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L’università alla conquista degli studenti

Negli atenei italiani ed europei si teme un calo di matricole a causa della crisi economica da pandemia. Dalla Francia al Regno Unito, dalla Spagna al nostro Paese si offrono didattica mista (in aula e online), tasse congelate e misure di sicurezza

02/09/2020
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la Repubblica

Ilaria Venturi

"Cambridge è diventata la prima università a stabilire misure per tutto il 2020/21 annunciando che trasferirà tutte le lezioni frontali online sino all’estate prossima», scriveva The Guardian g ià prima dell’estate. Un annuncio che ha fatto presto il giro del mondo accademico, così come quando è arrivata la decisione della blasonata Harvard: tutti i corsi online. La via più drastica. Come ripartire in tempi di Covid? A quali costi? È il rebus che devono risolvere tutte le università in apertura del nuovo semestre autunnale. Inevitabile che questo sia un anno particolare, in emergenza, e che gli stessi studenti abbiano bisogno di orientarsi non solo nella scelta dei corsi, ma anche rispetto alla loro ripresa. Lezioni, esami e lauree in presenza o di nuovo, come nei mesi di lockdown, a distanza? Con quali norme di sicurezza nel ritorno in aula?

In Europa le università hanno fatto scelte diverse. Gli atenei spagnoli – riporta Euractiv – sono orientati all’insegnamento "misto" anche per non perdere i circa 130mila iscritti stranieri. La Carlos III di Madrid ha deciso che gli studenti seguiranno le lezioni per metà in aula e per l’altra metà a distanza, in sincrono. L’università di Leiden nei Paesi Bassi indica l’opzione delle lezioni online. In Francia la propensione è al ritorno nelle aule, senza escludere la didattica a distanza. La Sorbona promette misure di sostegno allo studio, l’École Polytechnique di Parigi scrive ai suoi studenti: «Favoriremo il faccia a faccia, senza vietare l’utilizzo di lezioni da remoto se i vincoli sanitari lo renderanno necessario ». La ministra Frédérique Vidal ha annunciato nel frattempo il congelamento dell’importo delle tasse universitarie, pasti in mensa a un euro e la rivalutazione delle borse di studio.

Il timore per le università italiane (condiviso a livello internazionale) è di un nuovo crollo delle matricole dopo quello già vissuto con la crisi economica e finanziaria del 2008. Allora, dodici anni fa, il tonfo fu da subito di un meno 4%, mentre la riduzione fu di circa 25mila neoiscritti nel giro di sei anni. Poi la faticosa ripresa, cominciata con un più 0,4% nel 2014/2015. Il rischio da scongiurare è quello di un non ritorno dei fuorisede nelle città universitarie, del calo degli immatricolati stranieri – che accomuna tutti, penalizzando università come quelle inglesi che più attirano studenti internazionali – e soprattutto di un rinvio o abbandono degli studi non più sostenibili per le famiglie dove si è perso il lavoro. Dopo i primi dati sulle preiscrizioni e le adesioni ai corsi a numero programmato già raccolte in alcuni atenei, il ministro all’università Gaetano Manfredi dice: «Il crollo non ci sarà, sono moderatamente fiducioso ».

Per scongiurare la crisi delle immatricolazioni la soglia della no tax area, introdotta per garantire gli studi gratuiti a chi aveva un Isee che non superava i 13mila euro, è stata alzata a 20mila. Per il diritto allo studio sono stati stanziati nel decreto Rilancio 290 milioni. La scelta delle università italiane è stata quella di un ritorno in aula a metà da settembre: si chiama didattica mista, con lezioni in presenza e connessi da casa, sistemi di prenotazioni delle aule che avranno posti almeno dimezzati per garantire il distanzi amento, interventi registrati dei professori per chi sta all’estero ed è svantaggiato dal fuso orario che lo costringerebbe a seguire i corsi online di notte. Tutti in presenza, o quasi, gli esami e i laboratori. Il senso è quello di riportare comunque gli studenti negli atenei garantendo però le lezioni anche a chi non riesce, dunque a tutti. Una sfida.

A Padova, come spiega il rettore nell’intervista a fianco, è stato varato un pacchetto di aiuti da 15 milioni; si sono ampliati gli spazi, con 1.938 posti in più. Così a ottobre il 5% degli insegnamenti (143 corsi) ripartirà interamente in presenza, mentre il 79% dei corsi (2.261) sarà garantito con la didattica mista, in aula e da distanza, con una parte di lezioni in sincrono. Il 16% dei corsi (452) sarà solo online.

Come si rientrerà a studiare in università? Con la mascherina obbligatoria per tutto il tempo di permanenza nelle strutture didattiche. Gli studenti non potranno abbassarla nemmeno durante la lezione, lo potrà fare il professore mentre spiega. E poi aule sanificate ogni giorno, gel disinfettante all’entrata, il distanziamento di un metro (posti distanziati a lezione), percorsi dedicati per evitare assembramenti. E un appello su tutti: avere comportamenti responsabili. Se si hanno sintomi di infezioni respiratorie acute (febbre, tosse, raffreddore) bisogna rimanere a casa. Prove di convivenza con il Coronavirus. Sognando i tempi dell’Erasmus e gli anni più belli della vita universitaria, dentro e fuori dalle aule.