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Lezioni da casa, i dubbi dei presidi La ministra: «Gravi ricadute»

Non c’è molto ottimismo tra gli esperti del ministero della Salute sulle misure di emergenza per la scuola che i governatori hanno preso in questa settimana

24/10/2020
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Corriere della sera
Gianna Fregonara Valentina Santarpia

«Tenere a lezione da casa metà degli studenti è la misura più semplice, il problema è decidere di rimandarli in classe per l’orario pieno». Non c’è molto ottimismo tra gli esperti del ministero della Salute sulle misure di emergenza per la scuola che i governatori hanno preso in questa settimana. Il governatore della Lombardia Attilio Fontana ha annunciato ai sindaci dubbiosi:«Mi prendo la responsabilità della decisione della didattica a distanza per un breve periodo per le superiori». La Campania ha chiuso tutto per tre settimane e non riesce a riaprire neppure le elementari, il Piemonte, la Liguria e il Lazio hanno imposto alle scuole superiori di tenere a casa «almeno il 50 per cento» degli studenti, come anche Calabria, Friuli, Marche e Umbria. L’idea degli orari scaglionati, ancora difesa come misura per il resto dell’anno scolastico dal governatore della Puglia Michele Emiliano, sembra ormai superata: «In Veneto gli orari sfalsati a scuola complicano la vita delle famiglie», ha spiegato il governatore Luca Zaia, che ancora non ha emanato la sua ordinanza.

Alla fine potrebbe esserci una cornice nazionale e sarà contenuta nel prossimo Dpcm: si sta lavorando per trovare criteri più stringenti per quella che oggi si chiama la Ddi, cioè la didattica digitale integrata, prevista dalle linee guida del ministero dell’Istruzione. «L’assenza da scuola avrebbe conseguenze drammatiche sul futuro dei ragazzi», prova a insistere la ministra Lucia Azzolina, sostenuta anche dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Protestano i presidi per i quali chiudere le scuole «sarebbe una sconfitta». Il presidente dell’Anp Antonello Giannelli ribadisce che «la didattica in presenza sia da preservare il più possibile» e propone soluzioni differenziate provincia per provincia. «Il mondo della scuola ha lavorato senza sosta e senza ferie. E ora questo lavoro ci pare sia stato inutile, come gli investimenti dello Stato, penso ai banchi monoposto», incalza Cristina Costarelli, vicepresidente dell’Anp Lazio. Banchi che tra l’altro non sono ancora stati consegnati: ne mancano 900 mila.

L’assenza da scuola avrebbe conse-guenze drammatiche sul futuro degli studenti

I numeri dei contagi nella scuola sono in crescita. Nel monitoraggio settimanale dell’Iss si legge che, anche se la trasmissione intra-scolastica appare limitata (3,5% dei nuovi i focolai), è «chiaro che le attività extra e peri-scolastiche possono costituire un innesco di catene di trasmissione». Oltre al problema dei trasporti pubblici, quello che ha messo a dura prova la tenuta del sistema sono stati i ritardi delle risposte delle Asl nei casi di contagio, con intere classi bloccate a casa per giorni in attesa delle decisioni sui tamponi. Le regole sulla quarantena dei professori — che non hanno potuto insegnare da casa in quanto in malattia e comunque non agli studenti delle classi che erano a scuola — ha reso complicata l’organizzazione di questo primo mese. Senza contare che sono bloccate le assunzioni dell’organico aggiuntivo Covid: il ministero ha fatto male i conti e al momento non ci sono abbastanza soldi.


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