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La ministra Fedeli e il telefonino misterioso

Con tutto il rispetto per le Istituzioni e per la Ministra, da mamma e da scrutatrice del costume, mi accade di guardare, leggere, ascoltare i “piani” della Ministra Fedeli, annunciati ormai al ritmo di quasi uno alla settimana, con una certa inquietudine. 

14/09/2017
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La Stampa

Antonella Boralevi

Con tutto il rispetto per le Istituzioni e per la Ministra, da mamma e da scrutatrice del costume, mi accade di guardare, leggere, ascoltare i “piani” della Ministra Fedeli, annunciati ormai al ritmo di quasi uno alla settimana, con una certa inquietudine. 

La Ministra esordì inserendo nel suo curriculum come “ laurea” un diploma da lei ottenuto. Spiegò, mi pare, che sì a suoi tempi si chiamava “ diploma” , ma adesso corrisponde a quella che si chiama “ laurea”. Insomma, si era “ laureata” con valore retroattivo. Cito questa curiosa approssimazione perché mi pare, magari sbaglio, sottesa ad altre iniziative dalla Ministra promosse. 

La più recente riguarda l’utilizzo del cellulare in classe. Da questo venerdì, ha detto Fedeli , «una commissione ministeriale s’insedierà per costruire le linee guida dell’utilizzo dello smartphone in aula. Entro breve tempo avrò le risposte e le passerò con una circolare agli istituti». 

Ignoro le esperienze personali della Ministra con gli adolescenti. Ma sono certa che le sarà accaduto, come a tanti genitori, di verificare sul campo la relazione simbiotica che molti adolescenti intrattengono con il loro cellulare. È quasi impossibile, Signora Ministra, stabilire un contatto audio/video live con un adolescente senza accettare che non stacchi gli occhi dal display. 

È vero: i nostri figli sono multitasking. Ci ascoltano anche se la loro attenzione è concentrata sul display. Ma cosa è la Scuola, Signora Ministra? Infinite cose, dirà Lei. E ha perfettamente ragione. Tra tutte, da mamma e da studentessa e da ex ricercatrice universitaria, io proverei a dire che la Scuola è anche concentrazione. Educazione al pensiero . Formazione al pensiero critico. È uno spazio/tempo in cui la Mente riconosce sé stessa. Prova. Sbaglia. Individua l’errore. Lo corregge. Riprova. La Scuola forma o dovrebbe formare una Mente capace di guardare sè stessa e il mondo. 

Magari sbaglio.La Commissione di certo è competentissima. Lei anche. Ma mi domando come i nostri figli possano fare l’emozionante incontro con le straordinarie capacità della loro mente, mentre chattano e videogiocano e navigano su youtube ( pur magnificamente controllati e assistiti secondo circolare) col telefonino in classe. 


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