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"L'università rischia il crollo degli studenti Temiamo che il 20% abbandoni i corsi"

Questa crisi ci ha insegnato che abbiamo bisogno di più competenza, ricerca, scienza. Il rischio di un calo di immatricolazioni sarebbe un pessimo segnale per la ripartenza del Paese

27/04/2020
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La Stampa

FEDERICO CAPURSO
ROMA
«La preparazione della fase 2 ci ha tolto il sonno, ma siamo pronti». Gaetano Manfredi, ministro dell'Università e della ricerca risponde al telefono dalla sua casa di Nola, vicino a Napoli, dove è tornato a prendere «una boccata d'aria, con la famiglia», dopo settimane passate nei palazzi romani, programmando la prossima vita degli atenei italiani. Eppure, «è ancora forte la preoccupazione – dice – per le ricadute che la crisi economica potrebbe avere sulle iscrizioni all'università. Questa crisi ci ha insegnato che abbiamo bisogno di più competenza, ricerca, scienza. Il rischio di un calo di immatricolazioni sarebbe un pessimo segnale per la ripartenza del Paese». Dopo la crisi del 2008 si registrò un calo del 20% delle iscrizioni alle università, ricorda Manfredi, «ecco perché stiamo pensando di introdurre misure di sostegno economico per gli studenti».
Che genere di intervento ha in mente e di quali cifre stiamo parlando?
«È una valutazione complessa. Solo quest'anno eravamo riusciti a tornare ai livelli pre-crisi, ma oggi siamo più robusti, perché dopo quello shock venne introdotta la "no tax area", che permette a un numero cospicuo di studenti provenienti da famiglie a reddito basso di non pagare le tasse universitarie. È stato uno strumento importante e adesso, in base a una stima sulla riduzione dei redditi, moduleremo e amplieremo lo strumento della "no tax area". Ci vorrà però ancora un po' di tempo».
Giuseppe Conte ha presentato ieri il nuovo Dpcm. Cosa cambierà per le università a partire dal 4 maggio?
«Riprenderanno a pieno regime le attività di ricerca negli atenei e negli enti pubblici. Daremo la possibilità di svolgere attività individuali in laboratori, biblioteche e strutture per tirocini. Proseguirà, invece, la didattica a distanza fino a luglio».
Come verrà affrontata la sessione estiva di esami?
«Per esami, lauree, esercitazioni, lasceremo la possibilità agli atenei di prevedere la presenza fisica dello studente, a patto che si rispettino le prescrizioni di sicurezza sanitaria e l'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale».
Non teme che questa libertà lasciata agli atenei possa essere letta come il voler scaricare la responsabilità della scelta sui rettori?
«È stata proprio la conferenza dei rettori a chiederci maggiore autonomia, vista la diversa diffusione del virus da regione a regione. Poche persone in un'aula, a distanza e con i dispositivi di protezione, renderebbero possibili gli esami un po' ovunque, ma dobbiamo essere flessibili. Molti atenei, ad esempio, hanno numerosi studenti fuorisede tornati nelle loro regioni e gli esami online sono l'unica soluzione».
Si aprirà a breve anche la stagione dei test d'ingresso nelle università. Farli online, con un cellulare tra le mani o dei suggeritori al fianco, non li rende inutili?
«È una visione un po' pessimistica dell'etica degli studenti. Ci sono però nuove tecnologie che rendono abbastanza affidabili i test online programmati dalle singole università. Per quanto riguarda i test nazionali, come quelli di medicina, abbiamo intenzione di farli dal vivo, ovviamente con un'organizzazione logistica che permetta il distanziamento. Potranno farlo anche agli atenei per i loro test locali, laddove ritengano indispensabile la presenza dello studente».
Che università sarà all'inizio del prossimo anno accademico? Si parla di una possibile ondata di ritorno dei contagi proprio in autunno.
«Ci stiamo attrezzando a un eventuale ritorno del virus. Il piano che partirà a settembre prevede una soluzione mista di lezioni in aula e didattica online. Ogni ateneo dovrà redigere un piano dettagliato, con un'offerta modulare che permetta di tenere parte degli studenti a casa e parte in aula. Vogliamo rendere il più semplice possibile un passaggio rapido da una modalità di didattica all'altra, per evitare altri periodi di stop».
Serviranno fondi ulteriori per gli atenei.
«Stiamo mettendo a punto alcuni interventi. Per potenziare le strutture informatiche, ad esempio, ci sarà uno stanziamento di 70 milioni di euro in un decreto che firmerò tra pochi giorni».
Le lezioni online entreranno in pianta stabile nella vita degli studenti?
«No, il nostro obiettivo è ritornare progressivamente alle lezioni in aula. Per farlo, però, abbiamo bisogno che si verifichino una serie di condizioni di sicurezza sanitaria».
A Roma è scoppiato il primo focolaio in un'università, nel dormitorio della Pontificia salesiana. Arriveranno nuove limitazioni per le residenze gestite dagli atenei?
«A loro va il mio augurio di uscire al più presto da questa situazione. Chiamerò il rettore nelle prossime ore, ma continueremo a gestire la situazione dei dormitori attraverso il protocollo di comportamento già adottato, che prevede distanziamento sociale, controllo sanitario di tutti i ragazzi e stanze singole». mente e di quali cifre stiamo parlando?