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Lettere ai giornali

La Repubblica GENTILE dottor Augias, le promesse del governo ai pensionati ammontano a 5 mila miliardi. Un rapido confronto con le spese per l'università può far capire quanto vale l'istruzione s...

15/11/2001
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La Repubblica

GENTILE dottor Augias, le promesse del governo ai pensionati ammontano a 5 mila miliardi. Un rapido confronto con le spese per l'università può far capire quanto vale l'istruzione superiore per il nostro Paese.
Le università ricevono circa 11 mila miliardi all'anno per il funzionamento ordinario. Si tratta del 3,3% dei 330 mila miliardi spesi per le pensioni. Se i 5 mila miliardi di aumento delle pensioni andassero alle università, il contributo dello Stato aumenterebbe del 45%.
Le università saranno inefficienti, ma con poco si fa poco.
Dino Rizzi
rizzi.dino@unive.it

CARO Augias, gli insegnanti sono in sciopero. Protestano per i salari, per l'attacco del ministro Moratti alla scuola pubblica.
Insegno in una scuola media statale: abbiamo decine di stranieri e 1-2 portatori di handicap per classe. Abbiamo studenti in difficoltà a pagare libri, laboratori, gite. Il ministro capisce che efficientismo e competizione sono poco applicabili alla scuola?
Nelle aziende i pezzi mal riusciti si buttano, nella scuola gli studenti problematici sono da seguire con cura (cioè con tanti soldi), sia per la loro realizzazione personale, sia per innalzare il livello medio dell'intera società, riducendo emarginazione e delinquenza.
I casi problematici finiscono tutti nella scuola pubblica. I favori alle scuole private vengono giustificati con la libertà di iscriversi dove si vuole ma è una libertà che, in realtà, hanno solo i ricchi. Un buono scuola che coprisse tutte le spese permetterebbe anche ai poveri di accedere alle private; proprio per questo negli Stati Uniti è osteggiato dalle stesse scuole private che intendono rimanere d'élite. Favorire la scuola privata non può che aumentare i problemi di quella pubblica.
Maria Teresa Serafini

Milano - ceri@Morgana.Elet.PoliMi.it

NELL'ATTUALE protesta degli insegnanti si sommano vari motivi di scontento grave: orari, stipendi, controriforma dei cicli. Resta, al fondo di tutto, il nodo che queste due lettere riassumono: la disattenzione dello Stato, l'incuria, la volontà di deprimere la scuola pubblica a vantaggio di quelle private e confessionali.
C'è una coerenza nel disegno dal momento che la stessa "filosofia" presiede alla controriforma della sanità dove si tende a scaricare sugli ospedali tutta la parte gravosa della funzione, a cominciare dai pronto soccorsi, lasciando ai privati le attività più lucrative e "privatizzando" gli ospedali d'eccellenza.
Se i conti alla grossa fatti dal prof Rizzi sono eloquenti, la frase della prof Serafini è terribile: nelle fabbriche i pezzi mal riusciti si buttano, con gli studenti non si dovrebbe fare. Se non si metteranno in atto correttivi seri ci accorgeremo tra breve quali guasti sociali questa irresponsabile deriva avrà provocato.
Viviamo in un paese ancora fragile culturalmente e non parlo dei bassi indici di lettura ma del fatto, tragico, che un terzo degli italiani adulti è in pratica analfabeta perché non ha mai imparato a leggere e scrivere o lo ha dimenticato. Può darsi che ci sia un certo interesse diciamo politico a tenere basso il livello d'istruzione ma le ricadute in termini di criminalità ed emarginazione potrebbero diventare intollerabili anche in una visione così fortemente "liberale" della convivenza tra cittadini.

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Il Gazzettino

SCUOLA
Il solito cambio
degli insegnanti...
assurda girandola!

Egregio direttore,

questa mia vuol essere un atto di denuncia della grave situazione di disagio vissuta sia da chi, come me, lavora nella scuola, ovviamente pubblica, sia da chi ne frequenta tutti i giorni le aule.

