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«La conoscenza dimenticata»

Pubblichiamo uno stralcio dell’intervento che il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha tenuto ieri a Bari

20/10/2013
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Il Messaggero

L’INTERVENTO
La capacità di puntare su una crescita dell’economia, e della società, basata su innovazione e competenze, richiede, nel nostro paese, una pluralità di azioni e il coinvolgimento di più attori in grado di rompere un circolo vizioso che dura da troppo tempo.
Vi è innanzitutto un ruolo molto importante delle famiglie, che possono sia investire nella crescita del capitale umano dei più giovani sia trasmettere loro modelli positivi e comportamenti virtuosi.
LETTURA
Parlando di libri, alcune analisi realizzate dalla Banca d’Italia mostrano che è forte la correlazione tra alcune condizioni ambientali, come l’ampiezza della biblioteca domestica e l’intensità di lettura da parte della madre, e la propensione a leggere da parte dei bambini.
È poi fondamentale il rilancio della scuola e dell’università. Negli ultimi anni sono stati registrati passi in avanti. Mi riferisco ad esempio al ritorno alle procedure concorsuali per la selezione del personale docente delle scuole elementari, medie e superiori. Si tratta in linea di principio di un importante segnale di novità rispetto alla tradizione di privilegio dell’anzianità di iscrizione nelle liste degli aspiranti al ruolo, con qualche presumibile effetto di ringiovanimento del corpo docente. Proseguire con decisione lungo una direttrice di valorizzazione del merito richiederebbe a regime l’affermazione del concorso come strumento naturale di selezione della professione docente. La questione è come rendere questo strumento efficiente, trasparente e al passo coi tempi. Allo stesso tempo, occorrono strumenti per rendere permanente anche la formazione di chi insegna.
LA SCUOLA
Pur con alcune differenze tra i diversi gradi di istruzione, nel complesso le risorse pubbliche investite nella scuola non sembrano in Italia inferiori a quelle della media dei paesi Ocse, anche se è maggiore lo sforzo da compiere per ridurre il nostro ritardo, così come non sfiguriamo in termini di rapporto tra numero di studenti e insegnanti. Uno svantaggio per gli studenti italiani emerge invece a livello di istruzione terziaria, in termini sia di risorse economiche sia di dimensione del corpo docente. Risorse adeguate andrebbero inoltre previste per sistematiche azioni di recupero e sostegno delle scuole in maggiore difficoltà, concentrate nelle regioni del Mezzogiorno, e per il contrasto alla dispersione scolastica.
Va infine guardato con favore il rafforzamento dell’autonomia e dell’accountability dei singoli istituti scolastici o universitari.
Il consolidamento dell’attività di valutazione nazionale dell’Invalsi e dell’Anvur ne sono tasselli decisamente importanti. Per la prima volta, nonostante le esigue risorse e le prevedibili resistenze, quasi un intero settore della Pubblica amministrazione è stato sottoposto a un esercizio di valutazione: ciò riconosce all’istruzione un ruolo chiave nel funzionamento del sistema sociale ed economico italiano.
GLI INCENTIVI
Pur con finalità differenti, i due esercizi di valutazione possono entrambi rafforzare il meccanismo reputazionale che, insieme alla regolamentazione e agli incentivi monetari, può in ultima analisi promuovere il merito e l’efficienza nella scuola e nell’università.
È quindi importante valorizzare entrambe le istituzioni, promuovendone il ruolo con convinzione nel dibattito pubblico.
Come ho ricordato, l’acquisizione delle competenze non può esaurirsi, però, nei corsi di studio: le competenze vanno continuamente adeguate, anche da adulti, alle nuove mutevoli richieste che emergono nel contesto esterno. Per gli «adulti giovani», in larga parte ancora coinvolti nei processi formativi, sono necessari interventi e strumenti che consentano di associare efficacemente l’istruzione formale (scolastica o universitaria) a quella funzionale acquisibile più direttamente nel mercato del lavoro. In questo senso va ricercato un utilizzo non opportunistico e più fruttuoso di istituti contrattuali quali l’apprendistato e i tirocini formativi.
CONTRATTI
I più recenti interventi normativi si sono mossi in questa direzione, adattando tali istituti, da un lato, alle nuove esigenze formative e, dall’altro, introducendo vincoli e requisiti per il loro impiego finalizzati a massimizzarne la valenza formativa e a limitarne gli abusi.
Per gli «adulti anziani», ormai lontani dagli anni dell’istruzione formale, occorrono strumenti che facilitino la formazione continua sul lavoro e che favoriscano, in caso di perdita dell’impiego, un’opportuna riqualificazione delle competenze sinora acquisite alla luce delle necessità espresse dal mercato del lavoro. È un ambito di azione, questo, che presenta ampi margini di miglioramento.
LA SPESA
La spesa pubblica italiana nelle politiche attive per la formazione e i servizi per l’impiego era nel 2007, prima della crisi, pari a due decimi di punto percentuale del Pil, la metà o meno di quella sostenuta nell’intera Unione Europea o in Germania e Francia. Durante la crisi, la quota del Pil destinata a tali politiche in Italia si è ulteriormente ridotta, mentre è cresciuta in quasi tutti i paesi dell’Unione.
PRODUTTIVITÀ
Infine, occorre un salto di qualità del settore produttivo: abbiamo bisogno di imprese più grandi, più tecnologiche, più internazionalizzate; a sua volta la politica deve agire per creare le condizioni favorevoli all’attività d’impresa e alla riallocazione dei fattori produttivi verso le attività in espansione.
In questi anni non è mancata la spinta riformatrice, ma si è sviluppata in modo non sempre organico; in molti casi il processo di attuazione stenta a completarsi e le amministrazioni tardano a modificare i comportamenti.
Ignazio Visco
 


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