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La libertà di insegnamento va difesa ma non si trascuri la Qualità

Tullio Gregory

23/08/2014
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Corriere della sera

Caro direttore, con toni accesi, Dario Antiseri (Corriere , 21 agosto) scuote «l’intellighenzia culturale e politica cattolica» e l’invita a difendere i finanziamenti statali per la scuola paritaria, attaccando i «cattolici cosiddetti liberali schierati a servizio di cosiddetti liberali laici», allineati «dalla parte dei tanti pretoriani del monopolio statale dell’istruzione», responsabili tutti del «massacro di libertà» che si consuma giornalmente in Italia dato che con la chiusura di una scuola paritaria «ogni tre giorni», scrive, «ogni tre giorni è morto un pezzo di libertà». Evidentemente di libertà ce ne è tanta nel nostro Paese, se il suo «massacro» continua inesorabile a ritmo così rapido!
Antiseri non dice nulla del livello culturale delle scuole paritarie (in maggioranza cattoliche) ove la «libertà di insegnamento» — giustamente difesa — è condizionata da scelte ideologico-religiose precise nella selezione degli insegnanti e dei testi scolastici, e dimentica come esse divengano spesso scuole di carità, garantendo esiti sempre positivi dei curriculum scolastici, così da assicurare una tranquilla vita in famiglia, senza ansie per gli esami e per le vacanze. Forse non tanto la libertà, quanto la facilità interessa alunni e genitori. Sarebbe comunque bene evitare alcuni slittamenti semantici, usando come sinonimi «scuola paritaria» (privata) e «scuola libera» come se la libertà si garantisse sotto il tetto di una ideologia religiosa e con il consenso della Conferenza episcopale italiana (ai cui desideri Antiseri vorrebbe si sottomettesse anche il presidente del Consiglio Renzi).
L’autore dell’articolo ricorda la risoluzione del 1984 sulla libertà di insegnamento del Parlamento europeo, ma dimentica il dettato costituzionale che garantendo libertà scolastica, precisa che le scuole private non debbono comportare «oneri per lo Stato», norma spesso aggirata dai nostri legislatori e amministratori. Forse Antiseri intende promuovere una nuova crociata per difendere i privilegi fiscali di cui godono gli enti ecclesiastici che evadono il pagamento delle imposte sugli immobili, anche se destinati a scopi di lucro, ritenendo che anche far pagare le tasse sia una pretesa dei «poco lungimiranti statalisti» impegnati nel «massacro di libertà»?