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«La didattica a distanza ritarda l’apprendimento in matematica e lettura» I test dall’Olanda agli Usa

L’Italia finora non ha fatto analisi. Penalizzati gli alunni con situazioni familiari svantaggiate

12/01/2021
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Corriere della sera

 Gianna Fregonara e Orsola Riva

«La Dad non funziona più», ha detto ieri Lucia Azzolina. Ma finora ha funzionato? La ministra è molto preoccupata per la dispersione scolastica in rialzo (siamo passati dal 13,8% del 2016 al 14,5% del 2018), su cui purtroppo non abbiamo dati aggiornati se non un report di Ipsos-Save the Children basato sulle dichiarazioni di un campione di studenti che si sentono più impreparati di quando andavano a scuola (35%) e lamentano un peggioramento nelle capacità di concentrazione e studio (37%). Quanto agli effetti della Dad sulla preparazione degli studenti, il ministero finora ha scelto di non fare nessuna rilevazione (i test Invalsi, già saltati l’anno scorso, sono tornati di nuovo in bilico), diversamente da altri Paesi europei che a settembre hanno condotto studi approfonditi.

In Olanda, per esempio, dove le chiusure della primavera scorsa sono durate 8 settimane contro le 12 italiane (e le dotazioni tecnologiche di partenza di famiglie e scuole erano molto migliori), il sistema dei test ha permesso di accertare un ritardo negli apprendimenti dei bambini della primaria pari al 20%. Idem in Francia dove gli alunni di seconda elementare hanno subito un rallentamento consistente degli apprendimenti soprattutto nella lettura e nella scrittura, mentre per la matematica i problemi si vedono soprattutto nei bambini che hanno un background svantaggiato. È andata decisamente meglio in prima media, dove i risultati sono addirittura migliorati quest’anno, soprattutto grazie alle contromisure messe in opera dal governo francese che ha deciso di concentrare gli sforzi sul recupero dei ritardi nelle competenze fondamentali (leggere, scrivere e fare di conto) anche a danno di altre materie.

La stessa potatura di rami (e di materie da recuperare) è stata pragmaticamente decisa dagli inglesi fin dall’inizio dell’emergenza. In Italia, invece, i piani di recupero individualizzati (i cosiddetti Pia e Pai) che erano stati annunciati per lo scorso settembre sono stati rinviati a causa della drammatica mancanza di docenti nelle prime settimane di scuola. Resteranno una buona idea mancata. Avendo poi il ministero deciso di promuovere tutti già una prima volta, come potrebbe avvenire anche quest’anno, si rischia di rinviare ulteriormente la presa d’atto di cosa realmente non ha funzionato.

Gli effetti

L’Italia finora non ha fatto analisi. Penalizzati gli alunni con situazioni familiari svantaggiate

Se guardiamo ai risultati dei test effettuati a inizio anno in 25 Stati americani su 300 mila bambini di quinta elementare, c’è di che aver paura. Meno 33% degli apprendimenti attesi in matematica e meno 13% in lettura, che diventano rispettivamente meno 41 e meno 23 nelle scuole dove c’è una maggioranza di studenti di colore (ispanici o neri). Secondo un report pubblicato da McKinsey a dicembre, se la chiusura delle scuole dovesse prolungarsi fino alla fine dell’anno gli alunni americani rischiano di accumulare un ritardo complessivo di 9 mesi che diventano 12 per i bimbi afroamericani e latinos. Le lezioni online restano dunque un ripiego, anche se istituzionalizzato per le scuole superiori con le linee guida dal ministero la scorsa estate. Al di là della questione della preparazione, che avrebbe richiesto un ripensamento dei «programmi», gli adolescenti scontano anche un tasso crescente di depressione e di ansia: nel sondaggio di Save the Children uno studente su tre dichiara che nella sua classe almeno un compagno non si è mai presentato in classe. E il 31% dei ragazzi denuncia stanchezza, il 17% incertezza e preoccupazione e quasi uno su due si sente accusato dagli adulti di essere una delle cause del contagio.

Con questi numeri e questi riscontri sarebbe bello, oltre che utile, che per curare il malato iniziassimo a prendergli almeno la temperatura, dando il via ad una rilevazione di ciò che è realmente successo con le lezioni da casa.


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