I fatti: in ogni provincia ogni istituto scolastico dispone di una propria graduatoria del personale docente. Tale graduatoria è suddivisa in tre fasce, differenziate per titoli di studio, per servizio prestato e, soprattutto, per le abilitazioni possedute e per il modo e i tempi in cui queste ultime sono state conseguite. Per fare un esempio, gli appartenenti alla 3° fascia, come la sottoscritta, sono ancora privi di abilitazione all'insegnamento.

Questa vicenda non riguarda gli appartenenti alla 1° fascia, resa definitiva alla fine di agosto, cui sono stati assegnati i posti in ruolo in tempo per l'inizio del corrente anno scolastico; agli altri docenti, quelli della 2° e 3° fascia, ancora provvisorie alla data del 17/09/2001, sono stati assegnate le supplenze fino a nomina del titolare di cattedra. Così, come brillantemente promesso dall'attuale ministro della P.I., l'anno scolastico è cominciato senza intoppi, con tutti gli insegnanti al loro posto. Un avvenimento epico. Ahimè, tutta apparenza.

Ad un mese di distanza dall'inizio delle lezioni, le graduatorie di 2° e 3° fascia sono state riordinate, col risultato che molti supplenti hanno dovuto giustamente cedere il loro posto agli aventi diritto. Impossibile un decreto di riconferma dei precari, di salvaguardia della citata continuità scolastica, tanto gli studenti sono abituati al "cambio del docente in corsa", probabilmente è un modo come un altro per avvicinarsi al concetto di "flessibilità". I supplenti erano poi stati avvisati fin dalla firma del contratto della loro funzione di "tappabuchi" fino al trasferimento ad altro istituto della provincia o fino alla perdita dell'impiego. Poco male, ci siamo abituati.

Ma al modo no, al modo in cui questo passaggio di consegne è avvenuto non ci si può abituare. A partire da martedì 16/10, data di pubblicazione definitiva delle graduatorie, le segreterie delle varie scuole, ancora con gli organici incompleti (mi pare di ricordare che il personale A.T.A. è stato ridotto di 20.0000 unità) hanno iniziato a richiamare i docenti, a partire dalla 2° fascia, per offrire loro le supplenze annuali o temporanee (sulla sottile distinzione fra queste non starò a dilungarmi) già "coperte". Nella provincia di Belluno si è scelto di contattarli telefonicamente e non per telegramma, come avviene di solito. In questo modo ogni precario, aspettando di ricevere più offerte, ha cercato di temporeggiare, non negando subito la propria disponibilità né offrendola del tutto, col risultato di bloccare le graduatorie dei vari istituti da cui era stato contattato. E alla fine, dopo giorni di attesa, tutto si è finalmente risolto. Porto il mio esempio: dall'Istituto Comprensivo di Comelico Superiore, dove avevo la fortuna di lavorare da due anni, sono stata "scalzata" dal collega e caro amico che a sua volta aveva appena perso il posto fino a quel momento occupato nell'Istituto di S. Pietro di Cadore, posto rilevato da un altro precario sicuramente già al lavoro in qualche altra scuola della provincia. Io stessa ho occupato, nell'Istituto Comprensivo di Lamon, il posto di un'insegnante che ha purtroppo interrotto la tragica danza, rimanendo senza occupazione. Tacerò sui disagi dovuti alla necessità di spostarsi nella provincia, di trovare una nuova sistemazione, ecc., il tutto nel giro di poco più di un giorno, mentre si pretendeva che continuassi a svolgere il mio lavoro con professionalità. Tacerò sulla violenza del distacco emotivo subito da me e da parte dei miei ex-allievi, sul dover lasciare un ambiente di lavoro conosciuto per affrontarne uno nuovo, con la consapevolezza che occorrerà del tempo per ambientarsi, per farsi accettare, per conoscere le nuove classi, i nuovi libri dl testo, ecc. Tempo sottratto ai ragazzi, al loro diritto di ricevere un'istruzioneTanto altro potrei ancora dire, ma lascio a ciascuno immaginare. Non voglio proseguire dando sfogo alla rabbia, che rimane dentro di me, ma credo sia giusto informare, andando oltre l'apparenza di quella bella confezione nella quale, quest'anno, la scuola sembrava essere avvolta. Certo ci sono problemi più gravi di cui occuparsi, c'è la guerra


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