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L’università nel caos

Il Tar del Lazio piccona le graduatorie dei test nazionali di abilitazione Così i giudici sventano un’altra parentopoli Eadessoil mondodellaricerca chiede al ministero: difendiamo il merito

04/04/2014
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la Repubblica

GIOVANNI VALENTINI

ROMA.
Fioccano le sospensioni e gli annullamenti del Tribunale amministrativo del Lazio, competente per gli atti dell’amministrazione statale su tutto il territorio nazionale, dopo la pioggia di ricorsi contro l’esito dell’Abilitazione scientifica (non didattica) per i professori universitari. In diversi i casi, i giudici del Tar hanno stabilito anche che le commissioni esaminatrici devono essere interamente ricostituite per emettere un nuovo verdetto entro 60 giorni. Un terremoto insomma - per l’Università italiana, già minata dalle sue croniche carenze e disfunzioni.
All’origine della vertenza c’è la controversa introduzione ex postdei parametri di “sottosettorialità” che hanno ribaltato le graduatorie originarie, compilate secondo i criteri oggettivi e meritocratici previsti dalla riforma ministeriale. Con questo sistema, molti aspiranti che in base
alle loro pubblicazioni vantavano titoli scientifici specialistici, studiosi già noti e apprezzati nelle rispettive discipline, sono stati scavalcati da concorrenti con un curriculum più generico e meno qualificato. E spesso, a favore di figli o allievi dei potenti “baroni” universitari.
Ma ora le ordinanze del Tar, come in una reazione a catena, stanno praticamente azzerando la situazione in vari campi accademici. Il Tribunale amministrativo del Lazio ha accolto, per esempio, il ricorso di Greta Tellarini che aveva presentato domanda per l’abilitazione alle funzioni di professore universitario di prima fascia nel settore del Diritto commerciale della navigazione: la sua preparazione era stata sommariamente liquidata da uno dei componenti come «accettabile », in senso spregiativo e in modo difforme dalle direttive ministeriali. E perciò è stata disposta la costituzione di una nuova commissione esaminatrice.
Lo stesso Tar ha dato ragione a Marco Gentile che aspirava a diventare professore di seconda fascia per Storia medievale: in questo caso, secondo la magistratura amministrativa, i giudizi individuali di non idoneità «non sembrano raggiungere un adeguato grado di sintesi nel giudizio finale complessivo». Analogamente è stato accolto il ricorso di Tessa Canella, per Scienze del libro e del documento e Scienze storico-religiose. Il Tar ha riconosciuto un «sufficiente fumus bo-ni iuris in ordine alla incongruità del giudizio della Commissione rispetto a quello positivo reso
dall’esperto nominato dalla medesima commissione». Nello stesso settore, è stato annullato il giudizio negativo su Francesco Mores: qui il fumus attiene «allo specifico profilo di conoscenza dell’esperto chiamato a esprimere il parere pro veritate nei confronti del candidato e della congruenza delle sue pubblicazioni ».
Ancora più paradossale il caso di Stefano Benussi che aveva presentato domanda per diventare professore di seconda fascia per la Chirurgia cardio-toracovascolare. Il verdetto della Commissione è stato ritenuto incongruo «rispetto al numero delle pubblicazioni del candidato», considerando anche il fatto che il giudizio individuale dei singoli commissari era risultato positivo a maggioranza dei 3/5.
Particolarmente significativo il documento di protesta inviato al ministro dagli archeologi dell’Accademia dei Lincei, tra cui Ermanno Arslan, Salvatore Settis e Fausto Zevi. Oltre a contestare «la scelta della Commissione di abilitare un numero spropositato di candidati» (69 su 160 nella prima fascia e 241 su 553 nella seconda), si critica nel merito anche la qualità accademica dei nuovi professori: «Sono stati resi idonei candidati, la mediocrità o addirittura l’irrilevanza della cui produzione – si legge nel testo - è visibile ictu oculi a chiunque».
In polemica poi con Andrea Ferretti, primario di Ortopedia all’ospedale Sant’Andrea di Roma, econ Repubblicache neaveva raccolto le dichiarazioni, il professor Paolo Cherubino ha inviato una lettera al presidente del Collegio dei professori di prima fascia di Ortopedia e Traumatologia, Sandro Giannini, e a tutti i membri, contestando le critiche alla procedura di abilitazione. Ma Ferretti ha subito replicato, ribadendo le sue valutazioni e le sue riserve sui «criteri settoriali aggiuntivi» che hanno trovato riscontro ora nelle pronunce
del Tar.
Sulla stessa linea, in una lunga lettera inviata a Repubblicae intitolata L’Università svilita, interviene un altro autorevole cattedratico come Davide Messinetti, già professore ordinario di Diritto civile all’Università di Firenze. A suo giudizio, i risultati di questa prima tornata della procedura per l’abilitazione nazionale «appaiono in quasi tutti i settori scientifici e disciplinari a dir poco sconcertanti». E per quanto riguarda il Diritto privato, lui stesso li definisce anche «vergognosi», riferendo un’opinione pressoché unanime dei suo colleghi. «Auspico – conclude Messinetti - che il nuovo ministro della Università voglia prendere iniziative concrete e urgenti contro questa orrenda visione, annullando in autotutela gli atti del concorso e rimuovere l’operatività di questa commissione che si è resa responsabile di tanto scempio».​


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