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Le proteste contro la scuola dimezzata

Le denunce degli studenti a due settimane dall'inizio di una scuola a orari e ranghi ridotti ostaggio della disorganizzazione, della mancanza di docenti e spazi adeguati e della tensione per il Covid. I casi di Firenze, Coverciano, Faenza e Roma. La presidente del Senato Casellati: «Il governo si faccia carico delle proprie responsabilità. Non deleghi ai presidi o alle famiglie

03/10/2020
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il manifesto

Dopo due settimane e mezzo di orari provvisori ridotti, didattica a distanza e solo poche ore in presenza, mancanza di insegnanti e di personale, di spazi e di arredi, caos organizzativo, comunicazioni contraddittorie in un clima di tensione crescente nelle scuole iniziano le prime proteste. La geografia è ancora incompleta, a macchia di leopardo, ma gli studenti, i genitori e i docenti iniziano a farsi sentire.

È accaduto in una seconda classe della media Dino Compagni a Firenze e in una classe della scuola Santa Maria a Coverciano. A Firenze i genitori hanno «scioperato» tenendo i figli a casa. La protesta è stata «contro la gestione del ministero che, dopo tutti questi mesi, non è stato in grado di organizzarsi al meglio». Nella classe mancano il docente di matematica e quello di sostegno. Tre insegnanti sono in quarantena a causa di positivi trovati in altre classi della scuola. Gli studenti fanno tre ore al giorno di lezione.
Al liceo artistico e delle scienze umane di Faenza alcune classi hanno organizzato uno sciopero e hanno manifestato davanti alla sede di Corso Baccarini mercoledì 30 settembre. La causa scatenante è stato un cantiere per ristrutturare l’istituto che non è stato ultimato ed è operativo durante le lezioni.

Al liceo classico, linguistico e delle scienze umane Montale di Roma gli studenti denunciano la vita in una scuola dimezzata. In una delle succursali nel quartiere di Monteverde in media si fa un’ora al giorno di lezione. Le classi sono divise in turni e alternano le lezioni in presenza con quelle a distanza via web. Ci sono casi di docenti in quarantena dove i professori considerati in malattia. Le lezioni non si fanno . «In totale, tra le tre sedi, ci sono all’incirca dieci classi. Se facciamo una media di venti per classe, sono almeno 200 studenti e una quarantina di professori a trovarsi in questa condizione» sostengono gli studenti. Chi continua a fare lezione in una delle sedi distaccate è costretto a indossare le mascherine, in attesa che arrivino i banchi singoli. «Ne dovevano arrivare 150 a fine settembre, ma a inizio ottobre non si sono ancora visti». «Meno della metà dei banchi sono stati consegnati in Italia» ha confermato Antonello Giannelli, presidente Associazione nazionale Presidi. Casi simili sono emersi anche nei licei Manara e Russell a Roma. In tutto il paese si segnalano mini-lockdown di parecchie classi. In totale ci sono quasi 900 istituti con almeno un caso di Covid e oltre mille persone positive.

«Il governo si faccia carico delle proprie responsabilità – ha detto ieri la presidente del Senato Elisabetta Casellati – Non deleghi ai presidi o alle famiglie, con il rischio di creare inaccettabili discriminazioni tra studenti di serie A e studenti di serie B. Le ricadute sulle famiglie e in particolare sulle donne sarebbero devastanti».


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