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L'Unità on line-Quattro giorni incatenati e alla fine un primo successo: più spazio agli studenti

Quattro giorni incatenati e alla fine un primo successo: più spazio agli studenti di Andrea Carugati ROMA. Durante la notte Pablo, che è cileno, ha letto ad alta voce in spagnolo poesie di N...

05/12/2001
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l'Unità

Quattro giorni incatenati e alla fine un primo successo: più spazio agli studenti
di Andrea Carugati

ROMA. Durante la notte Pablo, che è cileno, ha letto ad alta voce in spagnolo poesie di Neruda, le Odi Elementari. Qualcuno ha comprato nelle bancarelle a fianco anche dei racconti di Poe e I fiori del male di Baudelaire. Attorno a Pablo, incatenati sul marciapiede davanti al ministero dell'Istruzione, c'erano Diego, Andrea, Francesco, Mariapaola, Valeria. Tutti del Liceo Manara di Roma, nascosti sotto le coperte e i sacchi a pelo. Appiccicati l'uno all'altro, per proteggersi dal freddo pungente della notte. "Ci scaldava il calore che sentivamo dentro. Il fatto di sentirci più uniti che mai" dice Pablo, con lo sguardo scuro da combattente. "Moltissime persone, per lo più sconosciuti, si sono fermate, ci hanno espresso solidarietà e ci hanno offerto biscotti, cornetti caldi, caffè, thè, vino" racconta Andrea. "Erano ragazzi, anziani, gente che usciva dal cinema o era venuta a farsi una pizza a Trastevere". "Non ho mai mangiato così tanto" sorride Valeria. E poi c'erano una chitarra, dei tamburi e un piccolo stereo: Beatles, Eagles, Manu Chao, Bob Marley, De Andrè, Doors. Per molti di loro era la quarta notte all'aperto. Tre notti incatenati al cancello del Liceo e la quarta sul marciapiede davanti al ministero dell'Istruzione. Senza sciogliere le catene nemmeno quando tentatavano di prendere sonno. "Tanto erano larghe" spiega Mariapaola.
"Con questa riforma degli organi collegiali la componente studentesca scomparirà" dice Andrea, con la voce che torna seria. "Negli anni scorsi - ammette - si era perso l'interesse per questi spazi. Ma adesso mi sembra che si stia capendo quanta importanza hanno. Tagliare le gambe agli studenti con questa riforma è una cosa gravissima: se si mina l'apparato democratico della scuola, poi il passo è breve per arrivare ad altre forme di democrazia che potrebbero essere limitate o costrette".
Appesi al muretto, insieme ad altri cartelloni di protesta, ci sono la proposta di riforma del governo e quella dell'Ulivo. Andrea le indica, cerca con la mano i punti più importanti: "La proposta di legge dell'Ulivo non era perfetta, ma garantiva degli spazi democratici e un ugual numero di rappresentanti per tutti gli istituti. La proposta del governo manca di democrazia: crea grandi differenze tra un'istituto e l'altro e questo è inaccettabile. Non credo che sia un testo migliorabile, perchè l'impostazione è molto netta".
Certo, c'è un problema di organizzazione e di rappresentanza tra i ragazzi del 2001. Che va molto oltre il semplice orgoglio di appartenenza al singolo istituto. Ma riguarda tutta la complessità di un movimento che nasce dal basso, da tante singole iniziative, e che fa fatica a trovare un modo di organizzarsi unitario. Anche solo su scala cittadina. La volontà e l'entusiasmo non mancano, le difficoltà neppure. I ragazzi raccontano di chilometri macinati in motorino per portare cartelloni e documenti nelle altre scuole, di numeri di telefono da trovare, di alcuni del Morgagni e del Kennedy che sono rimasti con loro fino alle quattro di notte. Ma Francesco scuote la testa: "Abbiamo un mezzo come Internet e non lo sfruttiamo in tutta la sua potenzialità". Anche sullo strumento dell'occupazione emergono alcune perplessità, qualcuno lo considera superato. Ma su un punto sembrano tutti d'accordo: "Non ci piacciono i confronti sprezzanti con le altre generazioni, ad esempio col '#8216;68" spiega Valeria. "Non è vero che noi non abbiamo niente di nuovo da dire e che vogliamo solo saltare le lezioni. Certo, i motivi della nostra protesta possono sembrare piccoli rispetto alla guerra del Vietnam, ma non è giusto svalorizzare. Perchè è la nostra vita".
Verso le 13.30 arriva una notizia che mette in agitazione il gruppo. Il vice capo di gabinetto del ministero Bruno Pagnani ha accettato di incontrarli, subito. Qualcuno dice che è meglio non andare. Andrea prende le redini della situazione: "È inutile che gli parliamo dei massimi sistemi, per farci dare un buffetto sulla guancia. Bisogna chiedere qualcosa di concreto e realizzabile. Ad esempio una maggiore informazione sul testo di riforma degli organi collegiali. Perchè è troppo facile dire è su Internet: il punto è che non è semplice capire il linguaggio di un testo di legge, accorgersi di cosa cambierà davvero". Andrea, Diego e Pablo salgono le scale del ministero. Dopo tre quarti d'ora scendono, con l'aria soddisfatta. "Il dottor Pagnani si è detto disponibile a trasferire le nostre critiche al ministro e ci ha garantito che la bozza sarà modificata nel senso di una maggiore rappresentatività degli studenti. Gli abbiamo proposto di attrezzare tutte le 100 consulte provinciali con un computer connesso a Internet, in modo che le informazioni possano arrivare tempestivamente. Ci ha anche assicurato che i tempi saranno brevi, al massimo entro l'inizio dell'anno prossimo".
Insomma, pensate che vi ascolteranno? "Si, o almeno speriamo. Ma non si illudano: la nostra protesta non si ferma".


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