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La Stampa-La lunga marcia del Cinese coi francescani

NELL'AVVICINAMENTO ALLA LEADERSHIP DELLA SINISTRA (MA LUI NEGA) SPUNTA L'ALLEANZA CON I FRATI La lunga marcia del Cinese coi francescani Il leader della Cgil: non mi butto in politica, torn...

21/04/2002
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La Stampa

NELL'AVVICINAMENTO ALLA LEADERSHIP DELLA SINISTRA (MA LUI NEGA) SPUNTA L'ALLEANZA CON I FRATI
La lunga marcia del Cinese coi francescani
Il leader della Cgil: non mi butto in politica, torno in Pirelli

inviato a PERUGIA PERCHÉ il capo dei sindacati organizza una manifestazione, anziché per i salari, per la pace? "Perché è un leader politico" risponde il ragazzo sudatissimo dalla maglietta fai-da-te con scritta "Io Sergio", che assicura di non averne mai indossata una "Io Massimo", o Giuliano, o Francesco, e tantomeno "Io Savino" (l'applausometro della piazza di Perugia è giudice implacabile, per Pezzotta è ogni volta più dura). "Ma no, anche se non ci credete io a settembre me ne torno alla Pirelli", risponde Cofferati. A far cosa? "Ne devo ancora parlare", vedremo che dirà Tronchetti Provera, "comunque è sicuro che torno"; e c'è da credergli, un conto è essere richiamati alla politica da una fondazione, un altro da un posto di lavoro, pazienza se dall'ufficio studi anziché dalla fabbrica. "Prima però c'è il comizio del 25 aprile, quest'anno tocca a noi della Cgil parlare a Milano con i partigiani, poi il primo maggio, e il 12 di nuovo qui a Perugia, per la marcia della pace". La pace, ecco. "La pace non è una politica, è una cultura, e anche i sindacati contribuiscono a costruirla. E' un pezzo della nostra storia". Inutile ricordargli che dietro la pace difesa da Di Vittorio si intravedeva l'Urss, perché "la nostra storia comincia prima, in questi mesi ho girato l'Italia per i cent'anni delle Camere del lavoro, ovunque si conserva la memoria dell'impegno contro la folle avventura coloniale". Ieri Crispi oggi Sharon, la pace che preme a Cofferati è quella in Medio Oriente, e anche se la frase-chiave del suo comizio - "due popoli due Stati" - è la stessa della sinistra di D'Alema e Fassino, è bene ricordare che la sua linea sulla guerra in Afghanistan è molto diversa; certo più vicina a quella della Chiesa. E oggi, nella manovra di avvicinamento alla leadership della sinistra, Sergio ha trovato alleati formidabili nei frati di Assisi, che a fine manifestazione è andato a trovare nel convento di San Francesco. In contatto con i confratelli assediati, i frati sono considerati dagli attivisti Cgil come una sorta di soviet: grande fraternità nella minimarcia da Perugia bassa alla città alta, più breve ma più dura della Perugia-Assisi, nessun saliscendi dolce tra gli ulivi ma un'erta secca da scalatore iberico, e infatti alla sommità ci sono frati e sindacalisti con borracce; sfiatato il ragazzo arabo che da un'ora grida "Palestina libera/Palestina rossa" e "Israele/boia"; "Allah-u-akbar" intona solenne un signore barbuto in galabeya fino ai piedi; visto anche uno striscione "Sharon=Hitler", dietro un drappello di carabinieri (ma Cofferati dal palco rinnoverà la condanna dell'antisemitismo). Un gruppo di ragazze dall'accento emiliano dibatte un'altra questione: "Ti dico che è un bell'uomo!". "Ma dai, potrebbe essere tuo padre!". "Che c'entra, resta un bell'uomo!". Non stanno parlando di Pezzotta, che si sgola ricordando l'accordo del '95 siglato dal sindacato palestinese e poi superato dagli eventi, ma di Cofferati che va firmando autografi: "Facciamo le cose con metodo, prima le tessere, poi i cappellini, che ci vuole un altro pennarello", ci vuole anche molto tempo perché lui scrive lento, cura la grafia, "poi facciamo anche la foto, vero?", "va bene, ma una sola perché i frati aspettano". "Se non cambierà/Intifada pure qua" gli grida un gruppo con kefiah, lui fa finta di niente, il trucco è tenere dentro tutti, i centri sociali e il cossuttiano Marco Rizzo che è qui per sdoganarsi dal "Rizzo pelato/servo della Nato" apparso sui muri della sua Torino e scandisce: "Sergio è un vecchio generale prudente". "Sergio ricordati dei pensionati" gli urlano le pantere grigie della Spi Cgil, "ma basta con questi pensionati" scherza lui, ridono tutti, tranne il conducente del Gran Cherokee limited Lx V 5,9 Litres, rimasto in trappola e molto sbeffeggiato dalla folla che lo interpreta come simbolo del capitalismo, che "non ha futuro". E' finita con qualche riga sulla portiera.