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Le ragioni del futuro

Chiara Saraceno

06/10/2012
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la Repubblica

NON hanno solo protestato contro i tagli ad una scuola stretta tra le mirabolanti promesse tecnologiche e i soffitti che crollano, tra premi per i più bravi e riduzione delle risorse necessarie perché i meritevoli possano davvero provare di esserlo,nonostante disuguali condizioni di partenza.

HANNO dichiarato la loro sfiducia a tutta la classe dirigente, agli adulti che hanno il potere di prendere le decisioni cruciali per il loro destino: governo, partiti politici, sindacati, imprenditori. Derubricare questa protesta come manifestazione adolescenziale senza una vera maturità politica, sarebbe grave e forse pericoloso. Dopo essersi sentiti definire da tutti una generazione perduta, questi ragazzi stanno provando a dire che non vogliono fare le vittime sacrificali degli errori altrui. Lo spettacolo dato dalla politica è stato una miccia per una ribellione che non poteva non esplodere. A fronte delle continue esortazioni a portare pazienza, perché non ci sono risorse, alla promessa che la riforma delle pensioni e quella del lavoro sono state fatte per loro, i giovani, è arrivata anche la prova che molti soldi vengono buttati, che chi ha il potere di decidere si tiene stretti i propri privilegi (e qualcuno anche ruba). Sarà semplicistico dedurre che basterebbe togliere, subito, non a partire dalla prossima legislatura, rimborsi elettorali, vitalizi e pensioni facili e ridurre un po’ gli stipendi dei politici, per avere le risorse necessarie alla scuola e ai servizi sociali. Ma andatelo a spiegare a ragazzi che si sentono continuamente fare la lezione da chi poi pratica, o avvalla, o non denuncia questi sprechi e abusi. Non mi sorprende che la sfiducia sia più bruciante nei confronti del centro-sinistra e dei sindacati: perché da loro ci si aspettava di più.
Anche nel movimento del ‘68 la critica ai partiti di sinistra era stata radicale e un po’ tranchant. Ma allora l’accusa era di aver tradito la promessa di cambiare il mondo. Il terreno del conflitto, persino
gli ideali, erano, o si volevano, comuni. Oggi l’accusa rivolta ai politici di ogni colore è che pensano solo a farsi gli affari propri, che badano solo al proprio interesse. Spero che nessun partito e nessun gruppo dirigente pensi di poter cavalcare questa protesta a puri fini elettoralistici. O viceversa di poterla ignorare come una febbre di stagione o bollarla di anti-politica. Tanto più che dietro a quelli che sono scesi a protestare, ci sono i molti altri che esprimono la sfiducia nel silenzio, nel cinismo di chi sa che tanto non cambia nulla. E ci sono gli adulti, i genitori, altrettanto sfiduciati se non anche un po’ atterriti dalla tenaglia della crisi economica, cui si aggiunge quella della devastazione economica e morale prodotta dalla gestione politica e della politica ad ogni livello.
Il governo e i partiti, in particolare il Pd se vuole continuare ad avere un senso e un futuro, hanno la responsabilità di provare a ricostruire un terreno di comunicazione, prima ancora che di confronto, con questa generazione. Senza false promesse, ma anche senza dire loro che l’unica cosa che si può fare oggi è attraversare il deserto, stringendo i denti, e poi si vedrà. Occorre restituire a questi ragazzi la speranza che anche per loro ci sia un futuro dignitoso, per il quale valga la pena di impegnarsi, la dignità di essere considerati come la risorsa più preziosa. Occorre mostrare loro che ci sono interlocutori affidabili, non solo perché non rubano e sono sobri, ma per le scelte che fanno e che accettano di discutere e verificare con gli interessati. Altrimenti sì che si rischia di abbandonarli ad un destino di generazione perduta, con la rabbia, la violenza, il cinismo che ne sono l’inevitabile corollario


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