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Legge Natta, spiegazioni necessarie, appelli da ascoltare

E' la mancata condivisione delle scelte che ha deluso di più

18/10/2016
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Corriere della sera

di Gianna Fregonara

Cinquemila docenti universitari hanno firmato una lettera a Raffaele Cantone che aveva collegato la fuga di cervelli alla corruzione: lo invitano a riflettere sulla cronica mancanza di fondi e di prospettive per i ricercatori come più plausibile causa della scarsa attrattività. Ieri sera erano oltre 2.500 i firmatari di un appello a Renzi per chiedergli di ripensare alle cattedre Natta, cioè a quei 500 nuovi posti per super-prof da scegliere con un percorso parallelo all’Abilitazione scientifica nazionale e con stipendio maggiorato: un’idea per richiamare in patria i «cervelli» con una procedura d’emergenza che finisce per emarginare il sistema universitario. Non è solo il modo di nomina delle commissioni, i cui presidenti sono scelti tra docenti stranieri da Palazzo Chigi, ad aver creato molto scontento tra i professori che lo considerano «eccentrico nel panorama internazionale» anche perché crea un «legame tra maggioranza politica e scelta dei docenti». Ma è la mancata condivisione delle scelte che ha deluso di più: tra i promotori e i firmatari dell’appello ci sono ricercatori Erc, cioè vincitori delle più ambite borse europee, membri dei Lincei, rettori, ricercatori del Cnr, il mondo del Mulino, i professori che animano il sito Roars. Si ritrovano insieme sostenitori del sì e del no al referendum di dicembre. E anche l’ex presidente della Consob Guido Rossi.

Va aggiunto che i 75 milioni di euro di questa iniziativa sono pressoché gli unici fondi aggiuntivi per un sistema universitario che ha visto negli ultimi dieci anni tagli importanti. In Germania la spesa pro capite per l’Università è di 330 euro, in Italia di 110 euro. Eppure la produttività dei ricercatori italiani è più alta di quella tedesca. C’è da chiedersi se non valga la pena che il governo si spieghi, li ascolti e dialoghi con loro evitando altre incomprensioni.


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