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Laureati, Italia maglia nera E il 35% non trova un lavoro

La fotografia della situazione attuale è stata scattata, come ogni anno, dall'Ocse con il rapporto Education at a glance 2018

12/09/2018
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Il Messaggero

Pochi laureati e, per loro, poche opportunità di lavoro. L'Italia fatica infatti a raggiungere i livelli di istruzione internazionali e non offre carriere adeguate, tanto che è boom di fuga all'estero. La fotografia della situazione attuale è stata scattata, come ogni anno, dall'Ocse con il rapporto Education at a glance 2018. E i dati sono sconfortanti: nella fascia di età adulta, compresa quindi tra i 25 e i 64 anni, ha una laurea solo il 4% della popolazione contro il 17% dei paesi dell'area Ocse. 
Guardando soltanto la fascia più giovane, tra 25 e 34 anni, la soglia sale con un trend positivo dal 2007 al 2017 passando infatti, in 10 anni, dal 19% al 27%. Ma il 27% di laureati è ancora troppo basso rispetto al 44% di media internazionale, l'Italia in questo campo supera solo il Messico. L'Ocse, come illustrato dall'Associazione Treellle, evidenzia anche il divario di genere che persiste in Italia: in quel 27%, infatti, bisogna distinguere tra il 33% di donne laureate e appena il 20% di uomini laureati. Ma avere un titolo di studio terziario non vuol dire avere poi un lavoro assicurato. 
L'AVANZATA DEI NEETPurtroppo l'Italia è in netto calo anche per quanto riguarda il tasso di occupazione: nel 2007 trovava un lavoro il 71% dei laureati, con un tasso comunque inferiore rispetto alla media Ocse e superiore solo all'Indonesia. 
Ma dopo dieci anni la situazione è ulteriormente peggiorata: trova lavoro solo il 65% di dottori, va peggio solo per i laureati dell'Arabia Saudita. Senza contare quella fetta di giovani, in una fascia d'età compresa tra 20 e 24 anni che non studia, non lavora e non fa niente per trovare un impiego: si tratta dei cosiddetti Neet, acronimo di not in education, employment or training, pari al 30% dei giovani italiani contro una media Ocse del 16%. Brutti voti per il sistema di istruzione italiano anche sul fronte dell'educazione permanente: solo un italiano su 4, il 25%, studia e si aggiorna anche in età adulta contro una media Ocse pari al 50%. Il doppio. Senza contare che l'Italia perde pezzi importanti anche prima di accedere all'università: nei tre anni compresi tra il 2013 e il 2016, infatti, gli studenti italiani nelle università straniere sono aumentati del 36%. 
La metà preferita è il Regno Unito dove sono andati a conseguire la laurea circa 12mila ragazzi italiani. In Francia circa 8200, in Austria 8mila e in Germania 6200. Una migrazione che rientra nella mobilità studentesca ma che purtroppo non corrisponde all'arrivo, nelle università italiane, di studenti internazionali. negli stessi tre anni compresi tra il 2013 e il 2016, infatti, è arrivato negli atenei italiani solo il 12% in più di studenti stranieri. Il bilancio si chiude quindi in negativo. L'Italia ha comunque raggiunto un tasso di scolarizzazione completa che risulta superiore al 90% nei bambini di età compresa tra 5 e 14 anni e ha quasi raggiunto la piena scolarizzazione per i più piccoli, in età da asilo. 
CASO LAZIOSolo il Lazio ha un tasso di scolarizzazione inferiore al 90% per i bimbi di 4 anni alla scuola materna. Buoni i risultati anche tra gli adolescenti in età compresa tra i 15 e i 19 anni: risulta scolarizzato l'83% dei ragazzi, in questo caso il dato è uguale in tutta Italia ed è di poco inferiore alla media Ocse pari all'85%. Il rapporto analizza anche la condizione dei docenti, in maggior parte cinquantenni. Le loro retribuzioni risultano più basse rispetto alla media Ocse: nel 2016 infatti gli stipendi iniziali variavano tra l'89% e il 94% della media Ocse, rispettivamente nella scuola superiore e nella scuola materna. 
Lorena Loiacono