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Le piazze ribelli "In questo Paese l'istruzione non è la priorità"

In Italia la scuola non è una priorità», hanno spiegato gli organizzatori del Comitato "Priorità alla Scuola" che ha indetto la manifestazione a cui hanno aderito studenti, insegnanti, genitori, educatori e personale Ata, oltre alla Cgil, i Cobas e una moltitudine di associazioni di categoria

26/06/2020
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La Stampa

chiara baldi
milano
Lo striscione srotolato in piazza della Scala a Milano è eloquente: «Azzolina bocciata». Ma ci sono anche tanti cartelli contro la didattica a distanza e a favore dell'assunzione di insegnanti per «svuotare le sacche di precarietà su cui da anni l'istruzione si fonda». In migliaia ieri sono scesi nelle piazze di 60 città – tra cui Roma, Torino, Firenze, Genova, Napoli e Perugia – per dire no alle linee guida del Governo sulla riapertura delle scuole. «Il documento che probabilmente verrà approvato così com'è trapelato ci ha dato ragione: avevamo ragione a credere che il Governo ha sacrificato la scuola sull'altare della produttività. In Italia la scuola non è una priorità», hanno spiegato gli organizzatori del Comitato "Priorità alla Scuola" che ha indetto la manifestazione a cui hanno aderito studenti, insegnanti, genitori, educatori e personale Ata, oltre alla Cgil, i Cobas e una moltitudine di associazioni di categoria. Che hanno annunciato «una manifestazione permanente sulla scuola». Il problema, per il comitato, è che il documento presentato dal ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina, «non garantisce la riapertura delle scuole in presenza, in continuità, in sicurezza e senza riduzione di orario». E chiedono investimenti «almeno doppi» rispetto a quelli previsti fino a oggi (1,4 miliardi). Per l'ex ministro dell'Istruzione, Lorenzo Fioramonti, i 3 miliardi necessari per assumere insegnanti, personale amministrativo e dirigenti scolastici, «si possono recuperare in fase di conversione del decreto rilancio. Conte deve intervenire».
Da piazza Castello a Torino Francesca Fiore, una delle organizzatrici rileva che «siamo l'unico Paese che non ha nemmeno provato a riaprire le scuole o a chiudere l'anno con un giorno in presenza», mentre a Roma Laura Cirino, attivista di ActionAid presente a piazza San Silvestro a Roma, solleva il tema degli adolescenti che «sono completamente invisibili per le istituzioni. Ora però questi ragazzi corrono più di tutti il rischio di non tornare a scuola a tempo pieno da settembre. E con la dad rischiano di essere ancora più vulnerabili e emarginati».
Urgenza lavori
Tra le richieste anche quella di sistemare gli edifici. Spiega Chiara Ponzini, una delle coordinatrici milanesi del movimento: «Non vogliamo più scuole di Serie A e scuole di Serie B». Tanto che a Milano il Comune, secondo cui la necessità di nuovi spazi è circa il 20%, sta ragionando sulla possibilità di allestire prefabbricati nei cortili degli istituti che non potrebbero garantire il distanziamento sociale. Ma i manifestanti chiedono anche attenzione alla salute: «Le scuole sono da considerare presidi sanitari territoriali con la riapertura delle infermerie scolastiche, dove, grazie ai medici di base, sarebbe possibile intervenire con test sierologici, tamponi e monitoraggio sanitario, in modo tale da far ripartire la cultura della prevenzione, sulla quale si è smesso di investire da almeno un ventennio».
Solidale con la protesta anche il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio: «Il ministro Azzolina è da bocciare, dopodiché ho un ruolo istituzionale che mi fa dire lavoriamo insieme. Come Regioni abbiamo preso una posizione netta e ora stiamo predisponendo le nostre proposte».