FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3932049
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » La scuola di nuovo in piazza, domani c'è sciopero generale. La grande protesta di Cgil, Cisl, Uil e Snals, manifestazioni a Cagliari e Olbia

La scuola di nuovo in piazza, domani c'è sciopero generale. La grande protesta di Cgil, Cisl, Uil e Snals, manifestazioni a Cagliari e Olbia

19/05/2016
Decrease text size Increase text size

L'Unione Sarda

Di Cristina Cossu

Nel 2009 un insegnante aveva uno stipendio medio annuo di 30.570 euro, nel 2014 è sceso a 29.130: in appena cinque anni, fanno 1440 euro netti in meno in busta paga. Non solo. Le retribuzioni dei lavoratori della scuola sono state divorate dall'inflazione, con una perdita complessiva di 11.500 euro a testa. Ecco perché il primo punto delle rivendicazioni della categoria è il rinnovo del contratto, fermo dal 2009, e poi, a seguire, la libertà di insegnamento, il personale amministrativo tecnico e ausiliario (Ata), maggiori investimenti nell'istruzione, la scomparsa del precariato, la riscrittura della legge 107, la “Buona scuola”, con l'introduzione di meccanismi oggettivi di progressione della carriera e la cancellazione dei super poteri dei dirigenti sulle chiamate dirette. 
E per quanto riguarda l'Isola, la proposta alla Regione è di avviare una battaglia con il governo, «perché gli studenti sardi devono avere gli stessi identici diritti di tutti i giovani italiani». 
Domani c'è sciopero nazionale. Dopo la protesta della settimana scorsa organizzata dai Cobas, ora scendono in piazza Cgil, Cisl, Uil e Snals. In Sardegna sono in programma due grandi manifestazioni: a Cagliari, alla calata Darsena, dalle 9 alle 14, con il presidio interprovinciale dei territori di Cagliari, Oristano, Carbonia-Iglesias, Medio Campidano e Ogliastra, l'intervento - tra gli altri - di Gigi Rossi (della segreteria nazionale Flc Cgil) e le conclusioni di Ivana Barbacci (segreteria nazionale Cisl scuola); e a Olbia, dove confluiranno anche le sigle del Nuorese, in via Porto Romano alle 11.30, con la chiusura affidata ad Anna Fedeli, della segreteria nazionale Flc Cgil.
In un documento unitario firmato dai segretari regionali Ivo Vacca (Flc Cgil), Maria Giovanna Oggiano (Cisl scuola), Alessandro Cherchi (Uil scuola) e Maria Biosa (Snals Cnfsal), si leggono le ragioni dello sciopero, a livello nazionale e territoriale. 
Innanzitutto, c'è il contratto non rinnovato da sette anni. «La Corte costituzionale e una successiva pronuncia del Tribunale di Roma hanno sentenziato l'illegittimità di ulteriori rinvii», spiegano. «Il 5 aprile, inoltre, è stato sottoscritto l'accordo quadro che definisce le nuove aree contrattuali della Pubblica amministrazione, quindi, il Governo non ha più alcun alibi per giustificare il mancato avvio della contrattazione».
Ancora, secondo i sindacati, il personale Ata è stato completamente ignorato dalla legge 107, mentre è stato «oggetto di attenzioni inaccettabili dalle varie leggi di Stabilità che tagliano l'organico, riducono la possibilità di sostituire il personale assente, riversano sulle segreterie scolastiche una marea di adempimenti che nulla hanno a che fare con la funzione istituzionale della scuola». 
Ancora: serve la libertà di insegnamento, l'uguale accesso al diritto all'apprendimento, l'eliminazione del rischio di una più grave divaricazione tra scuole e tra zone avvantaggiate e svantaggiate.
E poi ci sono i temi caldi che riguardano l'Isola «che detiene tristi record» - spiegano Cgil Cisl, Uil e Snals. Uno su tutti quello della dispersione scolastica (quasi al 25%, mentre la media nazionale è intorno al 17%). «Non bastano i timidi tentativi di replicare progetti che hanno avuto successo in altre regioni (la Puglia) come “Tutti a Iscol@”, se non sono inseriti in un disegno organico. Numeri e parametri validi per le città del nord, poco si adattano a una realtà che vive la concentrazione di popolazione in alcune zone costiere e lo spettro della scomparsa di tanti centri nelle zone interne». Concludono gli insegnanti: «Se un cittadino sardo paga le tasse come un lombardo, ha diritto alla stessa qualità del sistema d'istruzione e alle stesse chance di successo per i propri figli. La Regione deve difendere questo diritto e richiamare il governo ai suoi obblighi costituzionali. Su questo ribadiamo che l'Unione fa la forza e i sindacati sardi sono pronti a questa battaglia».