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La ripartenza passa dalle università

Come sarà l'Università del futuro? La domanda inizia a circolare, e non solo in ambito accademico.

11/04/2020
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La Stampa

Juan Carlos De Martin*

Come sarà l'Università del futuro? La domanda inizia a circolare, e non solo in ambito accademico. La tragedia che stiamo vivendo, infatti, è un evento di portata storica, che modificherà molte cose in profondità. E' quindi doveroso iniziare a interrogarsi su quali possano essere gli scenari futuri.
Esattamente quali saranno i cambiamenti naturalmente non lo sa ancora nessuno. Come in tutte le crisi, infatti, ci saranno - anzi, sono già iniziate - scontri e negoziazioni, anche feroci, per dare forma al futuro.
Alcuni sviluppi, però, possiamo considerarli probabili, tra cui:
- le catene di produzione si accorceranno;
- beni e servizi ritenuti essenziali torneranno ad essere assicurati a livello nazionale;
- i mercati interni aumenteranno di importanza, riducendo l'enfasi sulle esportazioni;
- aumenteranno gli investimenti in sanità pubblica;
- le persone si sposteranno di meno;
- il ruolo dello Stato in molti settori, inclusa l'economia, crescerà;
- il "grande gioco" internazionale tra aree geopolitiche aumenterà di intensità.
Riguardo al mondo dell'istruzione è evidente che il grande esperimento forzato di insegnamento online di queste settimane lascerà tracce importanti anche in futuro. Ciò è positivo a patto che si faccia tesoro degli studi di questi ultimi dieci anni che hanno dimostrato l'importanza del rapporto interpersonale tra docente e studente per assicurare buoni livelli di successo educativo. Un digitale, quindi, non sostitutivo (se non in emergenza), ma - salvaguardata la salute - utile strumento a disposizione dei docenti per aumentare ulteriormente l'efficacia della loro azione.
A parte il digitale e focalizzandoci sulle Università, se gli scenari sopra tratteggiati si realizzeranno, Atenei, pur rimanendo ben connessi con la comunità internazionale, diventeranno più attenti alle priorità nazionali. In particolare vorrei portare l'attenzione sulla probabile maggiore enfasi futura sul mercato interno per compensare il calo delle esportazioni. Se si realizzasse, tale cambiamento potrebbe rappresentare, oltre al resto, un'opportunità non solo per recuperare la quota di manifattura persa negli ultimi 20 anni, ma anche per alzare il livello tecnologico e organizzativo medio del tessuto produttivo italiano. In tal caso le Università svolgerebbero un ruolo essenziale non solo perché fornirebbero i laureati necessari per realizzare tale salto di qualità, ma anche perché, se sostenute da politiche adeguate, potrebbero contribuire direttamente all'innalzamento intensificando le collaborazioni con le imprese.
In ogni caso è opportuno che le Università contribuiscano direttamente a dare forma al futuro partecipando alle discussioni, realizzando studi, prospettando soluzioni creative alle sfide di questa crisi senza precedenti. Lo devono fare sforzandosi di rappresentare gli interessi della maggioranza degli italiani e con l'obiettivo di creare le condizioni per aumentare ulteriormente il loro contributo al benessere culturale, materiale e civile della collettività. —
*Vice direttore Politechn
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Come sarà l'Università del futuro? La domanda inizia a circolare, e non solo in ambito accademico. La tragedia che stiamo vivendo, infatti, è un evento di portata storica, che modificherà molte cose in profondità. E' quindi doveroso iniziare a interrogarsi su quali possano essere gli scenari futuri.
Esattamente quali saranno i cambiamenti naturalmente non lo sa ancora nessuno. Come in tutte le crisi, infatti, ci saranno - anzi, sono già iniziate - scontri e negoziazioni, anche feroci, per dare forma al futuro.
Alcuni sviluppi, però, possiamo considerarli probabili, tra cui:
- le catene di produzione si accorceranno;
- beni e servizi ritenuti essenziali torneranno ad essere assicurati a livello nazionale;
- i mercati interni aumenteranno di importanza, riducendo l'enfasi sulle esportazioni;
- aumenteranno gli investimenti in sanità pubblica;
- le persone si sposteranno di meno;
- il ruolo dello Stato in molti settori, inclusa l'economia, crescerà;
- il "grande gioco" internazionale tra aree geopolitiche aumenterà di intensità.
Riguardo al mondo dell'istruzione è evidente che il grande esperimento forzato di insegnamento online di queste settimane lascerà tracce importanti anche in futuro. Ciò è positivo a patto che si faccia tesoro degli studi di questi ultimi dieci anni che hanno dimostrato l'importanza del rapporto interpersonale tra docente e studente per assicurare buoni livelli di successo educativo. Un digitale, quindi, non sostitutivo (se non in emergenza), ma - salvaguardata la salute - utile strumento a disposizione dei docenti per aumentare ulteriormente l'efficacia della loro azione.
A parte il digitale e focalizzandoci sulle Università, se gli scenari sopra tratteggiati si realizzeranno, Atenei, pur rimanendo ben connessi con la comunità internazionale, diventeranno più attenti alle priorità nazionali. In particolare vorrei portare l'attenzione sulla probabile maggiore enfasi futura sul mercato interno per compensare il calo delle esportazioni. Se si realizzasse, tale cambiamento potrebbe rappresentare, oltre al resto, un'opportunità non solo per recuperare la quota di manifattura persa negli ultimi 20 anni, ma anche per alzare il livello tecnologico e organizzativo medio del tessuto produttivo italiano. In tal caso le Università svolgerebbero un ruolo essenziale non solo perché fornirebbero i laureati necessari per realizzare tale salto di qualità, ma anche perché, se sostenute da politiche adeguate, potrebbero contribuire direttamente all'innalzamento intensificando le collaborazioni con le imprese.
In ogni caso è opportuno che le Università contribuiscano direttamente a dare forma al futuro partecipando alle discussioni, realizzando studi, prospettando soluzioni creative alle sfide di questa crisi senza precedenti. Lo devono fare sforzandosi di rappresentare gli interessi della maggioranza degli italiani e con l'obiettivo di creare le condizioni per aumentare ulteriormente il loro contributo al benessere culturale, materiale e civile della collettività. —
*Vice direttore Politechn


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