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La sfida di Renzi al Parlamento sulla pelle dei precari

di Pippo Frisone

05/03/2015
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ScuolaOggi

Alle  ore 18,00 di Lunedi 2 marzo la bozza di decreto contenente il piano di assunzione dei precari sembrava cosa fatta. Fila liscio s’era detto. Alle 20,45 della stessa serata contrordine compagni ! Il Presidente del Consiglio, smentendo tutti e in primis se stesso, annuncia che non ci sarà più un decreto ma che tutto il pacchetto sulla riforma della scuola si sposterà in Parlamento al quale verrà sottoposto  un disegno di legge organico d’iniziativa governativa.

Il vero macigno messo in campo nell’ultima ora dal partito di Alfano NCD  è stata la proposta d’inserire le detrazioni fiscali per chi manda i figli alle scuole paritarie . Il osto complessivo  potrebbe arrivare a 3-3,5 miliardi . Un costo equivalente a quanto stanziato dal governo nella legge di stabilità per il 2015 e 2016 a copertura del piano di assunzione dei precari.

Assunzioni che giorno dopo giorno si riducono sempre più. Non più 148mila come risultava dal progetto iniziale sulla Buona Scuola ma 120mila.

Per evitare l’accusa di “assumificio” non si parla più di svuotamento delle GAE ma di fabbisogno delle scuole, di organico funzionale  dell’autonomia, di potenziamento del Tempo Pieno e  delle scuole dell’ Infanzia . E ancora  di potenziamento delle Lingue straniere, delle competenze digitali,

di recupero di discipline quali  Musica, Attività Motorie, recupero della dispersione ecc…

Per non parlare del merito e della valutazione del personale docente…

Un disegno di legge che comprendendo anche il piano di assunzione dei precari, a ben vedere, risulta molto complesso e impegnativo per le tematiche che affronta  e la cui approvazione per il Parlamento non sarà  una passeggiata .

Sul piano delle risorse e delle coperture  la riforma della scuola col piano di assunzioni da un lato e le detrazioni fiscali a favore delle scuole paritarie dall’altro, comporterà oltre ad uno scontro politico aspro all’interno della stessa maggioranza, delle scelte che non potranno che abbassare il livello delle aspettative  per gli uni e per gli altri.

Con molta probabilità verrà abbassata la soglia delle assunzioni o nella migliore delle ipotesi verrà diluita nel tempo mentre i benefici fiscali per le paritarie si attesteranno a quanto oggi è più o meno previsto per gli asili-nido.

Così la tenuta della maggioranza di governo è salva mentre se il Parlamento, come è prevedibile, non sarà in grado di licenziare il disegno di legge di riforma della scuola entro giugno, cioè in tempi utili per fare le assunzioni, ecco che “ il dittatorello” a quel punto avrà vinto la sfida.

Solo a quel punto, se gli converrà,  tirerà fuori l’arma estrema del decreto-legge che consentirà di assumere i precari necessari, utili e funzionali al suo progetto di Buona Scuola. Come promesso!

E per tutti quei precari che resteranno fuori dalle stabilizzazioni c’è l’indennizzo e il contenzioso.

Sono  non più di 12mila i supplenti annuali su posti vacanti e disponibili quantificati dal Miur, di cui solo 1.200 in seconda fascia d’istituto, ma la partita per il Governo si chiude con l’indennizzo.

Questo lo scenario che si profila da qui in avanti, salvo colpi di scena o di coda che sullo sfondo politico delle riforme costituzionali rischiano di riesplodere.

Lo scontro politico vero è tra Esecutivo e Parlamento e la mossa di Renzi sulla scuola è come la mossa del Cavallo sullo scacchiere delle riforme.

Chi vincerà questa prima partita lo sapremo presto. Prima dell’estate.


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