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La scuola anti bufale

Dalle elementari ai licei, inizia in classe la battaglia contro le notizie false

02/04/2017
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la Repubblica

Gli strumenti per verificare i fatti e dichiarare guerra alle bufale e alle notizie false ora entrano nelle scuole. Anche grazie alla prima giornata internazionale del fact-checking, promossa dall’Ifcn (International fact-checking network) che ha sede presso il Poynter Institute di St. Petersburg, in Florida, proprio con l’obiettivo di coinvolgere un pubblico sempre più ampio nella battaglia contro la disinformazione e le notizie false. Oggi ci sono 115 progetti attivi in 47 Paesi e, pur se la lotta alle notizie false è massima soprattutto nel mondo dell’informazione, la parte più importante del primo “fact-checking day” è rivolta a insegnanti e studenti, con iniziative ludiche e didattiche scaricabili dal sito dell’evento e del Poynter Institute.

«Anche la scuola si deve fare carico di educare alla verifica dell’enorme mole di dati disponibili online» osserva Alexios Mantzarlis del Poynter Institute. «Le competenze di base per affrontare con spirito critico lo studio non bastano più di fronte a ciò che si trova sui motori di ricerca o sui social». È un’esigenza riconosciuta anche dall’Ocse, che ha anticipato nei giorni scorsi l’intenzione di inserire nei test Pisa (Programma per la valutazione internazionale dell’allievo) “abilità globali” inerenti la capacità di verifica dei fatti. «Con il materiale didattico messo a disposizione sul nostro sito» continua Mantzarlis «puntiamo a raggiungere più docenti possibile e, con effetto moltiplicatore, un buon numero di studenti. La risposta è stata buona ancor prima dell’evento: con 658 download da 23 Paesi potremmo aver già raggiunto 40mila studenti».

Tra i gruppi promotori della giornata c’è l’italiano “factcheckers.it”, che ha già avviato il lavoro didattico in alcune università e scuole. «In collaborazione con i docenti della Bicocca di Milano Stefano Moriggi e Paolo Ferri» spiega Gabriela Jacomella «abbiamo elaborato un pacchetto di cinque lezioni da adattare a esigenze diverse, consapevoli che non basta essere millennial per sapersi districare nella disinformazione.

La prova che i nativi digitali hanno scarsissime competenze di fact-checking il gruppo di esperti italiani l’ha avuta anche da un test compiuto in via sperimentale con l’Università di Padova. «Anche se il campione è troppo ridotto e non possiamo considerarlo davvero rappresentativo» avverte Jacomella.

«Per il nostro test abbiamo sottoposto a 38 studenti universitari sei contenuti informativi, di cui quattro falsi e due veri. I risultati mostrano che 1 su 2 non sa individuare l’attendibilità di una fonte; più di 4 su 10 non sanno identificare l’origine di un video; 7 su 10 non conoscono l’esistenza dei “profili verificati” su Facebook e quasi 9 su 10 non sono consapevoli del fatto che esistono strumenti per accertare da dove viene davvero una foto e quando è stata scattata».


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