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Liberazione-Il 23 marzo anche la scuola sarà protagonista

Il 23 marzo anche la scuola sarà protagonista Loredana Fraleone Centinaia di cartelli dietro lo striscione sull'istruzione pubblica da portare nel corteo di Roma per dire no alla riforma M...

16/03/2002
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Liberazione

Il 23 marzo anche la scuola sarà protagonista
Loredana Fraleone
Centinaia di cartelli dietro lo striscione sull'istruzione pubblica da portare nel corteo di Roma per dire no alla riforma Moratti e chiedere una radicale inversione di tendenza
Fazzoletti bianchi, girotondi, tutto "fa brodo" dice il proverbio. Qua e là assemblee di studenti e genitori, dove è presente un'azione politica più strutturata. Le assemblee infatti costituiscono lo strumento più appropriato di controinformazione ed alimentano la pratica della partecipazione democratica al governo della scuola, che la riforma degli Organi Collegiali della Moratti intende cancellare.
La mobilitazione nelle scuole è parte fondamentale del movimento più vasto contro le deleghe su previdenza, articolo 18 e riforme che riguardano direttamente l'istruzione. Chi vi lavora è coinvolto, perciò, a 360 gradi dall'azione del governo, ed è forse per questo che il malumore e l'agitazione sono così forti tra docenti e personale Ata, anche dopo scioperi e scioperi e nonostante la divisione tra i sindacati confederali, tutti colpevolmente fuggiaschi dall'appuntamento specifico per la scuola del 15 febbraio scorso.

In questi giorni alla Camera si discute sugli organi collegiali, per i quali sono stati presentati, oltre al disegno di legge del governo, anche quello del centrosinistra e di Rifondazione comunista, elaborato con il contributo di associazioni, che da anni si battono per il diritto allo studio e l'estensione della democrazia nella scuola della Repubblica.

Un nostro disegno di legge snello ed essenziale, che punta, senza ambiguità, a valorizzare la partecipazione al "governo" dell'istituzione scolastica dei docenti, del personale Ata, dei genitori, degli studenti, rilanciandone un ruolo attivo.

Inutile cercarne il testo nel sito della Cgil scuola, dove ne appaiono solo due, quello del governo e, neanche a dirlo, quello del centrosinistra, tanto per non uscire dalla ferrea logica bipolare, che pure ha prodotto tanti di quei guai, a cui oggi la Cgil sembra voler porre qualche riparo.

La manifestazione del 23 marzo, che avrà dimensioni gigantesche ed una piattaforma di carattere giustamente generale, con al centro la questione dei diritti dei lavoratori, è necessario che sia segnata in modo forte anche dalla difesa e dal rilancio della scuola pubblica, in modo adeguato alla dimensione del problema ed al livello di mobilitazione presente nelle scuole.

La scommessa per quella scadenza è infatti la piena visibilità delle questioni sociali, che la debbono caratterizzare e le danno un senso al di là dell'opposizione a questo governo, un'esito "politicista" di quell'evento sarebbe funzionale solo a ridislocazioni nello schieramento politico, a scapito della centralità dei problemi concreti che sono sul tappeto e della possibilità che possano continuare a vivere e ad ottenere uno sbocco positivo. Da questo punto di vista il tema della riforma della scuola è quello più a rischio, perché più complesso, non riducibile a categorie nettamente contrapposte, come quella dell'opposizione secca tra libertà di licenziare o no, che impone di schierarsi senza possibilità di mediazione tra due interessi irriducibilmente contrapposti, come quelli tra capitale e lavoro.

Sulla riforma della scuola giocano ambiguità che attengono all'idea di una "modernizzazione" priva di fattori di progresso, rispetto alla quale lo schieramento di centrosinistra e la stessa Cgil hanno mostrato di subire il fascino e di condividerne sostanzialmente la filosofia liberista.

Non è sufficiente la critica alla riforma Moratti, per rilanciare la centralità della scuola pubblica, non si può sfuggire ad un bilancio critico e, per il centrosinistra, autocritico verso quello che è passato di negativo nella scuola in questi anni. Non è possibile omettere un giudizio sulle conseguenze della legge di parità o dei regolamenti applicativi di un'autonomia, che ha finito di mettere in mora proprio l'autogoverno delle scuole e le sperimentazioni più avanzate.

Il 23 marzo le questioni in gioco dovranno avere perciò una precisa visibilità, sia con la presenza aggregata ed organizzata dei soggetti che ne sono i portatori, sia con segni ben precisi, che striscioni e cartelli saranno in grado di rappresentare se saranno molti e concentrati in spezzoni di corteo a carattere tematico.

La scuola dovrà marcare in modo forte la voglia di rilanciare la centralità dell'istruzione pubblica per tutte e per tutti. Come partito ce ne facciamo carico con convinzione. Centinaia di cartelli dietro lo striscione sulla scuola pubblica, sono l'obiettivo che il dipartimento scuola si pone di portare in piazza per il 23 marzo, nonostante l'impegno congressuale di questo periodo cercheremo di dare un'impronta netta alla manifestazione, per renderla davvero espressione di quella domanda sociale diffusa, che chiede una radicale inversione di tendenza nelle politiche che riguardano diritti intangibili.


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