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«La partita dell'apprendimento si decide nei primi minuti»

Il pedagogista Maurizio Gentile: «Chi parte in svantaggio fatica a ricuperare. Occorre investire nella famiglia e nella scuola dell'infanzia>

11/07/2014
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Avvenire

La partita si decide nei primi minuti. È lì che si vince o ci si condanna a una dura rimonta: quando sei bambino. La partita dell'apprendimento, della capacità di guardare, capire, porsi le domande giuste, sapersi esprimere.

«Le prove, a cominciare da quelle Invalsi, hanno valore spiega il professor Maurizio Gentile ma solo nel contesto. E se in certe classi c'è un impedimento di partenza...».

 Gentile, capo dell'Osservatorio contro la dispersione scolastica in Sicilia, di recente ha coordinato il percorso di ricercazione dell'Ufficio scolastico regionale, diretto da Maria Luisa Altomonte. Presentando i risultati delle prove 2014, a un certo punto Invalsi ammette, nonostante alcuni progressi, i risultati ancora poco lusinghieri di sud e isole e afferma che soprattutto in Campania, Calabria e Sicilia bisognerebbe intervenire. Però avverte che sui risultati scarsi influiscono «non solo fattori legati al funzionamento del sistema educativo ma anche fattori di ordine economico, sociale e culturale non facili da controllare».

Davvero la scuola da sola può così poco? Già negli anni 70 il sociolinguista Basil Bernstein si domanda quali variabili incidano sull'apprendimento, individuando il principale nel contesto economico-sociale. Decisive sono le relazioni all'interno della famiglia e le competenze linguistiche che i genitori inevitabilmente trasmettono ai figli. Decisiva è l'esperienza globale di stimolazione cognitiva. Moltissimo dipende dal lavoro narrativo della mamma, che accompagna fin da subito il figlio alla scoperta del mondo, dando un nome e una collocazione a cose e persone. E il patrimonio di base che poi il bambino userà... o non userà se non l'ha ricevuto, o potrà usare ben poco se è stato scarso.

La partita si decide dunque nei primi minuti? I primi minuti sono importantissimi ma intervenire si può sempre. L'ideale è però l'intervento precoce coinvolgendo la famiglia. I francesi parlano di parentage, ossia dell'arte di diventare genitori efficaci, in grado di esercitare fino in fondo la propria funzione. Poi, soprattutto nei quartieri più poveri, importante è la scuola dell'infanzia che andrebbe resa obbligatoria.

Non è che così, per non colpevolizzare gli insegnanti, finiamo per colpevolizzare i genitori? No. Ma se, ad esempio, a Brancaccio una sedicenne diventa mamma per una fuitina, lei stessa si trova condizionata e svantaggiata, ed entra in una spirale da cui non è semplice uscire. Però bisogna tentare! Lo psicanalista Wlfred Bion parla di «atto di fede», in senso psicologico. Se non abbiamo fiducia che realtà e persone possano cambiare, è molto difficile che cambino.

Ma le prove Invalsi quanto valore hanno? Perché sia valida, la prova dev'essere ecologicamente valida. La prova deve considerare il contesto. Per capirci, un confronto tra un bambino del quartiere Zen e uno altoatesino è un'operazione invalida.

E quindi? Ripeto: chi parte svantaggiato, se non trova un contesto riequilibrante, vedrà accumularsi ostacoli e ritardi. Occorrono interventi precoci. Ma non solo. Il nostro percorso di ricercazione, per sviluppare competenze e abilità nella letto-scrittura e nella matematica, per saper pensare e organizzare il metodo di studio, ha dato ottimi risultati. Se c'è un investimento specifico, le performance degli studenti migliorano.


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