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Le università contro i valutatori «Affidano tutto agli algoritmi»

Lettera dei rettori al capo dell’Agenzia. La replica: accuse false

16/05/2014
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Corriere della sera

 guerra aperta tra i rettori italiani, il presidente della Conferenza Stefano Paleari in testa, e l’Anvur guidata da Stefano Fantoni, l’Agenzia di valutazione delle università italiane. L’oggetto del contendere è l’avvio della valutazione periodica e di accreditamento dei corsi universitari che dovrebbe cominciare con il prossimo anno accademico. Ma il malessere dei rettori è ben più vasto. «Questa è la goccia che ha superato l’orlo. In quattro anni abbiamo perso il 20 per cento dei finanziamenti, ancora non sappiamo quali sono i fondi disponibili per quest’anno. Il turnover è ancora bloccato, abbiamo fatto uno sforzo gigantesco in questo periodo per sostenere il sistema della valutazione della ricerca (Vqr, conclusosi lo scorso anno), abbiamo accreditato tutti i nuovi corsi di laurea, i dottorati, i dipartimenti. Siamo sommersi dalla burocrazia», spiega Paleari.
E infatti, quando è arrivato il documento che presenta le linee guida della valutazione dei corsi di studio degli atenei, la protesta tra i rettori è esplosa. Inizialmente online e sul sito Roars che spesso raccoglie i malumori degli docenti. Ma nell’ultima giunta della Conferenza dei rettori, una settimana fa, si è deciso di procedere uniti. L’indomani Paleari ha preso carta e penna e ha «istituzionalizzato» lo scontro.
«L’Anvur ci ha presentato un documento di 57 pagine per la valutazione — continua il presidente dei rettori — sintomo dell’approccio tutto norme e cavilli. Diciamo no all’ennesima imposizione, siamo invece disponibili a trovare soluzioni tutti insieme. E vorremmo sapere se il Miur è al corrente dell’iniziativa dell’Anvur. Questa è una valutazione sulla carta quando invece il ministro Giannini dice che il giudizio sui corsi va dato ex post , sul campo».
In 24 ore è arrivata la risposta di Fantoni a nome dell’Anvur. In sintesi: la valutazione l’anno prossimo comincia su base volontaria, tutto come previsto, al massimo saranno visitati dagli ispettori 4 o 5 atenei che ne faranno richiesta, le linee guida non contengono adempimenti per le università ma per i valutatori. Non è vero che si tratta di una valutazione ex ante ma è ex post proprio perché fatta con gli ispettori che controllano l’andamento della didattica di un percorso già iniziato.
Caso chiuso? Macché: non si è trattato di un’incomprensione. Mercoledì è stata depositata un’interrogazione parlamentare firmata anche dalla vicepresidente della commissione università e Ricerca Manuela Ghizzoni (Pd), che chiede al ministro Giannini di «sospendere immediatamente le procedure» e di promuovere «una radicale revisione dell’Anvur». Come la pensa il ministro, già rettore a Perugia, si sa. Nelle comunicazioni alla Camera un mese fa aveva detto di voler riformare «i criteri per l’Anvur, la cui istituzione ha portato a un delicato equilibrio fra potere di indirizzo del Miur e poteri di accreditamento e valutazione dell’Agenzia».
Intanto si moltiplicano le illazioni. All’Anvur sono convinti che ci siano resistenze di una parte delle università a ricevere le visite degli ispettori, vissute come visite fiscali. Tra i rettori invece cresce l’insofferenza per l’Agenzia e per un sistema di valutazione «basato sugli algoritmi e non sulla realtà», che vorrebbero bloccare.
Gianna Fregonara

 


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