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La scrittura degli studenti? È illeggibile. A Cambridge gli esami con il computer

Con tablet e tastiere persa l’abitudine alla calligrafia. I docenti: nei test usano anche gli «emoticon»

11/09/2017
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Corriere della sera

Sara Gandolfi

Anche l’Università di Cambridge si arrende. Il Daily Telegraph rivela che l’austero tempio dell’istruzione superiore sta considerando l’ipotesi di ridurre drasticamente gli esami scritti e di permettere agli studenti di usare laptop e iPad al posto di carta e penna. Il motivo è banale, e preoccupante al contempo: i giovani non sanno più scrivere a mano, la loro calligrafia è a dir poco illeggibile. Dopo piuma e calamaio, è tempo di dire addio pure alla sfera.

L’Università fondata nel lontano 1209 ha lanciato una consultazione (online, ovviamente) sull’argomento, nell’ambito di un’inedita «strategia educativa digitale»: agli studenti viene chiesto se la possibilità di compilare gli esami al computer – come peraltro già avviene in altri atenei – avrebbe un «significativo impatto positivo sul loro benessere».

Ancora non si conosce il parere dei ragazzi, ma un dato è ormai certo: molti di loro prendono brutti voti perché i professori non capiscono ciò che hanno scritto nei test.

Colpa di genitori e maestri che non sanno tramandare l’arte della scrittura, un’«arte morta» come sostiene la professoressa di Storia, Sarah Pearsall? No, piuttosto è mancanza di pratica: «Vent’anni fa, gli studenti scrivevano a mano per diverse ore al giorno, oggi lo fanno solo sotto esame», ha spiegato la docente che in primavera ha supervisionato i primi test sperimentali al computer. Una scelta obbligata, secondo molti professori, costretti quest’estate a fare gli straordinari perché buona parte delle prove scritte a mano dagli studenti agli ultimi esami erano illeggibili.

L’entità del problema ha fatto breccia nella tradizionale severità di Cambridge: gli studenti sono stati richiamati dai professori per leggere a voce le risposte scarabocchiate sul foglio.

Sir Anthony Seldon, vice-rettore dell’Università di Birmingham, non ha dubbi: «Il declino della scrittura a mano è inarrestabile – ha commentato –. Dobbiamo accettare la realtà, la stragrande maggioranza degli studenti è stata educata così». I professori di liceo confermano. Secondo una recente ricerca (commissionata dalla Bic), il 64 per cento ammette che la pessima calligrafia non permette di valutare correttamente i test scritti. Un professore su tre ha pure trovato degli emoticon – le faccine che ridono o piangono, «eredità» dei social network – sui fogli d’esame. L’educatore Tony Sewell avverte: «La scrittura a mano è anche uno strumento utilissimo per il processo di apprendimento. La fluidità del movimento, nello scrivere e trascrivere le note, aiuta a memorizzare i dati, più che usando il computer».

Non tutti però si stracciano le vesti. Eric Mazur, professore di fisica ad Harvard e «padre» della cosiddetta «Flipped Classroom» o classe capovolta – opposta alla tradizionale lezione frontale maestro-allievo – da tempo permette ai suoi studenti di portare in classe computer e cellulari e di «cercare lì dentro tutto quello che vogliono, quando vogliono», anche sotto esame: perché, sostiene, la creatività e l’abilità analitica è più importante della memorizzazione.


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