FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3955467
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » l piccolo Saverio scrive al presidente Mattarella «Perché dovrebbero riaprire le aziende e le nostre scuole no?»

l piccolo Saverio scrive al presidente Mattarella «Perché dovrebbero riaprire le aziende e le nostre scuole no?»

Se i genitori vanno a lavorare e non possiamo stare con i nonni, dove si sta?

19/04/2020
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

Myrta Merlino

«C aro presidente Mattarella, perché dovrebbero riaprire le aziende e le scuole no? Se i genitori vanno a lavorare e non possiamo stare con i nonni, dove si sta?».

La gigantesca buca delle lettere che abbiamo aperto con i nostri telespettatori mi sputa in faccia storie in continuazione. L’altra mattina è sbucato lui, Saverio, sette anni.

Due ore dopo, il secondo titolo della homepage del Corriere: «Ma come si fa a rientrare al lavoro con scuole e asili chiusi e nonni in quarantena?». E allora mi chiedo: come è possibile che non ci abbiamo pensato? Bisogna ripartire col lavoro, con la produzione, col Pil ci diciamo in continuazione. E nessuno che faccia due più due: dove vanno i bambini se le scuole sono chiuse e i genitori lavorano?

Allora mi torna in mente Saint-Exupéry: «Gli adulti non capiscono mai niente da soli ed è una noia che i bambini siano sempre eternamente costretti a spiegar loro le cose...».

Oggi, il mio piccolo principe si chiama Saverio. È lui che ha messo in fila i tre fattori cruciali che sono lì davanti ai nostri occhi: lavoro, scuola, nonni. Ma perché siamo così miopi?

Questo stramaledetto virus ha un solo pregio: fa emergere con forza dirompente delle verità che troppo spesso non vogliamo vedere.

Sulla scuola ci ha fatto vedere cosa vuol dire non considerarla un bene essenziale, tenerla ai margini del dibattito pubblico. E i professori, beh, per capire come li consideriamo basta pensare ai loro stipendi...

La scuola pubblica, grande equilibratore sociale, ci ha mostrato come è diseguale l’Italia. A partire dagli studenti che non hanno accesso ai corsi online, circa il 30 per cento. Non è un problema solo italiano: in Francia, proprio per evitare il prolungarsi delle disparità tra gli studenti, Macron vuole ripartire anche dalle scuole.

Da noi, invece, nello schizofrenico dibattito sulla fase 2, di tutto questo non si è parlato. La scuola sembra un universo a sé stante, fuori da qualunque filiera, mentre è proprio nella filiera numero uno: la famiglia, casa nostra.

Eppure, pare che la preoccupazione ce l’abbiano solo i bambini, quegli stessi bambini che abbiamo mortificato in un’incredibile competizione con i cani. Loro sì, possono uscire dal giorno uno, mentre per i nostri figli abbiamo battagliato.

Ma cosa succede quando il welfare scolastico non funziona? Arrivano i nonni. I nostri supereroi che non dovrebbero lasciarci mai. Quei nonni che giorno e notte ingolfano la mia mail, scrivendomi solo e sempre degli altri, dei figli e dei nipoti, e raccontandomi un dolore disperato.

Mara Venier ha pianto in tv alla vista di Claudietto, il suo nipotino che la salutava in un video. E nelle lacrime di Mara ci sono quelle di tutti i nonni italiani, chiusi in casa a distanza di sicurezza dalla luce dei loro occhi.

«Mia nonna è volata via per colpa di questo virus — mi scrive Caterina da Foggia — e io, precipitata in un dolore indicibile, non so neanche come definirmi».

Perché è così, si è orfani di padre e di madre, ma non si è orfani di nonni e di nonne. Una distrazione linguistica che la dice lunga su quanto questa figura cruciale per la crescita di tutti noi venga colpevolmente sottovalutata.

Bambini e nonni, accomunati da una linea d’ombra. Bambini e nonni che popolano le nostre case. Bambini e nonni che secondo la virologa Ilaria Capua non potranno più stare insieme come prima. Ma come è possibile? Bambini che sono la speranza del futuro e nonni che sono la memoria del passato. In mezzo noi, generazione spaventata e confusa, resa ancora più fragile dall’emergenza. E allora la domanda è: chi pagherà il conto? Le mamme che resteranno a casa?

Ecco l’altro convitato di pietra di questa amara riflessione: Saverio parla dei suoi genitori, eppure ognuna di noi sa bene che quando c’è da sacrificarsi la scelta è quasi sempre obbligata. Sono le donne a fare un passo indietro. Scuola, bambini, nonni, donne. La forza di un Paese che non si può ignorare, neanche di fronte alla macabra contabilità dei morti e alla forza spietata di quel meno 9,1 per cento di Pil previsto quest’anno.