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L'Unità-Accordo fra governo e sindacati sui contratti pubblici

Accordo fra governo e sindacati sui contratti pubblici, un aumento di 100 euro di red. ROMA Uno spettro ha convinto il governo a fare marcia indietro. Lo spettro dello sciopero proclamato da tutt...

06/02/2002
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l'Unità

Accordo fra governo e sindacati sui contratti pubblici, un aumento di 100 euro
di red.

ROMA Uno spettro ha convinto il governo a fare marcia indietro. Lo spettro dello sciopero proclamato da tutti i sindacati, con una manifestazione che avrebbe portato in piazza centinaia di migliaia di pubblici dipendenti contro Berlusconi. Uno scontro da evitare. E così l'altra notte il vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini e il ministro della Funzione Pubblica Franco Frattini sono scesi a più miti consigli riconoscendo ai sindacati le loro ragioni, l'accordo si è raggiunto, lo sciopero è stato revocato. Il governo ha accettato che si confermasse la politica dei redditi dettata dal patto sociale del 1993, basato sulla difesa del potere d'acquisto dei salari e sulla redistribuzione della maggiore produttività. Ha restituito alla contrattazione materie che stavano per uscirne. Ha confermato le riforme della pubblica amministrazione realizzate dal centro-sinistra. Tutto ciò significa che il governo dovrà riscrivere o emendare una serie di provvedimenti che ha già avviato, ad esempio quello sulla dirigenza, sui Beni culturali, sul personale infermieristico.
Ma soprattutto Fini e Frattini hanno dovuto riconoscere ai pubblici dipendenti gli aumenti retributivi che spettavano, mollando altri 702 milioni di euro (1.360 miliardi di lire) sugli stanziamenti già previsti nella Finanziaria. Il governo aveva infatti previsto poco più di 3 miliardi di euro ammettendo aumenti del solo 4,52% per adeguare le retribuzioni pubbliche. Il sindacato chiedeva il 6%, ci si è accordati sul 5,56%. Per uno statale di quinto livello significano circa 100,7 euro in più al mese (195.000 lire), per un insegnante 108,9 euro (211.000 lire) avendo una base di calcolo più elevata. Sono cifre approssimative, variabili per via degli incentivi alla produttività e con la contrattazione di comparto. Gli aumenti si applicano infatti su tre fattori contrattuali: l'inflazione programmata (3%), la contrattazione integrativa della produttività e il conguaglio dell'inflazione reale ruspetto a quella programmata.
Diciamo subito che, in relazione agli stanziamenti della Finanziaria, l'accordo riguarda direttamente circa 1,7 milioni di Statali, dipendenti della Scuola, dei Vigili del Fuoco, della Polizia e Forze Armate, delle ambasciate. Inoltre si tratta di un accordo quadro - per quanto molto consistente - per la stagione contrattuale 2002-2005, che andrà concretizzato nei contratti collettivi di ciascun comparto. Ma indirettamente ricadrà su altrettanti pubblici dipendenti (per un totale di circa 3,5 milioni) del Parastato, Sanità, Enti Locali, Università, Ricerca: ognuna di queste amministrazioni autonome avrà come punto di riferimento per i rinnovi contrattuali l'accordo sul 5,56% della notte scorsa.
Il governo si è dunque impegnato a reperire 702 milioni di euro in più. Come? E qui nasce un piccolo giallo. "Li stanzieremo nella prossima Finanziaria", azzarda il ministro dell'Economia Giulio Tremonti lasciando ad intendere che per quest'anno gli statali dovranno accontentarsi. La reazione dei sindacati non si fa attendere: "Siamo pronti a ripristinare lo sciopero del 15 febbraio", avverte Guglielmo Epifani della Cgil. Tremonti capisce che non è aria e si corregge: le risorse ci saranno "in corso d'anno".
Con questo accordo si ammorbidisce la posizione dei sindacati sulla libertà di licenziamento, sul taglio dei contributi previdenziali, sulla riforma fiscale a favore dei ricchi? Nessuno scambio, dicono all'unisono Cgil Cisl Uil. "Sugli altri aspetti del confronto la nostra posizione non cambia - afferma il segretario della Cisl Savino Pezzotta - siamo sempre interessati a qualsiasi tavolo di discussione, lo valuteremo quando si aprirà". Per il suo collega della Uil Antonio Foccillo la palla è in mano al governo, ammesso che sul contenzioso voglia far marcia indietro come per il pubblico impiego. Invece per il ministro delle Attività Produttive Antonio Marzano il "fortissimo" impegno finanziario che l'accordo comporta è un "segno di attenzione" per i sindacati che dovrebbero dimostrare la stessa disponibilità del governo al dialogo sul resto delle questioni sociali a partire dall'art. 18 dello Statuto dei lavoratori.
Il presidente della Confindustria Antonio D'Amato, che pure si trova con la riaffermazione del Patto sociale del 1993, segnalando che si è dato agli statali più dell'inflazione programmata avverte di non essere disposto a "scambi impropri" per quanto riguarda l'art. 18.