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La Stampa-D'Alema: il Polo intimidisce i prof

D'Alema: il Polo intimidisce i prof "Sulla scuola dialogo con i no global ma senza accodarsi" ROMA - "Nella sfida con la riforma Moratti, noi dobbiamo tornare in Parlamento con una proposta am...

09/02/2002
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La Stampa

D'Alema: il Polo intimidisce i prof
"Sulla scuola dialogo con i no global ma senza accodarsi"

ROMA - "Nella sfida con la riforma Moratti, noi dobbiamo tornare in Parlamento con una proposta ampia, dell'Ulivo, che sia costruita nel dialogo con il movimento degli insegnanti, degli studenti, delle famiglie", una proposta che contrasti la filosofia educativa della destra, la quale "riduce la funzione educativa", rende la scuola "ancella del sistema produttivo" e la priva della caratteristica di essere "promotrice di opportunità, emancipazione e libertà".
Quando parla Massimo D'Alema, sono quasi le sette di sera al cinema Royal dove si tiene l'assemblea dei Ds sull'istruzione. I lavori sono stati anche interrotti per un guasto agli impianti di amplificazione e c'era stato un attimo di sbandamento. Poi gli studenti hanno cominciato a parlare senza microfono, ma con interventi appassionati, asciutti, efficaci, che facevano seguito a quello dell'ex ministro Luigi Berlinguer, di alta efficacia oratoria. L'assemblea era dunque calda quando il presidente del partito ha lanciato la bordata finale contro la riforma Moratti e ha confermato la "controproposta" dell'Ulivo annunciata da Berlinguer e approfondita da De Mauro. Che cosa vogliono dunque i diessini? Un disegno di legge che, partendo dai risultati della legge 30 (la riforma della scuola dell'Ulivo), configuri in maniera organica una nuova riforma della scuola i cui punti fermi sono proprio quelli che - secondo i proponenti - la linea Moratti trascurerebbe: l'obbligo scolastico da non diluire in quello formativo (più generico), la formazione continua ("long life learning"), la libertà di insegnamento minata oggi da iniziative intimidatorie di singoli deputati, l'innalzamento della qualità dell'istruzione senza cedimenti restrittivi ai regionalismi ("la Costituzione vieta la scuola padana" ha ammonito Berlinguer).
Ma questo sarà solo il risvolto parlamentare di una battaglia che i Ds hanno annunciato come già iniziata dalla base degli studenti (Sinistra giovanile, Studenti.net, Unione degli studenti) e degli insegnanti. Luigi Berlinguer, principale vittima della "damnatio memoriae" decretata dalla Moratti, ha tenuto anche una requisitoria durissima contro chi gli è succeduto: gli uomini del centrodestra "hanno la faccia tosta e la capacità di vendere acquisizioni altrui" ha lamentato, invece l'autonomia scolastica, le nuove tecnologie nella scuola, il potenziamento della seconda lingua, l'obbligo formativo a 18 anni sono tutte conquiste del centrosinistra che il nuovo governo si attribuirebbe. Ha poi criticato le commissioni d'esame costituite solo da interni e che dequalificano l'esame stesso, il taglio dei finanziamenti in Finanziaria, il buono scuola, il sistema di valutazione smantellato negli uomini e nelle procedure, l'introduzione di una cultura manageriale nella scuola sostituendo con consigli di amministrazione gli organi di rappresentanza. Nel suo intervento Massimo D'Alema ha criticato il duplice canale istruzione-formazione, voluto dalla Moratti, ritenendolo portatore di sperequazioni sociali: "Una scuola di serie A e una di serie B, quest'ultima buona, a ogni buon conto, per dirottarci gli immigrati". D'Alema ha criticato l'atteggiamento della maggioranza anche nei confronti del corpo docente: "La destra guarda con ostilità gli insegnanti esercitando una pressione psicologica che in molti casi assomiglia ad una campagna intimidatoria contro quelli definiti sovversivi. Ho visto troppi episodi per pensare che si tratti solo di avvenimenti sporadici: chi distrugge i libri, chi critica i professori che adottano un testo, perfino di Norberto Bobbio, che non è certo un pericoloso anarchico".
Per D'Alema, infine, è importante che il legame tra movimento studentesco e partiti sia vivo e che la politica "si sforzi di tradurlo in proposte". Mentre sul rapporto con i No global ha ribadito: "Non credo che la sinistra debba accodarsi ai No global, però serve un dialogo e la comprensione delle ragioni profonde di questo movimento, dando risposte politiche".

Raffaello Masci


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