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L'Unità-Resistere si può, si deve

Resistere si può, si deve di Antonio Padellaro Oggi in Italia, con questa maggioranza, e con questo presidente del Consiglio, fare l'opposizione oltre che un compito improbo sta diventando treme...

21/04/2002
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l'Unità

Resistere si può, si deve
di Antonio Padellaro

Oggi in Italia, con questa maggioranza, e con questo presidente del Consiglio, fare l'opposizione oltre che un compito improbo sta diventando tremendamente rischioso. Prendiamo l'aereo che si è schiantato contro il grattacielo Pirelli. Diciamo la verità, quei lunghi minuti sospesi sul dilemma, incidente o terrorismo, insieme all'orrore per le povere vittime ci hanno fatto immaginare i più cupi scenari nel caso la versione dell'attentato, l'incubo delle Twin Towers a Milano, fosse risultata quella vera. Chi ci avrebbe salvato, allora, dal linguaggio violentissimo di Berlusconi, dai suoi pretoriani ululanti, dalla rinnovata campagna di odio, già assaggiata dopo il delitto Biagi, contro i cittadini del Palavobis, contro i girotondi, contro i sindacati che non cedono sull'articolo 18, contro tutti coloro che non chinano la testa, che osano scrivere, parlare, manifestare non a favore del governo?
Poniamo il caso che alla guida dell'Air Commander ci fosse stato, non un signore dalla innocua identità (fino alle 17,47 di giovedì) bensì il pilota "misterioso" che ha dato alla "Padania" la feroce e illusoria speranza di un legame con gli attentatori dell'11 settembre. Un qualcuno, insomma, riconducibile a un qualcosa di sospetto, per il colore della pelle un po' più scuro o per un lontano cugino gruppettaro. Chi avrebbe frenato, allora, quanti non vedono l'ora di scatenarsi nella caccia al dissenso, quanti sognano una notte dei cristalli in cui mandare definitivamente in frantumi ogni traccia di concordia e di tolleranza nel Paese? Quando, l'altro ieri, il presidente del Senato, Pera, si è prodotto nell'incauto annnuncio: "È un attentato terroristico", abbiamo pensato a una gigantesca gaffe, imbarazzante ma giustificata dall'emozione del momento.
Soltanto poche ore dopo, però, la seconda autorità dello Stato ha detto qualcosa di molto più netto e di molto più grave. Aveva avuto tutto il tempo per pensarci. Lì, abbiamo capito che l'improvvido annuncio di Pera, nell'aula di palazzo Madama, mascherava, voce dal sen fuggita, un'acre, insopprimibile desiderio di vendetta. Finire demonizzata da una bomba collocata da mano ignota, da quattro colpi di pistola col marchio della stella a cinque punte, dalle iniziative criminali del primo pazzo o provocatore che passa, dalla destra che usa il pericolo terrorismo per zittire gli avversari: questo è il rischio quotidiano che corrono coloro che si oppongono nel Parlamento e nelle piazze. Teniamone conto.
C'è un altro problema. Meno drammatico, più politico. Nasce da una domanda: come rendere più incisiva e convincente l'opposizione dell'Ulivo? Qualcuno dice: con l'ostruzionismo parlamentare. Altri, di fronte, alle liste di proscrizione del presidente del Consiglio, all'ordine impartito di cacciare Biagi, Santoro, Luttazzi, chiedono le immediate dimissioni dei consiglieri di minoranza Rai, Zanda e Donzelli, umiliati e offesi dall'arroganza del premier. Ma chi non è d'accordo con questa linea, diciamo così, aventiniana, replica: diteci per quanto tempo, ricorrendo a tutti gli espedienti regolamentari, possiamo intralciare l'approvazione di un provvedimento governativo particolarmente indecente? Per un giorno? Per due giorni? E poi,il terzo giorno, che facciamo? La stessa obiezione viene usata contro il partito delle dimissioni. Chiediamo pure ai nostri due consiglieri Rai di andarsene sbattendo la porta. Un gesto sicuramente di grande effetto. Peccato che il giorno dopo al posto loro ci saranno due uomini della destra e così avremo un Cda completamente appiattito su Berlusconi. E a noi resterà un pugno di mosche in mano. Bella soddisfazione davvero.
Entrambe le posizioni hanno una loro dignità politica. Ma è la natura dell'avversario che fa apparire, oggi, più convincenti le ragioni del partito del giorno dopo. Contro una maggioranza normale, contro un governo normale, la minaccia delle dimissioni da un organismo istituzionale (la Rai come servizio pubblico lo è) esprime una forte carica morale di dissuasione. Un premier normale, interessato a mantenere un dialogo con l'opposizione ne terrà conto, cercherà una mediazione, un compromesso. Ma Berlusconi non è un premier normale. Lui e la sua maggioranza si fanno beffe dell'opposizione, si comportano come i padroni del paese, dicono: o con noi o contro di noi. È vero, gli spazi del centrosinistra sono ridotti, ma esistono. Non ha torto il consigliere Donzelli quando afferma: meglio restare e vigilare. Non ha torto il consigliere Zanda quando propone un potenziamento del Tg3 per farne una testata come Tg1 e Tg2. Nell'intervista all'"Unità" di ieri, il presidente della Vigilanza Rai, Petruccioli, annuncia una vigorosa battaglia di libertà contro i diktat del presidente-padrone. Resistere si può. Si deve.


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