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Lezioni al cinema, mense e bus pieni: per gli studenti un rientro a ostacoli

Se alla fine gli spazi non si troveranno si dovranno fare i turni e accorciare le lezioni, un po’ di didattica online e magari rinunciare al tempo pieno. Ma non sono questi gli unici problemi che preoccupano i presidi

29/06/2020
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

Se alla fine gli spazi non si troveranno si dovranno fare i turni e accorciare le lezioni, un po’ di didattica online e magari rinunciare al tempo pieno. Ma non sono questi gli unici problemi che preoccupano i presidi che stanno leggendo il piano scuola per il prossimo anno scolastico. Ci saranno tutti i professori ad accogliere gli studenti al loro ritorno in classe? I segnali non sono incoraggianti: delle 4.500 cattedre liberate da chi è andato in pensione con quota 100 ne sono state assegnate poco più di 3 mila. Nelle graduatorie non ci sono abbastanza prof. A settembre non solo bisognerà trovare oltre 200 mila supplenti che verranno assegnati alle scuole dopo l’inizio dell’anno, come sempre. C’è anche il problema dei «lavoratori fragili», quei prof di ruolo che per età e patologie sono a rischio. «Il documento del Comitato tecnico scientifico per le scuole non li menziona», protesta la Cisl scuola. Il problema si era già posto per la Maturità: i presidi hanno autorizzato i commissari a rischio a collegarsi online perché il resto della commissione era presente con lo studente. Ma è impensabile che, durante le lezioni, il prof sia a casa e la classe stia a scuola. I sindacati hanno chiesto un incontro con il Cts per capire come fare, visto che sulla carta i prof ultra 55enni sono quasi la metà alle superiori (47%) e un terzo alle elementari (35%). Non tutti sono a rischio ovviamente ma il problema va affrontato.

Gli alunni fragili

«Per non dire degli insegnanti di sostegno. Purtroppo mancano ogni anno, si sa, ma a settembre quando dovremo rispettare le regole di sicurezza, chi si occuperà degli studenti disabili che hanno bisogno di più attenzione?», si chiede Rocco Fazio, dirigente dell'Istituto Canudo di Gioia del Colle in Puglia.

Il trasporto

In regioni come l’Emilia-Romagna i presidi sono preoccupati non tanto dagli spazi a scuola, quanto da quelli sui bus: «Qui a Carpi alle superiori ci sono molti studenti che vengono da fuori — spiega Luigi Vaccari, preside dell'Itc Meucci — la mattina ci sono circa 5 mila ragazzi che arrivano insieme nel nostro Polo scolastico: moltissimi in pullman. Dovremo farli venire scaglionati, immaginando due turni a un’ora di distanza, perché su i bus, col distanziamento, non ci stanno tutti».

Assembramenti

La sua collega del Liceo Fanti, Alda Barbi, con 65 classi e una nuova sede in costruzione che sarà pronta forse nel 2021, si sta orientando a fare due turni e a usare il Palazzetto dello Sport: metà delle classi verranno dal lunedì al mercoledì e metà da giovedì a sabato. «Cercheremo di avere sempre qui i ragazzi delle prime: per gli altri faremo anche lezioni a distanza. Per noi il problema è la gestione di 1.800 studenti in un solo edificio: la ricreazione, i laboratori, gli ingressi».

Teatri e mensa

A deludere i presidi è stata la proposta di fare scuola fuori dalla scuola, cioè nei musei o nei cinema. «Noi al cinema e al museo ci andiamo già anche più di una volta all’anno, ma non tutte le settimane. Come si portano i ragazzi? Chi controlla che le strutture siano adeguate, ci sono problemi di assicurazione? Si fa presto a dirlo, ma se l’insegnante l’ora dopo ha un’altra classe e deve tornare a scuola, è infattibile», si lamenta ancora Rocco Fazio, che è reggente di un istituto comprensivo con bambini dai 3 ai 14 anni: «Per le mense poi, si fanno già due turni, non possiamo far mangiare i bambini alle 11». A sentire alcuni presidi delle elementari, in alcune scuole specie nelle grandi città, potrebbe addirittura essere a rischio il tempo pieno per tutti gli alunni.

Bagni e tramezzi

Della ricreazione si potrà anche fare a meno. Ma ci sono anche problemi con i bagni: sono spesso pochi per piano, vanno puliti ogni volta che un bambino li usa, non tutti hanno la finestra, che il Cts raccomanda di tenere aperta. Fare i lavori «di edilizia leggera» che ha raccomandato la ministra Azzjolina è facile a dirsi. Non solo perché quasi un terzo delle scuole è di prima della Seconda guerra mondiale, e gli edifici storici sono vincolati. Persino la preside del Tosi di Busto Arsizio, Amanda Ferrario, che fa parte della task force del ministero e si era mossa per tempo è in guerra con il suo sindaco per abbattere otto pareti.


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