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La Nuova Ferrara: «Personale qualificato usato a basso prezzo, così muoiono l’università e la ricerca pubbliche»

Facciamo ricerca e docenza ma siamo precari

27/04/2006
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Nuova Ferrara

PRECARIATO

Alessandra Molinari ha 37 anni, ne aveva 25 quando ha preso la laurea in Chimica, a 29 ha terminato il dottorato e fino al 2003 ha lavorato con assegni di ricerca. Da allora va avanti con contratti di collaborazione: il suo ultimo co.co.co scadrà a novembre.
Un primo maggio amaro.
«C’è poco da festeggiare, ma molto su cui riflettere. Casi come il mio solo a Ferrara sono centinaia. Facciamo ricerca e docenza ma siamo precari. Il nostro lavoro è uguale a quello di uno strutturato, ma senza certezze nè tutele».
Qual è la sua retribuzione mensile?
«Dipende, ora sono 1.100 euro, ma qualche mese fa erano 900».
Quando ha intrapreso la carriera universitaria aveva messo in conto un precarieto così lungo?
«Quando, per una precisa scelta, ho deciso di fare il dottorato per lavorare in università, la situazione era molto diversa. Dieci anni fa gli Atenei potevano contare su fondi per i concorsi che poi sono stati tagliati, innescando una inversione delle politiche per la ricerca anche a livello locale. Con la legge sugli assegni di ricerca, nel 1997, i ricercatori precari hanno di fatto assunto mansioni uguali a quelle degli strutturati e le Università hanno avuto modo di utilizzare personale qualificato a basso prezzo».
Poi è arrivata la Moratti.
«La riforma è stata approvata a ottobre e gli effetti concreti ancora non si sono fatti sentire. Resta indubbio un immobilismo nel personale strutturato che ha conseguenze devastanti per i ricercatori precari. Quando la situazione sembrava meno fosca, mi sono sposata e ho messo su famiglia. E meno male, perché oggi avrei paura».
La Finanziaria ha introdotto la possibilità del 5 per mille per la ricerca.
«Negli ultimi cinque anni il governo ha messo in atto un sistematico smantellamento dell’istruzione pubblica, dalla scuola fino all’Università. Lo Stato non può scaricare sui cittadini quella deve essere una sua precisa scelta di investimento sul futuro. A chi vuole comprare attrezzature per la ricerca coi soldi del 5 per mille ricordo che deve anche pensare al personale che li usa, questi strumenti. Si calcola che la formazione di uno studioso fino al termine del dottorato costi allo Stato 700.000 euro: è uno spreco costringere queste professionalità a scappare all’estero».