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Liberazione - Chi entra e chi esce dalla scuola della ministra

Il modello azienda sta facendosi sempre più largo nella cultura italiana. Anche la scuola non poteva non esserne impregnata. E la maggioranza fa di tutto per perseguire questo scopo. Anche la recenti...

12/03/2002
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Liberazione

Il modello azienda sta facendosi sempre più largo nella cultura italiana. Anche la scuola non poteva non esserne impregnata. E la maggioranza fa di tutto per perseguire questo scopo. Anche la recentissima riforma degli Organi collegiali, passato al primo vaglio giuridico in Commissione Cultura della Camera dei deputati, non fa eccezione. Il nuovo Consiglio di Istituto, ora Consiglio della scuola, si avviluppa attorno alla figura del preside che da novello dirigente scolastico si ritrova questa nuova attribuzione di compiti che oggettivamente aumenta il suo peso decisionale. Il nuovo organismo prevede 11 componenti di fronte ai 19 del precedente. Di questa riduzione fanno le spese soprattutto insegnanti, che diminuiscono da otto a tre, personale Ata, che sparisce del tutto, studenti, che dimezzano alle superiori. Per i gradi inferiori si ha un numero di genitori addirittura superiore a quello degli insegnanti, 5 contro 3. Gli altri sono membri di diritto: il dirigente scolastico, che lo dirige, il direttore amministrativo, che prima non c'era ed un rappresentante dell'ente locale proprietario dei locali della scuola, nuova figura di amministratore interno alla scuola. Per di più si dovrebbe avere un Nucleo di valutazione d'istituto nelle mani del genitore più votato negli organi collegiali, un insegnante ed un non ben specificato membro esterno scelto dal Consiglio, la cui composizione abbiamo potuto notare. Le forze politiche si sono espresse in merito. Scontata l'opposizione di quelle di sinistra e di centro sinistra, meno scontato poteva apparire il non gradimento dei cattolici del Ppi. Questo si può spiegare con la non decisa scelta per la famiglia, anche se questa amplia di molto la sua presenza negli organi di controllo della scuola. Si assiste insomma al tentativo di amalgamare i suoi interessi con quelli della redditività della cultura scolastica intesa come somma di tabelle, grafici, livelli di standard: in una parola produttività in serie. Le stesse motivazioni, da un'altra angolatura non piacciono ad Alleanza Nazionale, che si è astenuta nel voto in commissione. Non è certo questa una riforma "gentiliana". Comunque i contrasti nella compagine di maggioranza evidenziano le resistenze che nascono continuamente in essa. Si pensi al peso sempre maggiore di un partito marginale, ma importante al Nord, come la Lega che si trova così un rappresentante dell'Ente locale che logicamente in quella parte d'Italia potrebbe essere leghista, in molte situazioni. Paradossale anche questa presenza. Un partito che alle ultime elezioni ha raccolto, nel proporzionale, solo 1.400mila voti potrebbe concorrere all'andamento culturale di troppe scuole. E possiamo immaginare cosa richiederebbero. Già il "governatore" del Veneto, Galan, ha proposto lo studio della storia della sua regione. Ma d'altra parte per accontentare le famiglie e la deriva cattolica della Moratti, il Nucleo di valutazione della scuola, un organo di nuova vita, vedrebbe la presenza di un solo insegnante in mezzo a due esterni. Quindi un carico di responsabilità grossissimo per l'unico professore, rappresentate di tutti gli altri, in mezzo a figure esterne e non direttamente esperte di scuola, che debbono valutarla. Insomma una navigazione perigliosa tra interessi divergenti che per ora, seppure a fatica, la coalizione di governo, in qualche modo, tiene assieme. Ma il tempo pare fare apparire le crepe interne più che celarle. Anche sulla scuola va in questa direzione.


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