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L'organico dell'autonomia? Una vecchia storia

Sulla scuola si percorrono sempre le stesse strade, nonostante i fallimenti

14/04/2015
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ItaliaOggi

 di Alessandra Cenerini presidente nazionale Adi 
 

È drammatica l'italica coazione a ripetere nei provvedimenti legislativi sulla scuola. Nonostante i manifesti fallimenti, si ripercorrono sempre le stesse strade. È ciò che Sabino Cassese indica come «l'inesorabile tragedia della perseveranza storica».

Nel disegno di legge di riforma della scuola, l'Organico dell'autonomia ripropone – solo con qualche aggiornamento nella fraseologia - la legge 270 del 1982, che con i suoi 75 articoli, inventò le Dotazioni organiche aggiuntive (DOA) e stabilizzò in ruolo 85.000 insegnanti «anche a prescindere dalla disponibilità nei relativi organici».

Le finalità delle DOA erano le medesime di oggi. Dopo dieci anni scomparvero e il precariato continuò a trionfare. La stessa triste sorte è toccata alle norme che hanno affidato il superamento del precariato alla periodicità biennale o triennale dei concorsi nazionali, dalla L. 124/1999 alla Finanziaria 2007 fino all'attuale disegno di legge.

E allora basta. Convinciamoci una volta per tutte che il precariato, invenzione tipicamente italiana volta al risparmio, non può essere risolto né con concorsi nazionali, né perseverando con la raccolta punti delle supplenze. Occorre raffreddare la pressione sul mercato del lavoro e portare l'insegnamento alla normalità. A questo fine l'ADI propone:1) una rigorosa programmazione degli organici e una severa selezione nella formazione iniziale, che è il vero momento dell'individuazione del merito, come ci indica l'esperienza di altri Paesi, in primis la Finlandia; 2) l'istituzione dell'albo regionale degli abilitati, con suddivisioni territoriali, come unico bacino per le assunzioni a tempo determinato e a tempo indeterminato, da attuare attraverso procedure concorsuali; 3) i concorsi devono essere annuali ( come in Francia) o comunque ogni qual volta ce ne sia bisogno; 4) tutti gli incaricati abilitati a tempo determinato diventano di ruolo dopo max tre anni di permanenza nella stessa scuola su posto vacante e disponibile; 5) esclusione di qualsiasi graduatoria con raccolta punti, 6) nessuna differenziazione retributiva fra incaricati a tempo determinato e a tempo indeterminato; 7) progressione di anzianità in massimo 15 anni per tutti i nuovi assunti e, a regime, nessuna ricostruzione di carriera, istituto collegato a un precariato illimitato; 8) assunzione di un orario di lavoro, nella secondaria, che copra tutte le esigenze contingenti e gli spezzoni, al fine di evitare la proliferazione delle supplenze e dare stabilità agli organici.

Contestualmente, se si vuole che la scuola funzioni, va creata una leadership intermedia, che non si può continuare a contrabbandare con lo staff del preside. Si tratta di nuove figure professionali debitamente formate e selezionate con procedure concorsuali, a cui attribuire stabili posizioni retributive. In nessun altro sistema scolastico europeo c'è una tale pochezza di figure professionali come in quello italiano.


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