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La Stampa-L'esempio i Tortorello

L'esempio di Tortorello, dalla parte dei più deboli Impegnandosi si può 17 febbraio 2002 di Marco Neirotti In un recente dibattito, don Luigi Ciotti ha raccontato la semplice e geniale pe...

17/02/2002
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La Stampa

L'esempio di Tortorello, dalla parte dei più deboli
Impegnandosi si può

17 febbraio 2002

di Marco Neirotti

In un recente dibattito, don Luigi Ciotti ha raccontato la semplice e geniale pensata di una preside siciliana. Nella scuola da lei diretta c'è una ragazzina sordomuta. Niente di più semplice che appiopparle l'insegnante di sostegno e lasciarla navigare per suo conto. Invece no, la signora dirigente ha un'altra idea: perché non tagliare un'ora la settimana alle lezioni e inserire una nuova materia? Così tutti gli allievi si ritrovano a imparare il linguaggio dei sordomuti, che aiuterà la ragazzina a instaurare rapporti anche fuori scuola e aiuterà tutti quegli studenti a comunicare con altre persone sfortunate come lei.

Questa storia torna alla mente sfogliando l'ultimo numero di Le leggi dell'integrazione scolastica e sociale, diretto per la Erickson da Mario Tortello, il giornalista della Stampa morto il 12 giugno 2001. Torna alla mente perché se Mario l'avesse potuta ascoltare ne avrebbe fatto non soltanto un modello, ma uno stile. Come facesse a essere un giornalista così attento e presente lo sapeva soltanto lui.

Conciliava la professione - anzi la fondeva - con mille altre attività (da giudice onorario per i minori a docente all'Università, da direttore di riviste specializzate a curatore di collane editoriali e autore di saggi) con una tensione costante: l'accompagnamento, l'innalzamento, più ancora che la semplice difesa, dei più deboli. In quest'ultimo numero del mensile ci sono molti ricordi, affettuosi e privi di retorica, della sua figura e del suo lavoro.

Ma a ricordarlo c'è anche un suo brano che amalgama fatica e ottimismo, quando scrive che se si punta a "una maggiore individualizzazione dell'insegnamento e dell'apprendimento", molto è dovuto "al lavoro paziente, qualificato, troppe volte solitario, di chi, nella scuola italiana, ha operato e continua a operare per garantire risposte di qualità al diritto all'educazione, all'istruzione e all'integrazione anche degli allievi in situazione di handicap".

Per un uomo - prima che professionista - che tendeva per istinto e per cultura all'integrazione sarebbe stato bello poter leggere la fine della storia di Elena, pubblicata in quelle pagine stampate senza di lui ma che di certo aveva già seguito, forse ascoltato in un convegno di maggio. Una storia che incomincia nell'ottobre 1991, alla materna e poi alle elementari, una battaglia costante per non abbandonare al suo destino chi ha non soltanto un diritto ma delle possibilità: fino a questo novembre che vede Elena all'istituto superiore per geometri.

La storia di Elena. E quella della ragazzina siciliana. Due testimonianze della convinzione, della lezione che Mario ha lasciato con estrema serenità: ascoltando e impegnandosi, si può.