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Le condizioni per ripartire: più docenti, bus raddoppiati

Mancano solo tre settimane all'avvio delle lezioni in classe, quando milioni di studenti torneranno tra i banchi. Ma quella data, il 14 settembre, non fa dormire sereno nessuno.

25/08/2020
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Il Messaggero

Mancano solo tre settimane all'avvio delle lezioni in classe, quando milioni di studenti torneranno tra i banchi. Ma quella data, il 14 settembre, non fa dormire sereno nessuno. Né il governo né tutti quei docenti che dovranno affrontare un anno scolastico che inizia con mille incognite: la regola del distanziamento, infatti, sta mettendo in discussione tutti gli aspetti della giornata scolastica. A cominciare dall'arrivo in classe. Uno dei nodi più duri da sciogliere, ora, è quello del trasporto pubblico: i mezzi devono viaggiare al 50% di capienza massima, mantenendo la distanza di un metro tra i passeggeri. Se questa norma ha messo in crisi il servizio degli autobus fino ad oggi, con le scuole chiuse e tante persone ancora in smart working, cosa accadrà quando riapriranno le scuole e molti riprenderanno il lavoro in presenza? Il sistema dei trasporti rischia di non reggere, soprattutto nelle grandi città come Roma dove l'aumento dell'uso del mezzo privato andrebbe comunque a paralizzare ulteriormente il traffico. E il Cts precisa: nessuna deroga al distanziamento di un metro sui mezzi pubblici.
GLI SCUOLABUSNon va meglio per gli scuolabus destinati agli alunni: i Comuni dovrebbero raddoppiare il servizio, visto che può contenere la capienza completa solo se il viaggio dura al massimo 15 minuti. Sembra difficile pensare che nei prossimi giorni possano arrivare nuove navette per gli studenti. Ma allora come si eviterà la calca a bordo? Una volta arrivati a destinazione iniziano i problemi interni: la febbre va misurata a casa ma su questo punto c'è chi chiede maggior rigore, con la misurazione all'ingresso ma le procedure andrebbero ad allungarsi troppo. Ma allora chi controllerà? Negli istituti devono ancora arrivare i 50mila docenti aggiuntivi e i bidelli in più: si tratta di personale scolastico a tempo determinato che andrà a sostenere l'aumento del carico di lavoro per l'emergenza Covid. Il problema è che, oggi, i dirigenti scolastici non sanno ancora su quanti docenti e bidelli possono contare. Vale a dire che non possono prevedere sdoppiamenti delle classi né nuovi ingressi per evitare che i flussi dei ragazzi in entrata e in uscita si incontrino. Non sanno su quanti bidelli poter contare per le pulizie, decisamente più frequenti rispetto al passato. La questione del personale è prioritaria e va di pari passo con quella degli spazi e degli arredi. Difficile programmare se non si ha il quadro completo delle disponibilità. Trovare nuovi spazi non è semplice: gli enti locali infatti, soprattutto nelle regioni del Sud ma comunque a macchia di leopardo in tutta Italia, fanno fatica a trovare ambienti didattici da mettere a disposizione delle scuole. L'Associazione nazionale dei presidi lamenta una carenza di risorse umane e logistiche che lascerebbe scoperte 20mila classi: tante sono ancora quelle da sistemare. Il ministero dell'istruzione ha spiegato che le scuole pubbliche possono prendere spazi anche dalle private che ne hanno in più.
LA DATA DI CONSEGNASe la ricerca delle nuove classi va avanti, lo stesso vale per i banchi singoli. I nuovi arredi, adatti a sfruttare al massimo lo spazio a disposizione, dovranno arrivare nelle prime settimane di lezione: la paura che non si riesca a produrne a sufficienza sembra essere stata scongiurata. Anche perché la data di consegna è stata posticipata. Inizialmente si era parlato dei primi giorni di settembre. Ma è chiaro che solo le scuole con massima priorità riceveranno gli arredi in tempo per l'inizio delle lezioni: quelle nelle aree a maggiore rischio Covid, e quindi sarà la curva dei contagi ad indicarle, e le scuole elementari. Le prime consegne partiranno il 7 settembre e poi si andrà avanti almeno fino a fine ottobre. Passeranno due mesi, quindi, con i ragazzi che dovranno far lezione con la mascherina. Il 1 settembre si riunirà nuovamente il Comitato tecnico scientifico per aggiornare la situazione sanitaria: in base ai nuovi contagi, in preoccupante crescita, si vedrà quali sono le regioni più a rischio e se sarà necessario mantenere la mascherina anche a scuola. Per il momento l'obbligo resta. C'è poi il tema della mensa: lo spazio del refettorio in molti casi potrebbe non essere sufficiente per il distanziamento. Se i turni vanno raddoppiati, molte classi dovranno mangiare direttamente in aula con il lunch box al banco. Altrimenti rischiano di pranzare alla 4 del pomeriggio.
Lorena Loiacono