della fame a oltranza, sotto le finestre di Fioroni in Viale Trastevere, per denunciare il mancato rispetto degli impegni su democrazia sindacale (ai sindacati di base è negato il diritto d’assemblea anche in campagna elettorale) e per lanciare la manifestazione nazionale del 4 novembre contro la precarietà e le leggi Moratti». Infine, la Cub scuola che sta preparando uno sciopero di precari per il 6 ottobre e annuncia altre manifestazioni il 10 novembre.

Nel pomeriggio, però, la vicenda si tinge di giallo con le prese di posizione del ministro Fioroni che si smarca dai tagli in nome del programma dell’Unione: «Quell’ipotesi non mi appartiene e non appartengono a nessun componente del governo», dice il medico viterbese della Margherita che ha ereditato il posto di Letizia Moratti. Ma a chi appartiene, allora? Non è che ci troviamo di fronte a quella finanziaria che «scontenterà tutti», promessa dall’allora aspirante premier? Per vederci chiaro, Franco Giordano sale da Prodi nel tardo pomeriggio perché, «se i tagli fossero veri, sarebbero insostenibili. Sulla scuola non si può transigere. Chiediamo la stabilizzazione dei precari e l’avvio di politiche di risarcimento sociale». Da parte sua Prodi promette il «riesame del capitolo scuola» e si dirà vicino alla mèta: «Siamo all’ultima fase per avere un accordo finale».

Non ci sarà gruppo politico di centrosinistra a non giurare la propria opposizione alla scure annunciata sulla pubblica istruzione. «Contraddicono il programma dell’Unione e preluderebbero a un serio problema politico per la maggioranza», commentano da Palazzo Madama, Rina Gagliardi e Giovanna Capelli, del Prc. E da Montecitorio, sulla stessa linea, il presidente della commissione Cultura, Folena - «Il programma è chiaro, i sindacati hanno ragione. I tagli sono inaccettabili» - e Titti De Simone che ricorda le aspettative per un cambiamento di rotta rispetto alle passate legislature: «Le contestazioni a Moratti sono state un elemento qualificante e strategico per la vittoria del centro-sinistra. Ora non si può tornare indietro».

Che ne sarà della discontinuità sbandierata nel programma dell’Unione? Che fine hanno fatto l’innalzamento dell’obbligo scolastico, gli investimenti e i rinnovi contrattuali? «Se ne dovrebbe fare garante Prodi», suggerisce Loredana Fraleone, responsabile scuola per la segreteria Prc. Unici a indicare al governo dove reperire soldi, per scongiurare tagli, sono gli studenti dell’Uds: «Si guardi lo strafinanziamento delle private - dice Roberto Iovino, responsabile economico del sindacato studentesco - giudicato eccessivo dall’Ocse».


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