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La rabbia di docenti e personale della scuola a Montecitorio.

Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals chiedono contratto e più democrazia

17/12/2017
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Jobsnews

Il rinnovo del contratto in tempi brevi e risorse aggiuntive per restituire al settore dell’istruzione un livello di considerazione pari a quello dei Paesi più avanzati dell’Ocse. Per sostenere queste richieste i sindacati della scuola Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola e Snals hanno manifestato oggi pomeriggio davanti a Montecitorio, con centinaia di docenti e di dipendenti del personale ATA. Al termine della manifestazione una delegazione dei sindacati è stata ricevuta in Parlamento da deputati e senatori della lista Liberi e Uguali, ai quali hanno ripresentato la drammaticità della situazione in cui versano lavoratrici e lavoratori della scuola, e soprattutto la vera e propria deriva  democratica che si sta verificando, e neppure in modo strisciante, anche per effetto della legge 107, e dei decreti delegati ad essa connessi. Sul palco non solo si sono avvicendati i leader dei quattro sindacati, ma anche docenti e impiegati, che hanno voluto così raccontare le storie personali di chi opera quotidianamente nelle scuole italiane. La sensazione che è stata data è quella di una scuola abbandonata a se stessa da politiche fortemente centralistiche, inaugurate dai ministri dell’Istruzione dei governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni. E infine è stata sollevata l’enorme questione contrattuale, che come una proverbiale fatica di Sisifo, mentre sembra giungere a soluzione, viene continuamente rinviata, per effetto della scarsità di risorse previste in legge di Bilancio. Come per tutto il pubblico impiego, anche il contratto della scuola è fermo da ben nove anni, con una perdita salariale pari a circa tremila euro, nel confronto tra il salario medio del 2009, circa 32mila euro annui, e quello del 2017, appena 29mila.

“La scuola merita più di 85 euro. C’è bisogno di investimenti e di valorizzare le professionalità di chi ci lavora” ha dichiarato dal palco il segretario generale della Flc Cgil, Francesco Sinopoli, aggiungendo che “la questione delle retribuzioni degli insegnanti – sempre in coda nelle classifiche europee – non può restare confinata ai dibattiti ma imporrebbe di agire. E quanto al negoziato contrattuale: in questo momento non c’è nessuna trattativa che possa essere considerata tale”. “E’ passato un anno dall’accordo del 30 novembre, arrivato dopo 8 anni di blocco, e ancora una trattativa – ha insistito Francesca Ruocco, della segreteria nazionale Flc – non si è realmente avuta. C’è stato un solo incontro all’Aran. Bisogna accelerare i tempi”.

“Stiamo chiedendo – le ha fatto eco Pino Turi, leader della Uil scuola – di velocizzare i tempi. Gli 85 euro medi di aumento pro capite e relazioni sindacali corrette sono i punti di partenza. Non facciamo chiusure ‘al buio’, bisogna confrontarsi, ma chiediamo risorse aggiuntive e un contratto che rispecchi il più possibile le nostre posizioni”. Elvira Serafini, segretario generale dello Snals, ha stigmatizzato la “sordità” del governo, per il quale “c’è bisogno di apparecchi acustici”. “Non abbiamo sentito alcun campanello che ci faccia sperare in un miglioramento della situazione. Gli 85 euro – ha commentato – sono uno schiaffo considerando che in tasca ne arriveranno la metà. E la parte normativa del contratto ci interessa tanto quanto quella economica visto che è ormai obsoleta rispetto alle leggi varate”. Per Maddalena Gissi, segretario general Cisl scuola, “E’ inaccettabile la situazione di stallo della trattativa per il rinnovo del contratto” e “nessuno può pensare che gli 85 euro possano rappresentare il recupero del potere d’acquisto perso in questi anni, né colmare la distanza che separa gli stipendi del comparto da quelli di altri Paesi”.


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