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La Stampa-STOP AI VOTI FACILI, SVOLTA NELL'UNIVERSITÀ USA

STOP AI VOTI FACILI, SVOLTA NELL'UNIVERSITÀ USA LODI A HARVARD L'IMPORTANTE, diceva il barone de Coubertin, è partecipare. Bel concetto, che forse potrà valere alle Olimpiadi, ma di sicu...

23/05/2002
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La Stampa

STOP AI VOTI FACILI, SVOLTA NELL'UNIVERSITÀ USA
LODI A HARVARD

L'IMPORTANTE, diceva il barone de Coubertin, è partecipare. Bel concetto, che forse potrà valere alle Olimpiadi, ma di sicuro non basta per prendere una laurea con lode all'Università di Harvard. Lo ha deciso con grande enfasi il Consiglio dell'ateneo, approvando una severa rivoluzione nel sistema dei voti: da ora in poi, sonnecchiare in classe non sarà più sufficiente per arrivare alla fine dell'anno, e chi vuole un pezzo di carta da incorniciare come una quadro del Caravaggio dovrà sudarselo. La polemica è grave e annosa, nel sistema dell'istruzione americana. Il lassismo post-sessantottesco, la correttezza politica, la pedagogia non giudicante, la coltivazione dell'autostima, la sociologia e la psicologia apologetica hanno contribuito negli anni ad abbassare la soglia delle richieste imposte agli studenti di tutti i livelli. La gestione federale della scuola, inoltre, ha sempre impedito la definizione di programmi nazionali comuni per le elementari, le medie e le superiori. I distretti scolastici dei vari Stati sono liberi di insegnare quello che vogliono, e così mancano anche esami uguali per tutti, allo scopo di verificare e uniformare il livello di apprendimento. Quando arrivano all'università, i ragazzi educati in questo modo non si aspettano di finire sotto la pressa di valutazioni più severe, e molti atenei hanno ceduto all'idea che la partecipazione conta più dell'esame per stabilire i voti. Così si sono moltiplicati i corsi "pass or fail", dove sei promosso o bocciato, senza soffermarsi troppo sul particolare del come. Nell'andazzo generale ha mollato pure Harvard, dove nel 2001 il 90% degli studenti si è laureato con lode. Una percentuale ridicola secondo il nuovo rettore Larry Summers, nipote dei premi Nobel Paul Samuelson e Kenneth Arrow, che è stata anche al centro della sua litigata col professore nero Cornel West, tornato all'Università di Princeton dopo la resa dei conti nei mesi scorsi. Così, mentre il presidente Bush e il ministro dell'Istruzione Paige insistono per introdurre test nazionali nelle scuole, anche il Consiglio di facoltà di Harvard ha cambiato registro. Da ora in poi, non più del 60% di ogni classe potrà strappare la laurea cum laude, e in questo numero dovrà rientrare un massimo di 5 diplomi su 100 summa cum laude. L'attuale sistema di voti in 15 gradi sarà eliminato, e prendere una A, ossia il massimo, diventerà molto più difficile. Gli studenti impareranno di più? Non necessariamente. Secondo Summers, però, come minimo impareranno a confrontarsi con la verità.


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