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La grande fuga dei giovani dall´Italia 80mila dicono addio, soprattutto al Nord

Gli emigranti cresciuti di un terzo nel 2012. Germania e Svizzera le mete più ambite. L´esodo più massiccio riguarda la fascia di età compresa tra i 20 e i 40 anni. Boom di partenze tra i laureati lombardi e veneti. "Così guadagnano 540 euro in più"

07/04/2013
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la Repubblica

ELENA DUSI


ROMA - Italia, un paese da cui fuggire. Il numero dei cittadini che la pensano così nell´anno passato è aumentato di un terzo. Nel 2012 a dare l´addio al paese sono stati 79mila italiani, quasi 20mila in più rispetto all´anno precedente (quando ci si era fermati a quota 61mila). A un´emorragia simile non si assisteva da decenni. E l´aspetto più grave dei dati registrati dall´Anagrafe della popolazione italiana residente all´estero (Aire) è che ad andarsene sono soprattutto i giovani fra 20 e 40 anni, pari al 44,8% degli emigranti, in aumento del 28,3% rispetto al 2011.
I registri dell´Aire catturano le dimensioni di un flusso, ma non tengono contro del titolo di studio o delle motivazioni di chi parte. A scavare in questi dettagli è stata, l´anno scorso, l´indagine Istat "Italiani residenti all´estero". E qui l´impressione che l´emigrazione italiana sia diventata più qualificata - una vera e propria "fuga dei talenti" - viene confermata in pieno. Se l´unità d´Italia e la crudezza dei due dopoguerra hanno spinto a imbarcarsi per andare oltre oceano molti italiani del Sud e molti giovani maschi con poca istruzione, oggi sono soprattutto i laureati del Nord a lasciare il paese in cerca di un´opportunità all´altezza della loro preparazione.
In vent´anni la mappa dell´emigrazione italiana si è completamente capovolta. Nella prima metà degli anni ‘90 uno su quattro fra chi lasciava il paese partiva da una regione settentrionale. Oggi sono diventati più della metà (54%), mentre sono crollati gli addii dal Meridione: dal 61 al 27% rispetto al totale degli emigrati. Il risultato è che nel 2012 Lombardia e Veneto sono state le due Regioni che più hanno alimentato il deflusso di sangue giovane e prezioso, mentre la Germania è il paese di destinazione più gettonato.
Non c´è nulla di cui stupirsi se il sentiero che porta verso il nord Europa si è scavato sempre di più. Lo "spread" della disoccupazione fra Italia e Germania si è ampliato negli ultimi anni fino a diventare un dirupo: 11% per Roma contro il 7% per Berlino. E se si guardano i giovani con meno di 25 anni, in Italia 37 su 100 sono senza lavoro, contro l´8% dei coetanei tedeschi.
Ma riempire una valigia e partire oggi non basta più. I paesi che assorbono manodopera (oltre alla Germania, la Svizzera e la Gran Bretagna sono in testa alle mete dei giovani italiani) cercano lavoratori qualificati. Ecco perché gli emigrati con un diploma sono crollati tra il 2001 e il 2010 da 14 a 8mila, mentre i laureati sono l´unica categoria in aumento: da 3.879 a 6.276 italiani ogni anno e dall´8,3 al 15,9% rispetto al totale dei partenti. Sempre secondo i dati dell´Aire (anticipati ieri dalla trasmissione "Giovani talenti" di Radio 24), gli uomini che decidono di emigrare sono il 56% rispetto al 44% delle donne.
Una volta arrivati all´estero, i "giovani talenti" finiscono col trovarsi bene. Oltre la metà, secondo l´Istat, svolge un mestiere classificato come "dirigenziale" o come "professionista a elevata specializzazione". Questo dato fra i giovani laureati rimasti in Italia è invece del 42%. E il prezzo del biglietto per andare all´estero è ampiamente ripagato dallo stipendio. Mettendo uno di fronte all´altro due laureati che lavorano a tempo pieno, quello che si trova in un paese straniero guadagna mediamente 540 euro in più rispetto al giovane che è restato in Italia.


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