FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3914195
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » La grande stangata delle università 1.000 euro tra iscrizione e test

La grande stangata delle università 1.000 euro tra iscrizione e test

Tasse per gli studenti cresciute del 70 per cento dal 2003 E le facoltà fanno cassa col numero chiuso: più 274 per cento

27/07/2014
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Salvo Intravaia

GLI atenei statali fanno cassa con gli studenti. Tra tasse di iscrizione e immatricolazione, quote per i test di ammissione e tassa regionale per il diritto allo studio, le famiglie sono tartassate. Dal 2003 al 2013, gli introiti delle università dovuti a contributi e altri balzelli sono aumentati del 57%, mentre il numero degli stessi diminuiva del 7. Così, le tasse a carico di ogni iscritto sono passate in media dai 683 euro del 2003 ai 1.151 del 2013, lievitando del 69%.Ma gli atenei non alleggeriscono soltanto le tasche dei nuclei familiari con ragazzi intenti a raggiungere la laurea. Riescono ad arrotondare i bilanci anche con altre voci, un tempo inesistenti, come l’organizzazione dei corsi Tfa — acronimo che sta per Tirocinio formativo attivo — per coloro che, una volta laureati, aspirano ad ottenere l’abilitazione all’insegnamento nella scuola. Una voce che garantisce alle università 20 milioni di euro l’anno. Ci sono poi gli introiti relativi ai corsi di dottorato, quelli per i corsi di specializzazione e per i master.
Proprio in questi giorni, le famiglie sono alle prese con i primi balzelli da sborsare: l’iscrizione ai test di ammissione alle facoltà a numero chiuso, che sono la maggior parte dei corsi organizzati dalle università italiane. Per iscriversi occorre sborsare da 15 a 100 euro. Tutte somme “non rimborsabili a nessun titolo”, precisano tutti bandi pubblicati per l’anno accademico 2014/2015, e che hanno fatto lievitare la relativa voce di bilancio degli
atenei del 274 per cento negli ultimi dieci anni.
Superati i test, sarà la volta delle tasse vere e proprie. In pochi anni — dal 2008 al 2013 — il Fondo di finanziamento ordinario si è assottigliato del 10 per cento — passando a 6.695 milioni — e il numero degli studenti ha subito lo stesso destino: meno 7 per cento. Così, gli atenei sono stati “costretti” a rivolgersi alle famiglie per fare quadrare i bilanci e le tasse versate dai soli studenti si sono impennate del 51 per cento. Per Gianluca Scuccimarra, coordinatore dell’Unione degli universitari, «a supplire ai tagli dei finanziamenti sono solo ed esclusivamente gli studenti
». «Nonostante — continua — ci siano in discussione due proposte di legge per rimodulare la contribuzione studentesca, ad oggi, il governo, come i precedenti, non ha detto nulla su un tema fondamentale per il Paese». Ma, per evitare la fuga dagli atenei, qualcosa si muove. Alla Sapienza di Roma dal prossimo settembre le tasse saranno personalizzate: in base al proprio Isee. E non per fasce di reddito. Ed è stato riconfermato il bonus-fratelli — uno sconto sulle tasse fino al 30 per cento, in base al reddito — per chi ha più figli nello stesso ateneo e anche l’esenzione per gli studenti meritevoli.