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«La riapertura di scuole elementari e materne è già possibile, ecco come»: lo studio del Politecnico di Milano

L’analisi di un team di ingegneri dell’università. Istituti vicini a casa, orari diversi, distanziamenti: è il modo per permettere il ritorno al lavoro dei genitori

26/04/2020
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Corriere della sera

Gianni Santucci

Per il momento si tratta di una proposta. È fondata su un’analisi «di sistema». Un modello «da ingegneri». Se verrà presa in considerazione, potrebbe rivoluzionare la gestione della «Fase 2» dell’epidemia: un cambio completo di scenario rispetto alle ipotesi circolate finora. Alla base, un aspetto che finora nessuno ha avuto il coraggio di toccare: la riapertura delle scuole materne ed elementari, forse anche delle medie. È questo invece il cardine dell’analisi elaborata da un gruppo di lavoro del «Politecnico» di Milano. Potrebbe apparire una proposta «ardita»: ha invece basi molto fondate e nasce all’interno di una delle punte più avanzate della comunità scientifica italiana. Il lavoro nasce per rispondere a una domanda all’apparenza semplice. Ora che madri e padri dovranno (pur con limitazioni) tornare a lavorare, a chi lasceranno i bambini più piccoli? Molte famiglie avranno la scelta obbligata di ricorrere ai nonni (se si ha la fortuna di averli vicini), mettendo così a rischio proprio le persone più fragili, quelle che dovranno mantenere il più alto livello di protezione.

«Una scuola diversa da quella che conosciamo«

«Ovviamente si tratterebbe di una scuola diversa da quella che conosciamo, in termini di orari, turni, composizione delle classi — spiega il rettore del “Politecnico”, Ferruccio Resta —. Gli ingegneri lavorano su vincoli dati: se dunque il vincolo sarà la distanza di 1, o di 2 metri, perché gli adulti possono andare in ufficio o sul tram mantenendo quella distanza e gli studenti no?». Alla domanda non si può rispondere se non tenendo presente un altro aspetto decisivo: «Oggi non possiamo ragionare sulla scuola soltanto per il suo valore culturale, che nessuno discute. Ora la scuola può avere un valore aggiuntivo, può diventare un elemento abilitante per la ripartenza. Non considerare la scuola in quest’ottica sarebbe un errore, significherebbe precluderci alcune possibilità. Senza dimenticare che anche i più piccoli hanno bisogno di relazioni sociali».

Un aiuto per le famiglie che dovranno tornare al lavoro

L’apertura delle scuole per le fasce d’età più basse sarebbe dunque in questo momento un aiuto per le famiglie che dovranno tornare al lavoro e permetterebbe di salvaguardare almeno una fascia di anziani. E avrebbe un altro vantaggio significativo: dato che le scuole materne ed elementari (ma nella maggioranza dei casi anche le medie) sono di solito vicino a casa, tutti gli spostamenti potrebbero avvenire con semplicità a piedi, o con altri mezzi, ma comunque senza sovraccaricare il sistema del trasporto pubblico (per mantenere un certo grado di sicurezza, i mezzi pubblici non potranno mai superare una capienza del 25/30 per cento rispetto a quella normale). Esiste infine un altro «fattore di forza» verso la riapertura delle scuole, un elemento che ha più carattere medico: non sviluppando la malattia, i più piccoli potrebbero essere di gran lunga meno contagiosi degli adulti o degli anziani che si ammalano. Su questo, la medicina ancora non ha certezze. «E non è una variabile che è entrata nel nostro modello — precisa il rettore dell’ateneo milanese — perché il gruppo di lavoro si è concentrato solo sul vincolo delle distanze, senza introdurre elementi sui quali non abbiamo competenze»

Un modello su sette/otto sistemi dalla società

Il gruppo di lavoro del «Politecnico» ha elaborato un modello su sette/otto sistemi dalla società: dalla scuola, ai trasporti, al lavoro, alla finanza, alla società civile, al commercio, e poi ha cercato di identificare tutte le relazioni tra i sistemi, con variabili di ingresso e di uscita. «Questo modello — spiega Ferruccio Resta — permette di analizzare le varie proposte e trovare quella che possa coprire al meglio i punti di debolezza, tenendo presente che in ogni scenario bisogna valutare l’impatto sull’economia, sui valori sociali e sul contagio». Non è contemplata la riapertura di scuole superiori e università, comunità molto più grandi e che hanno un impatto molto più profondo sugli spostamenti. L’ipotesi di riapertura delle scuole avrebbe il «salvagente» del ritorno indietro se l’epidemia dovesse avere un andamento pericoloso.


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