FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3954777
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Le otto facoltà al top nel mondo

Le otto facoltà al top nel mondo

Le nuove entrate Sono la Normale che guadagna 14 posizioni e il Politecnico (con Architettura)

04/03/2020
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera
Antonella De Gregorio

La Sapienza di Roma perde quest’anno il primato in Studi classici e Storia antica e lascia il posto a Oxford, ma è ottava anche in Archeologia. La Bocconi è al settimo posto per Business e Management, il Politecnico di Milano tra le migliori dieci in ben quattro materie: Design (sesto posto), Architettura (settimo), Ingegneria civile (settimo), Ingegneria meccanica (nono). E tra le nuove entrate nella top ten c’è anche la Normale per Studi classici che passa dal 22° all’ottavo posto.

Sono 47 le università italiane (e 431 i corsi universitari) che rientrano nel «Qs World University Ranking 2020», una delle classifiche universitarie più consultate al mondo, che valuta oltre 13 mila corsi di 1.368 atenei di 83 Paesi. Il ranking è costruito sulla base di quattro parametri: reputazione accademica e presso i datori di lavoro, produzione scientifica e citazioni delle pubblicazioni.

«Otto facoltà, due più dell’anno scorso, figurano tra le prime dieci del mondo nella loro area disciplinare», riassume Ben Sowter, responsabile Ricerca e Analisi di Qs. I nuovi ingressi sono quelli della Normale (con Studi classici e Storia antica), la Sapienza (con Archeologia) e il Politecnico di Milano (Architettura), mentre esce dall’empireo Tor Vergata che precipita dal settimo al 32° posto in Storia Antica. Se la Sapienza conserva la posizione più alta, è il Politecnico di Milano a fare il pieno con 4 dipartimenti al top, scalando tra l’altro ben 4 posizioni per Architettura, dove si piazza al settimo posto. Nella top ten globale si trova anche la Bocconi, che si conferma una delle migliori business school, al quarto posto in Europa nella macroarea Social Science and Management, dietro a un podio britannico: Lse, Oxford e Cambridge. Nelle singole discipline, è settima al mondo (terza in Europa) in Business & Management; e ben piazzata per Economia, Scienze sociali (16esima in entrambe) e Accounting (17esima). Ma l’Italia si conferma la meta migliore per «chi vuole studiare discipline umanistiche, che qui trova sei delle migliori opzioni al mondo — dice la ricerca —: oltre alla Sapienza e alla Normale, ci sono Bologna (19), Pisa (28), Tor Vergata (32) e Milano (39)». Se poi si allarga lo sguardo alle top 50 l’Italia conferma diverse eccellenze nelle scienze «dure»: Computer Science, al Politecnico di Milano, Fisica e Astronomia, alla Sapienza. Bene anche il Politecnico di Torino, presente con Ingegneria civile e meccanica, Architettura, Ingegneria elettronica, Design.

I giudizi

A premiare la preparazione dei nostri laureati sono i giudizi dei datori di lavoro

C’è però una nota negativa, nell’analisi di Qs: il sistema italiano nel complesso non fa passi avanti. Ottantasei dei 431 corsi analizzati hanno peggiorato la propria posizione rispetto allo scorso anno e solo 67 sono migliorati. Un rallentamento dovuto allo scarso impatto della ricerca prodotta. Mentre a premiare i laureati in Italia sono i giudizi dei datori di lavoro.

Se l’Italia complessivamente si piazza al quarto posto in Europa, l’università migliore al mondo si conferma, ancora una volta, il Mit di Boston, leader in 12 discipline. Harvard primeggia in 11, Oxford in 8. La Brexit non ha scalfito la potenza degli atenei del Regno Unito che soprattutto grazie alla voce «ricerca» registrano più guadagni (306 facoltà) che perdite (238).