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l'Unità on line:Ore dieci, lezione di 'scuola pubblica'.

Adesioni altissime alla giornata di lotta per difendere la scuola pubblica di Mariagrazia Gerina ROMA. Ore dieci, lezione di 'scuola pubblica'. Sciopero generale contro la Finanziaria. Sciopera...

12/11/2001
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l'Unità

Adesioni altissime alla giornata di lotta per difendere la scuola pubblica
di Mariagrazia Gerina

ROMA. Ore dieci, lezione di 'scuola pubblica'. Sciopero generale contro la Finanziaria. Scioperano gli insegnanti, scioperano i bidelli, i segretari e anche i presidi. Delle 10.800 scuole della repubblica, quasi un quarto sono chiuse (2.347). Adesione altissima alla mobilitazione decisa dalla Cgil e da Unicobas, insieme a Gilda. Metà della scuola si ferma. Metà della scuola è in sciopero (esattamente il 45%) e l'altra resta perplessa in classe, ma a due mesi dall'avvio dell'anno scolastico, la tensione è alta ovunque, tra gli insegnanti e tra gli studenti. E mentre Massimo Di Menna della Uil chiede di rilanciare l'azione unitaria (Cisl e Uil non hanno aderito alla protesta perché soddisfatti delle modifiche introdotte in Finanziaria), Enrico Panini della Cgil Scuola rilancia: "Questa manifestazione non sarà l'unica. E visto che il governo sembra sordo alle nostre richieste, andremo avanti così". "Oggi siamo tanti", dice Stefano D'Errico degli Unicobas, "E una partecipazione così larga che creerà problemi a questo governo". "Stiamo difendendo i fondamentali della scuola", spiega Panini, "la sua natura pubblica". Perciò nelle tante città dove si snodano cortei e manifestazioni davanti alle direzioni scolastiche regionali, accanto agli insegnanti ci sono un po' ovunque anche gli studenti. Oggi davvero la lezione si sposta in piazza. Tema: difesa della scuola pubblica. Si spiega con tanto di testo della Finanziaria alla mano (e anche rileggere la Costituzione aiuterebbe), dove si legge: che per la scuola non ci sono abbastanza risorse; che gli standard europei si allontanano e i fondi stanziati bastano appena per aggiungere in busta paga 60mila lire (per gli insegnanti, perché di aumenti di stipendio per il resto del personale non si parla nemmeno); che l'obiettivo è tagliare 35mila cattedre (e l'operazione 60mila assunzioni allora che senso aveva?); che gli insegnanti lavorano troppo poco e quindi devono lavorare di più e solo così, con gli straordinari (fino a 24 ore di lezione a settimana) potranno guadagnarsi un 'aumento' che aumento non è; che non ci sono soldi per pagare chi fa le pulizie e chi fa assistenza all'handicap (i servizi ausiliari saranno perciò dati in appalto a ditte esterne); che la scuola dell'autonomia non avrà strumenti per funzionare e studenti e insegnanti saranno schiacciati sulle tradizionali ore di lezione.
Oggi invece scuola si fa così, con cifre e slogan alla mano. Un appuntamento nazionale non c'è per la prima giornata di sciopero dell'autunno. Quello romano è davanti al ministero della fu 'pubblica' istruzione. Poche centinaia di insegnanti, all'inizio, ma la folla cresce durante la mattina, anche sotto la pioggia. L'ospite d'onore si fa attendere un po'. Poi, arriva: annunciata da tamburi e tamburelli, vestita a lutto, con tanto di veletta, piange la scuola laica e aperta a tutti che non c'è più. "Siamo in lutto, sì", spiega un signore che la accompagna con corona listata di viola (sopra c'è scritto "colpa di Letizia"), "ma se celebriamo questa beffa è per esorcizzare un funerale che non ci sarà". È un insegnante, ovviamente, come la vedova, Rosalba Cecere dal liceo classico di Castellammare. Il gruppo napoletano porta un po' di folclore. Attorno sguardi divertiti e giaculatorie scritte sui cartelloni improvvisati, "Ave Moratti, fonte di guai". "Ave Letizia, che tu sia benedetta dalla Cei".
Letizia Moratti deprime la scuola e accende la fantasia degli insegnanti, che la vedono 'squala', anzi 'berlusquala', versione sirenetta con sorriso appuntito, 'il sorriso che privatizza'. In una vignetta distesa sulle onde sta per divorarsi una scuola-piccola-isola tra le onde in tempesta. Immancabile la versione Moratti cattivik - la Morattik: donna-manager tendente al sado-maso, cinta di cuoio tiene al guinzaglio gli impiegati-insegnanti che in mano hanno invece del codice deontologico un manuale di sopravvivenza. Moratti matrigna che 'partorisce buoni scuola' o dea dai seni poco generosi con la scuola pubblica, ma addirittura ubertosi per la privata. 'Svendo scuola pubblica', 'partorisco buoni scuola'. Il tema è quello: ci sono figli e figliastri. E la scuola pubblica è a rischio. Variato in tanti modi. E inevitabilmente mescolato al tema del momento, la guerra. "Insegniamo la cultura. Contro la violenza, il terrorismo e la guerra", sventola uno striscione davanti a Viale Trastevere. Più ironicamente, il gruppo napoletano interpreta così il binomio guerra-finanziaria: "Alla guerra van compatti sia Martino che Moratti: lui bombarda i talebani, lei la scuola del domani. Povera scuola oilì! Povera scuola oilà!".
Scanzonata, ma anche preoccupata e arrabbiata, la risposta alla Moratti ieri gli insegnanti l'hanno data così. L'altro giorno, alla vigilia dello sciopero, il ministro aveva indirizzato ai "Cari docenti" una lettera, per dire che sono imminenti gli 'Stati Generali' della scuola. "Vorrà dire che noi scriveremo le nostre rimostranze, i nostri Cahiers de doléances'. E francesismo per francesismo tra i manifestanti davanti al ministero c'è anche un signore che al collo porta appeso il frontespizio dell''Encyclopedie', la Bibbia degli illuministi. "Mi attrezzo per difendere i valori della laicità".